Varie, 24 marzo 2006
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DE CAPITANI Elio Taleggio (Bergamo) 1953. Attore. Ha fatto Berlusconi nel Caimano di Nanni Moretti • «Ha legato il suo nome al Teatro dell’Elfo, entrandone a far parte nel 1973 e interpretando una dozzina di spettacoli diretti da Gabriele Salvatores
DE CAPITANI Elio Taleggio (Bergamo) 1953. Attore. Ha fatto Berlusconi nel Caimano di Nanni Moretti • «Ha legato il suo nome al Teatro dell’Elfo, entrandone a far parte nel 1973 e interpretando una dozzina di spettacoli diretti da Gabriele Salvatores. Nel 1982 firma la sua prima regia: Nemico di classedi Nigel Williams, spettacolo iperrealista con cui scuote la scena italiana, rivelando al tempo stesso attori giovanissimi (Paolo Rossi, Claudio Bisio, Antonio Catania) scelti dopo un anno di provini. Nel 1983 è nominato regista stabile. Con Ferdinando Bruni, Ida Marinelli e Cristina Crippa, De Capitani rivoluziona stile e repertorio, inaugura una linea attenta alla drammaturgia contemporanea, ponendo l’Elfo su una linea molto avanzata di ricerca. Mette in scena Visi noti, sentimenti confusi di Botho Strauss, autore mai rappresentato prima in Italia, e L’isola di Fugard che gli valgono il premio Ubu. Nel 1985 scrive per Paolo Rossi, Antonio Catania e Cristina Crippa un episodio di Amanti messo in scena da G. Salvatores (premio Idi). Nell’87 allestisce Il servo di R. Maugham, riscritto pensando alla sceneggiatura cinematografica di H. Pinter e al romanzo di E. Flaiano Tempo di uccidere . Segue il primo classico: Sogno di una notte di mezza estate(a cui ritornerà nel ’97) tradotto dalla poetessa romana Patrizia Cavalli. Dall’anno successivo De C. sperimenta un nuovo metodo di lavoro basato sul confronto con altri registi. Dirige a quattro mani con Ferdinando Bruni Le lacrime amare di Petra von Kant di Fassbinder, dirige Nanni Garella nei Creditori di Strindberg e ne viene diretto nella Signorina Giulia. Ormai ha creato una riconoscibilissima linea stilistica, improntata a un espressionismo `dark’, al ruolo paritario di recitazione, suono e immagine, a un giovanilismo critico che lo porta al gioco del teatro sul teatro espresso con una recitazione molto stilizzata. Arrivano La danza immobile di C. Crippa (1989), Il pozzo dei pazzi che segna l’incontro con il palermitano Franco Scaldati (1990), Risveglio di primavera di F. Wedekind. Il 1991 è l’anno della Bottega del caffèdi Fassbinder da Goldoni, trasformato in una sorta di livido western lagunare in bianco e nero. Sono, insieme con i ritorni a Fassbinder, le prove più originali e persuasive. Quando, nel ’93, De C. approda al grande teatro commerciale, dirigendo a Spoleto Mariangela Melato in Un tram chiamato desideriodi T. Williams, mostra quanto il suo modello stilistico sia incompatibile con le esigenze della spettacolarità `ufficiale’. Nel ’94 torna con Amletoal clima più congeniale della spersonalizzazione tragica, proiettando l’attore (F. Bruni) nel suono amplificato della sua voce. Nel ’95 allestisce il suo primo Koltès ( Roberto Zucco ) e affronta per la Biennale di Venezia il primo testo teatrale di Pasolini, I Turcs tal Friul» (Dizionario dello Spettacolo del ’900, a cura di Piero Cappa e Licio Gelli, Baldini&Castoldi 1998). «[...] Uno dei tre caimani, il più simil-Berlusconi, quello che di notte visita i sogni cinematografici del produttore Silvio Orlando: un Berlusconi prepolitico, imprenditore edile, tycoon delle tv commerciali, l’uomo del discorso della discesa in campo, nel ’94. ”Mi sono preso delle licenze poetiche nell’interpretarlo, perché non bisognava stare troppo alla realtà. Con Nanni non volevamo fare una parodia, ma una imitazione sotto le righe, concentrata al nocciolo, all’essenziale, portando perfino rispetto per la carica di energia che c’è nel personaggio. Perché questo non è film contro o su Berlusconi, ma su di noi sul grande inganno che stiamo subendo”. [...] temperamento solare, da leader, De Capitani è stato negli anni Settanta il co-fondatore del Teatro dell´Elfo (oggi Teatridithalia) con Gabriele Salvatores, amico e sodale per anni, poi negli anni Ottanta la separazione, Salvatores che fa il cinema, De Capitani nel teatro dove ogni anno firma regie e recita da attore. Al film di Moretti è arrivato dopo una telefonata e un provino, il primo dopo 34 anni di carriera. Quando si è scoperto un imitatore così bravo? ”Le imitazioni mi piacciono. Faccio molto bene Dario Fo e Paolo VI. Il discorso della discesa in campo di Berlusconi lo coltivo da tempo. Lo so, è un po’ folle, ma da attore so che un testo dall’interno lo capisci meglio. Recitavo agli amici quel discorso e da lì ho capito molte cose [...] Quel monologo è congegnato in maniera perfetta, le pause, le scelte delle parole, il sottotesto evidente, emotivamente forte... Lì c’è già tutto Berlusconi. Il potere del lessico, della sintassi e della forma mentis che si congegna sull´interlocutore. la tecnica del piazzista col suo ’prodotto valido’, che usa le parole giuste per entrare nella testa dell’acquirente. Usala da presidente del consiglio quella tecnica, introietta nelle persone quello che vuoi tu, ed ecco il controllo sociale. Questo, credo, ci racconta Moretti [...] vero. Noi di sinistra spesso prendiamo in giro Berlusconi, facendo gli snob, come Ljuba nel Giardino dei ciliegi con Lopachin, l’unico che ha capito il potere del denaro. Il Caimano va in un altro senso. Ecco perché non è un film su Berlusconi. su di noi, su come ci siamo fatti fregare. E ci dice che il pericolo non è lui. Ma la nostra incapacità di vedere”» (anna bandettini, ”la Repubblica” 24/3/2006).