varie, 25 marzo 2006
MISSERVILLE
MISSERVILLE Romano Ceccano (Frosinone) 20 aprile 1934. Politico. Prima del Msi poi di An. «[...] fondò la sua lista per opporsi al finanziamento pubblico [...] ”Allora Fini [...] mi cacciò dal partito perchè ero contro” [...]» (Attilio Giordano, ”Il Venerdì” 8/1/1999) • «Francesco Cossiga che per fatti suoi preferisce ”i comunisti di Cossutta ai fascisti di Fini”, di Romano Misserville, senatore passato all’Udr, non può certo lamentarsene perché questo strepitoso omone dalle fattezze ciociare, è certamente ”un fascista”, però è ”un fascista di Cossiga”, e tanto basti. Ed è uno che - si badi bene - non ha avuto mai bisogno di riasciacquare la propria sciarpa littoria nelle terme di Fiuggi avendo a suo tempo certificato un’unica abiura: la famiglia. [...] in una serata trascorsa davanti al presepio, riferì in famiglia di apprezzare tanto Saddam Hussein per via ”di quella santa abitudine di ammazzare i generi”. [...] Nel maggio del 1998 [...] schierò una lista udierrina a Ceccano in contrapposizione alla figlia adorata, Fiammetta, capolista di An ma soprattutto titolare del ”genero” in questione, Biagio Cacciola, un raffinato teologo molto molto politico ma forse molto molto concorrente (anche se molto molto rispettoso delle gerarchie familiari) in quella strada impervia che è la carriera elettorale. Quasi un dramma borghese in un interno di famiglia fascista. Dovettero aggiornare le fotografie per i manifesti elettorali. In una c’era il suocero, in una c’era il genero, dappertutto spuntavano Almirante e Fini. Fu una fatica. Ancora nel maggio ”98, capolista di quella macchina antielettorale che è l’Udr, Misserville raccoglie a Frosinone solo 27 voti di preferenza. Ed è un dispiacere terribile per Stefano Gizzi, fedelissimo misservilliano, strambo cattolico tradizionalista strabico. Ma fu un dispiacere di tristezza per Roberto Pittiglio, il vecchio segretario del Msi che anche se non lo ha seguito ricorda ancora di quella volta quando all’abbazia cistercense di Casamari, durante una visita dell’allora presidente della Repubblica, si presentarono con un piccone infiocchettato in un nastro tricolore. Un dolore anche per Gerardo Bastone, un altro che non l’ha seguito, un bel tipo con i baffi rossi. Loro due sono personaggi della generosità, sagome di provincia. Il primo si candidò chiedendo assolutamente il numero 33 in lista non perché fosse un massone ma per via di una trovata che riteneva eccellente nella propaganda. Se ne andava in giro, fermava le persone, le auscultava e ordinava perentorio: ”Dica trentatrè!, voti il trentatrè!”. Il secondo, che aveva una bella presenza, veniva spacciato simpaticamente da Misservile stesso per ”un chiarissimo psicoanalista”. Bastone non sapeva di questo scherzo e non riusciva a capire perché mai tutti gli impiegati del Senato gli raccontassero ”i loro problemi di depressione”. Era la stagione allegra, spavalda, squadrista. Una stagione deliziosa per narcisi situazionisti. Misserville che adesso è ”un fascista di Cossiga”, è infatti un grande situazionista. Adora piroettare, è un istrione, un perfetto sciupafemmine, un esteta del bel gesto. Come il generoso Achille Starace è ”un cultore del sussulto”. Adora le donne e i cavalli e tutto ciò che porta movimento. Ovviamente è un avvocato. Pur arrochito nella voce, è un avvocato che la mitologia del Foro descrive come ”vibrante”. Inesauribile vulcano del frusinate, Misserville sforna idee e serate per restituire centralità alla campagna dell’Urbe. Nel 1987, non senza consultare Giulio Andreotti, si affaccendò per dare a Rodolfo Graziani un museo ad Affile. Sempre con Andreotti, suo compagno di pomeriggi alle Capannelle, organizzò a Fiuggi il processo a Bonifacio VIII. [...] Misserville è il più bello esemplare dell’antropologia fascistica. Granitico, come protopicconatore dei tempi andati, sembra piuttosto un centurione di quelli degli albi di Asterix [...]» (P.B, ”Il Foglio” 28/10/1998).