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 2002  febbraio 20 Mercoledì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 27 MARZO 2006

Da giovedì, finalmente, sappiamo di che parla Il caimano, nuovo film di Nanni Moretti. Tullio Kezich. «Se fra un mese avremo il governo della sinistra avanzo fin d’ora al presidente Prodi la modesta proposta di affidare la direzione dei servizi segreti a Nanni Moretti. Impossibile trovare un ”secretante” più bravo del cineasta che per un anno è riuscito a non far trapelare nulla del suo film». [1]

Il film parla di un produttore di trash movies che ha difficoltà a realizzare un film su Berlusconi. [2] Il primo a dare a Berlusconi del ”caimano” è stato Franco Cordero, «insigne giurista e insolito scrittore» [3]: «Le metafore sono formule condensate: devo definire x e dico y, perché tra i due esiste una similitudine; lo scenario evocato dal segno metaforico illumina aspetti importanti della cosa da dire. Ad esempio ”caimano”, a proposito del quasi dominus d’Italia, il cui sorriso zannuto riempie le icone elettorali: è bestia eminente il coccodrillo, infatti Yaweh lo indica al povero Giobbe come capolavoro del creato; ha squame invulnerabili; sputa fuoco; quando solleva la testa dall’acqua, gli angeli piangono. Leviathan configura una potenza infraumana. Analoghe misure esibisce B.: attraverso l’ipnosi televisiva comanda masse stupefatte; forte dei quarantamila miliardi moltiplicati nei cinque anni al governo, compra tutto quanto sia in vendita, dalle case editrici ai favori giudiziari; s’ingigantisce ripetendo due o tre mosse elementari (agguato, scatto delle mascelle, digestione); la sua forza sta nel non pensare; il pensiero semina dubbi; lui punta diritto alla preda e l’inghiotte. I suoi quadri mentali ignorano l’Altro: siamo bestiame umano; perciò irrompe a testa bassa contro le categorie politiche, morali, estetiche, nella cui sintassi gli animali inciviliti prevengono o regolano i conflitti. Le regole sono prodotti culturali: vuoi chiamare in giudizio Leviathan?; prova, se vi riesci. Così Iddio deride Giobbe». [4]

Di Silvio sullo schermo ne appaiono l’uno dopo l’altro almeno quattro. Kezich: «Il primo è Elio De Capitani in una virtuale messinscena del ”film nel film” intitolato Il caimano, quella che immagina il produttore Silvio Orlando leggendo la sceneggiatura della pellicola. Il numero due è Nanni Moretti, che rifiuta la parte perché sostiene in un’ammiccante autocritica che bisogna fare solo commedie. Il terzo è Michele Placido, un ex-contestatore già militante con Gian Maria Volontè e tuttavia pronto a tirarsi indietro. Il quarto è Berlusconi in persona in alcuni reperti fra i quali l’incredibile intervento all’assemblea del Consiglio d’Europa». [1] Secondo Lietta Tornabuoni «l’interprete più efficace e bravo» è Moretti. [5]

De Capitani è il più simil-Berlusconi: «Il discorso della discesa in campo lo coltivo da tempo. Lo so, è un po’ folle, ma da attore so che un testo dall’interno lo capisci meglio. Recitavo agli amici quel discorso e da lì ho capito molte cose». [6] Placido è «geniale» (Natalia Aspesi). [7] «Trucidissimo» (Mattia Feltri). [8] Moretti dice che ha deciso di interpretare Berlusconi perché «quelle frasi che io dico, che il caimano dice, nel tribunale e in automobile al suo autista, e poi sulle scale esterne del tribunale, penso che quelle frasi dette da me abbiano qualcosa in più. Anche perché io non ho cercato di mimetizzarmi nell’originale ma di portare la mia persona-personalità». [9] Giuliano Ferrara. «Un contributo robusto alla riuscita del film lo dà Berlusconi in persona, nei materiali di repertorio visti in tv dai piccoli italiani che lo subiscono quando parla al Parlamento europeo e quando racconta in tribunale spillette e girocollo in diamanti che regala ai suoi amici per Natale. Lì si vedono due cose: che Berlusconi è il prim’attore senza rivali, e che non è un Caimano, è un Cavaliere». [10]

Interpretare Berlusconi è impossibile. Mario Monicelli: « lui stesso un grande attore. Qualcosa di più e di peggio di una macchietta. Non ci sarebbe riuscito neppure Sordi, che invece sarebbe stato uno strepitoso Bossi; ho sempre sognato di fare un film su Bossi, ma ora non sarebbe rispettoso. Forse soltanto Totò avrebbe potuto impersonare Berlusconi: il Totò futurista del teatro, che in pubblico si atteggia a cialtrone e in casa si muove da principe». [11]

Tutti si domandano: il film sposterà voti? Prodi: «Valuteremo se è utile o dannoso alla campagna elettorale». Marco Travaglio: « un’odiosa idea leninista che un film possa influenzare il voto di qualcuno». Michele Bonatesta (An): «Continuino così, si facciano del male. Il caimano è un film apocalittico sul ”tiranno”, sul ”duce” di Arcore che ci farà guadagnare tantissimi voti» [12] Beppe Fioroni (Margherita): «Rischia di fare danno è intelligenza con il nemico». [13] Curzi: «Lo può vedere anche il cardinal Ruini». [14] Diliberto: «Io, del Caimano, me ne infischio!». [15] Veltroni: «Mi sembra un dibattito surreale». [16] Moretti: «Ma che opinione hanno delle persone, dei cittadini, degli elettori! Un film assolutamente non deve e non può orientare le scelte». [17] Aspesi: «Non si fanno film a fini elettorali, il che sarebbe inutile e sciocco, ma per raccontare delle storie, anche a sfondo politico. Quindi la politica dovrebbe anche in questo caso chiudere l’inutile becco e lasciare al cinema quel che è del cinema». [7]

Si dice: tutto, nel Caimano, è di sinistra. Marcello Sorgi: «Il cinema italiano che riscopre i ”B-movie”, con titoli suggestivi come Cataratte e Maciste contro Freud, come nell’ultima Mostra di Venezia; i soggetti dei film dedicati alla rivisitazione fantascientifica dell’estremismo Anni Settanta; le manie gastronomiche e la passione grand-guignol per gli sprizzi di sangue alla Tarantino. Poi la famiglia in crisi, vera protagonista della storia, con i genitori politically-correct e i bambini nevrotici seguiti dallo psicoanalista e sopraffatti da un outing notturno di mamma e papà; e la coppia di mamme gay, da cui proviene l’autrice della sceneggiatura anti-Berlusconi, che è riuscita a procreare in Olanda». [18] Renato Farina: «Devo confessare, e me ne vergogno un po’, che la parte minimalista mi è piaciuta assai. La rappresentazione delle crisi famigliari, dei gesti di speranza e di delusione intenerisce e fa ridere e piangere. La storia dei bambini che non vedono mai il papà (Silvio Orlando) e lui li accompagna a giocare a calcio, o a montare il Lego; o i figlioletti tristi perché mamma e papà si separano è romanticismo minore, mica male. Ma se gli uomini hanno dei guai nella vita, è una scorciatoia da falsari addebitarla a Berlusconi. Ha inventato molte cose, il Cavaliere. Ma l’infelicità e la tragedia degli uomini c’erano già prima». [19]

Ma sarà vero che siamo tutti berlusconiani, e che lo siamo per colpa sua, come sostiene Moretti? Massimo Gramellini: « una tesi cara agli intellettuali di sinistra, che attribuiscono all’avvento delle emittenti commerciali, con la loro rappresentazione sguaiata e turboconsumista del mondo, la regressione morale dei cittadini. Si tratta però di un pensiero difficile da condividere. Il pubblico in bianco e nero di ”Lascia o raddoppia?” e dei romanzi sceneggiati di Anton Giulio Majano non bramava desideri troppo diversi da quelli che animavano lo spettatore a colori di ”Dallas” e di ”Drive In”. [...] Le tv commerciali e il loro profeta non hanno forgiato un nuovo modello di italiano. Hanno semplicemente convinto quello che già c’era a non vergognarsi più di se stesso. Ad andare orgoglioso della propria ignoranza e dei propri gusti più pacchiani, nel momento in cui la televisione si trasformava da scuola serale a specchio, e cessava di adempiere al suo compito educativo per riflettere con compiacimento i vizi della nazione». [20]

Per riequilibrare la situazione, ci vorrebbe un Nanni Moretti di destra, che avesse fatto un film contro Prodi. Michele Serra: «Ma se almeno la metà dell’energia posta nello stroncare e censurare gli altri, la destra italiana (in senso lato) l’avesse spesa, come dire, per farsi una cultura tutta sua? Invece di chiedere agli altri di scomparire, perché non prova ad apparire lei, e intrattenere lo spettabile pubblico con spettacolini e spettacoloni propri? Sono anni che aspettiamo, noi di sinistra, di poter finalmente sferrare una campagna triviale, tipo Libero, o fichetta, tipo Foglio, contro un Moretti o un Benigni di destra. Dateceli! Ne abbiamo diritto!!». [21]

Siamo di fronte a un’opera riuscita? Kezich: «Direi che sulle prime scene c’è di che restare perplessi: tutto quel parlare di cinema, quel muoversi fra finti film e vere persone dell’ambiente, quel ritrovare registi in prestito (Virzì, Sorrentino, Montaldo, Mazzacurati, Garrone e altri) o attori di nome che si concedono in gustose apparizioni fanno pensare a una faccenda riguardante un mondo di pochi. Vien quasi da dire ”fatti loro” [...] Apparentemente legato a un cinema di commedia gergale, Moretti sconfina volentieri nella metafora grandiosa o minimalista: come quella ricerca nevrotica che i bambini fanno di un’introvabile pezzo del Lego senza il quale non potranno mai essere felici. Se una volta si parlava del ”Lubitsch Touch”, oggi è lecito parlare del ”tocco morettiano”». [1]

Moretti è un vero talento e una persona perbene. Ferrara: «Il caimano lo dimostra. Avrebbe potuto solleticare il pubblico ”de sinistra” alla vigilia della Liberazione, lasciargli in bocca il gusto di un’imminente vittoria. Invece nella bottiglia ha infilato un messaggio malinconico, che per noi foglianti è da tempo un’allegra constatazione: vinca o perda le elezioni, Berlusconi ha cambiato l’Italia, è il re della nostra epoca e in trent’anni ci ha fatto sognare o vedere i sorci verdi, a seconda di come la vogliamo prendere». [10]

A Favore. Aspesi: «Si potrà dire che Il caimano è un film molto bello, molto ricco, molto umano, spesso anche divertente, senza diventare pericolosi e prezzolati sovversivi? certamente il film più maturo di Moretti, che con la collaborazione di attori mai così bravi anche nelle apparizioni brevi, prosegue nel suo cammino autobiografico con più serenità e distacco, con più ragione e sentimento». [7] Tornabuoni: «Il caimano di Nanni Moretti è un bel film, divertente, ardito, politicamente di parte e molto intelligente». [5] Roberto Silvestri: «Il caimano è una bellissima fiaba nera, di quelle che piacciono ai bambini tra i 7 e i 9 anni, per addormentarsi sereni. Il cattivo, infatti, è magnifico». [2]

Contro. Gianluigi Rondi: «Narrativamente mal costruito. Parte bene con questa idea del produttore squattrinato e della regista esordiente, poi c’è una deriva verso situazioni poco convincenti, e non faccio un discorso sul contenuto ideologico. Purtroppo la polemica politica ha impedito a Moretti di controllare la qualità. Film scricchiolante». [22] Fabio Ferzetti: «Moretti oppone all’impero mediatico del Cavaliere le sue armi di sempre: ironia, egotismo, parodia, autoparodia. Più un pizzico di fantapolitica (le fiamme che si levano davanti al tribunale alla fine, per fortuna non le abbiamo ancora viste) che però non fuga l’impressione di fondo. Che il film sul Cavaliere resti da fare. Che a questo carnet d’appunti ora comico ora allarmante manchi sempre qualcosa. Come il pezzo mancante del Lego che i figli di Orlando cercano invano dall’inizio alla fine. Sintesi (involontaria?) di un film che cerca una forma e non la trova. Purtroppo». [23]

Per la prima volta mancano le grandi sentenze morettiane, solo gag brillanti. Luca Telese: «De Il caimano si ricorderanno i finti B-movie di Orlando (Maciste contro Freud, Mocassini assassini, il finto ”splatter maoista” Cateratte), ma anche lo sconcerto di Orlando per una coppia lesbo-gay. Se c’è una sinistra, in questo film, è una sinistra che si sente antimoderna in tutto tranne che nell’antiberlusconismo. Ama i suoi figli, ma vede andare in pezzi la sua famiglia (Margherita Buy lascia Orlando), vede il deserto intorno a sé, e si trova inchiodata ad un unico dilemma, ”Cavaliere sì-cavaliere no”. Sbaglia Berlusconi a non vederlo: se lo facesse si divertirebbe». [24] Veltroni: «Mi è tornato in mente Il cacciatore di Michael Cimino, quanto di più lontano eppure con quella stessa sensazione di slabbramento, di perdita di senso». [16]

Verrebbe quasi da dire che il caimano è lui, Moretti. Fabrizio Caccia: «Il film ha debuttato in 380 sale italiane, ”divorando” la concorrenza. Cinema pieni già dal primo pomeriggio, a Roma come a Milano. A ”casa” sua, al Nuovo Sacher di Trastevere, alle 15 c’era la gente in fila sotto la pioggia (avvistato anche Fuksas, l’architetto): i 314 posti della sala esauriti in un lampo, i romani rimasti fuori hanno comprato i biglietti per la sera o addirittura si sono prenotati per il weekend. Insomma, un trionfo: il pienone in 380 sale. Nessuna delle quali, però, a guardar bene, appartiene al circuito Medusa, la società, cioè, riconducibile a Silvio Berlusconi, il ”caimano” a cui si allude nel film. Solo un caso? ”No- spiega Angelo Barbagallo, socio di Moretti e tra i responsabili della Sacher Distribuzione -. Siamo stati noi a decidere in questo senso. Loro, a dire il vero, la pellicola ce l’avevano chiesta...”». [25]

«Basta. Non c’è più niente da dire. Sublime. Sublime film. Sublime Moretti» (Ferrara). [8]