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 2006  marzo 20 Lunedì calendario

Il tesoro d’Italia si nasconde tra i campi, Il Sole 24 Ore, lunedì 20 marzo 2006 La crisi mette in ginocchio l’agricoltura italiana, ma non sgonfia la "bolla" dei prezzi dei terreni agricoli

Il tesoro d’Italia si nasconde tra i campi, Il Sole 24 Ore, lunedì 20 marzo 2006 La crisi mette in ginocchio l’agricoltura italiana, ma non sgonfia la "bolla" dei prezzi dei terreni agricoli. I principali indicatori economici del settore degli ultimi cinque anni (se si esclude l’anomalo exploit del 2004) sono di segno negativo, e anche l’ultimo dato di Eurostat assegna all’Italia un crollo dei redditi del 10,4 per cento. Scorrendo in parallelo il mercato fondiario, le quotazioni non sembrano tenerne conto. Bene rifugio. La terra come bene rifugio? Potrebbe essere, soprattutto agricole di moda – dalle colline toscane ai fazzoletti di terra della Liguria o del Lago di Garda – sugli investitori non agricoli, anche stranieri, che amano abbinare la qualità delle produzioni alla suggestione dei paesaggi. Ma non è solo una questione di moda e di vip facoltosi. C’è sullo sfondo una carenza strutturale di terreni agricoli (in Italia il rapporto è di 380 abitanti per ettaro di superficie agricola, contro i 200 della Francia e i 160 della Spagna), problema reso più pesante dalle continue erosioni di campi coltivati per la realizzazione delle grandi infrastrutture e dello sviluppo delle aree metropolitane. In un contesto territoriale difficile, dove due terzi dei terreni sono in aree montane e collinari. Colline e vigneti. Ed è proprio in collina che le "azioni" dei terreni agricoli, soprattutto nelle aree più vocate per i vigneti di pregio, hanno raggiunto prezzi da capogiro. Spesso si tratta di nicchie come i vigneti di Caldaro, dove le quotazioni hanno superato le 400mila euro, il doppio rispetto a dieci anni fa quando, in vecchie lire, erano 400 milioni. Raddoppiati anche i filari delle colline trentine, zona di chardonnay per gli spumanti, che con 462mila euro conquistano la vetta della classifica. Meno cari, si fa per dire, gli apprezzamenti della Marca Trevigiana, che però hanno messo a segno l’incremento più vistoso con punte di 410mila euro, quattro volte i prezzi del 1995. La regola del tre si applica in due zone di eccellenza della viticoltura made in Italy: a Montalcino in dieci anni il costo è triplicato, raggiungendo i massimi a 340 euro; stesso discorso per i vigneti destinati agli spumanti della Franciacorta, nelle colline del Bresciano, balzati da 65mila a 190mila euro. Certo non è così ovunque, ma è evidente che il "Rinascimento" del vino made in Italy ha tonificato anche il mercato di alcune aree del Mezzogiorno, dove la calata dei viticoltori del Nord e la riscoperta dei vitigni autoctoni hanno ridato slancio a un settore per decenni afflitto dal problema delle eccedenze e dal ruolo di gregario per "tagliare" i vini del Nord e della stessa Francia. Settore frutta. Il vento della crisi sta invece creando qualche problema nel settore della frutta, a cominciare dal distretto produttivo di Cesena-Forlì, dove il crollo dei prezzi delle pesche e delle nettarine subito dai frutticultori nelle due ultime annate sta mettendo in primo piano i progetti di espianto più che i nuovi acquisti. Quotazioni in ribasso anche per i frutteti dell’Alto Adige e del Trentino, dove anche le aree di eccellenza come la Val di Non e la Val d’Adige hanno accusato segnali di cedimento. I valori di base restano comunque alti, visto che i meleti della Val di Non restano oltre la soglia dei 300mila euro e a 360mila si piazzano i concorrenti della Val D’Adige, a Bolzano. In pianura. Se dalla collina si scende in pianura, passando dalle colture di fascia alta alle più modeste materie prime agricole di base il livello dei prezzi si abbassa, ma in rapporto alla redditività delle produzioni non si può certo parlare di un mercato calmierato. Terra sempre più scarsa e cara, anche se con andamenti differenziati nelle varie aree geografiche come si rileva dall’ultimo rapporto Inea relativo al 2004. Nel Sud l’incremento dei valori fondiari si è attestato sull’1,4% e solo le superfici di pianura superano i 10mila euro contro la media di 20mila euro della Pianura padana dove ad esempio, nella provincia di Verona un ettaro di seminativi raggiunge 66mila euro. Gli aumenti più consistenti nel 2004 si sono segnalati in Lombardia, dove il prezzo medio è salito del 15% rispetto al 2003, con andamenti sostenuti nelle province di Milano, Lodi e Brescia. Un’ulteriore complicazione è stata creata dalla recente riforma dei sussidi comunitari che, slegando i contributi dalla produzione effettiva, ha spaccato in due il mercato della terra: da una parte i terreni con aiuti "incorporati", dall’altra le superfici escluse. Una deregulation i cui effetti sul mercato fondiario sono ancora tutti da verificare. Annamaria Capparelli