Varie, 22 marzo 2006
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PUGLIESE CARRATELLI Giovanni Napoli 16 aprile 1911, Roma 12 febbraio 2010. Storico • «[...] il decano degli studi classici in Italia [
PUGLIESE CARRATELLI Giovanni Napoli 16 aprile 1911, Roma 12 febbraio 2010. Storico • «[...] il decano degli studi classici in Italia [...] ha insegnato in varie università, concludendo la sua attività alla Scuola Normale di Pisa (di cui è stato direttore). Ha fondato nel 1946 la rivista ”La Parola del Passato”, che ancora dirige, ed è stato a capo dell’Istituto Croce e dell’Istituto italiano per gli studi filosofici. Vicinissimo in gioventù a Benedetto Croce e ad Adolfo Omodeo, fu arrestato per antifascismo. [...] I suoi scritti, spesso incentrati sul mondo greco e romano, si estendono anche all’Asia Minore, alla Persia e all’India. Molti di essi traggono spunto da antiche iscrizioni: la sua straordinaria perizia filologica e paleografica si formò nella precoce giovinezza, quando ancora studente di liceo ebbe in dono la Collectio tertia dei papiri di Ercolano, comprendendo prestissimo quanto di nuovo possa apportare anche il più piccolo frustulo testuale che emerga da un mondo antico giuntoci in modo così drammaticamente frammentario. Storia, archeologia, epigrafia, filologia si legano nelle sue pagine in modo indissolubile: perciò non è, il suo, un approccio ”interdisciplinare”, bensì la scelta, etica prima che culturale, di convocare intorno a ogni problema tutti gli elementi utili, se non sempre a risolverlo, almeno a presentarne una diagnosi larga e intensiva, e ad additarne le prospettive di ricerca e di sviluppo. Negli studi, numerosi e penetranti, che Pugliese ha dedicato alla civiltà minoico-micenea s’intrecciano con speciale intensità due delle preoccupazioni che guidano la sua ricerca, l’intreccio e la confluenza fra varie culture e il carattere intrinsecamente ”fondativo” di tradizioni, nomi divini, miti e riti, forme d’arte in area e in epoca minoico-micenea, che da Creta si dipanano poi senza interruzione fino ai più visibili splendori della grecità classica. Si allungano così i tempi della civiltà e della cultura greca, in quell’attenzione alla longue durée che è un’altra e non minore costante dell’opera sua di studioso. Lo mostrano con eloquenza anche gli scritti di Pugliese sulle colonie greche d´Italia meridionale e di Sicilia. Va qui ricordato uno studio, veramente seminale nell´articolazione e nella proposta storica, sui Santuari extramurani in Magna Grecia (1962), nel quale le opposte ipotesi dell’origine di tali santuari da altrettanti culti pre-greci e di un’importazione dei culti dalle città-madri al momento della colonizzazione greca vennero sottoposte a una sfida radicale mediante la semplice osservazione che le divinità titolari di quei culti erano tutte già presenti nel pantheon miceneo: i loro santuari si possono dunque intendere come altrettante prese di possesso rituali, in età storica, di luoghi di antichissima frequentazione micenea, cioè ellenica. Le ricerche di Pugliese sulla precocità dei rapporti fra i Micenei e l´Italia, fondate sulla minuta analisi di labili tracce nella tradizione letteraria e nella documentazione archeologica, ma anche sulle ormai decifrate iscrizioni in Lineare B (specialmente di Pilo), inaugurarono tutta una stagione di ricerca, anche archeologica. La presenza di manufatti micenei in Italia, che da allora in poi è venuta precisandosi e moltiplicandosi, ha inverato con forza la proposta di Pugliese. Egli non parlava di una ”precolonizzazione” micenea in senso stretto, bensì di una forte presenza di importazioni, di empori, di viaggi e commerci e contatti. [...] La storia antica di Pugliese è prima di tutto storia della cultura, delle idee e dei sentimenti collettivi, assai prima che di sovrani e di battaglie. Ne fa parte, in posizione privilegiata, l´intreccio fra riflessione filosofica, concezioni escatologiche e religiosità, che raggiunge la formulazione più compiuta nel libro recente sulle Lamine d´oro orfiche. Istruzioni per il viaggio oltremondano degli iniziati greci (Adelphi, pagg. 128, euro 8,26). Qui la più minuta attenzione filologica si congiunge a una magistrale visione d´insieme, che mostra l´intrecciarsi, nel nome di Mnemosyne, di dottrine pitagoriche e rituali orfici. Comune all´insegnamento del filosofo e al rito dell´iniziato fu infatti la preoccupazione di liberare la condizione umana dal gravame dell´oblio e dall´incombere della morte; comune all´uno e all´altro è il riferirsi a un orizzonte culturale che si dispiega nel mito, e che nel rapporto fra le Muse e la loro madre Mnemosyne incarna i temi perpetui dell´autoconsapevolezza dell´uomo raggiunta mediante assidua disciplina intellettuale. ”Affine a questa pitagorica - soggiunge Pugliese - appare la dottrina che nel medesimo tempo in cui si svolgeva in Magna Grecia il magistero di Pitagora si esprimeva in India nella predicazione del Buddha: anche questa - e il notarlo non implica ovviamente l´ipotesi di una connessione storica, indicava nella tensione intellettuale verso il nirvana la liberazione dal reiterarsi delle esistenze prodotto dalla sete (di vivere)”. Tale affinità fra la sete dei Pitagorici e quella dei discepoli del Buddha, pur nell´assenza di un rapporto storico documentabile, lega in uno due delle province degli studi di Pugliese sotto il segno più generale e profondo degli studia humanitatis intesi come riflessione prima di tutto sull´uomo e sul suo destino nel mondo e oltre il mondo. La sua edizione degli Editti di Asoka (Adelphi, pagg. 123, euro 12), resa possibile dalla conoscenza del sanscrito, è perciò non solo un astratto omaggio al sovrano indiano del III secolo a. C. che ebbe sudditi greci e contatti coi re greci, e che anche in greco e aramaico volle diffusi i propri testi. Essa risponde al desiderio di render note anche ai non specialisti le straordinarie epigrafi che in quel regno immenso furono incise dappertutto su rupi e su colonne, e che ancor oggi sbalordiscono per l´alternarsi inconsueto fra la ferma asserzione di una regalità senza confini e la proclamazione di dottrine morali. «Alternarsi», o meglio «congiungersi»: Asoka, «il re caro agli Dèi» volle diffondere e normare l´esercizio universale della sua dottrina della Pietà (eusebeia nelle versioni greche degli editti) proprio perché essa si radicava nel suo animo di sovrano, e al sovrano spetta farsi carico dei problemi del mondo, proporre modelli e additare mete per una vita equilibrata e piena. Quando Asoka, in uno degli editti, proclama in forma epigrafica il proprio dolore e pentimento per aver inflitto morte e distruzione a un popolo nemico (i Kalinga), fa davvero qualcosa di unico: ma l´intensità del suo discorso pubblico non è solo nel suo carattere irrituale, bensì nella carica fortemente esemplare di questo suo pentirsi al cospetto dei propri sudditi, estraendo dalla sua esperienza di re un principio morale valido per tutti. Visto nel contesto della «dottrina della Pietà» descritta in questo ed altri decreti con accenti di toccante autenticità, un così alto esempio del sovrano imponeva l´imitazione dei sudditi, proponendo a tutti (anche oltre i confini del regno, dice uno dei decreti) l´esercizio di una spiritualità alta e profonda. Anche i decreti di Asoka, con la loro insistenza quasi ossessiva sulla dottrina della Pietà che il re intende divulgare, valgono dunque come altrettanti richiami agli studia humanitatis che uno studioso davvero ”caro agli Dèi” come Giovanni Pugliese Carratelli ha coltivato in modo tanto intenso ed esemplare» (Salvatore Settis, ”la Repubblica” 20/4/2006). «[...] Storico dell’antichità di fama mondiale e personaggio insigne della cultura europea [...] ha dato un contributo decisivo allo studio del mondo egeo-anatolico in età minoica e micenea e allo studio della colonizzazione greca. Nel campo della storia romana ha studiato le origini di Roma, l’età augustea, l’età dell’imperatore Gallieno e, da un punto di vista più strettamente storico-filosofico, si è occupato del filosofo Plotino. Notevole ed originale il suo contributo nel campo dell’epigrafia greca e romana. [...] Insegna storia greca e romana all’università di Pisa (1950-54), storia dell’Asia anteriore antica (1954-59) e quindi storia greca e romana all’università di Firenze (1959-64) e, infine, storia della storiografia greca nella Scuola Normale superiore di Pisa dal 1974. stato direttore dell’Istituto Italiano per gli studi Storici, fondato a Napoli da Benedetto Croce. Dal 1962 è socio ordinario dell’Accademia dei Lincei e dal 1975 dirige l’Enciclopedia dell’arte classica e orientale, edita dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. altresì decano del Consiglio scientifico dell’Enciclopedia Italiana e direttore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. [...] Una bibliografia completa delle pubblicazioni di G. Pugliese Carratelli, dal 1937 al 1976 si trova nel volume Scritti sul mondo antico, Napoli, 1976, alle pagg. 561-85. Tra le opere principali: Le iscrizioni preelleniche di Haghia Triada in Creta e della grecia peninsulare. Contributo alla storia della civiltà greca, in Monumenti antichi pubblicati dall’Accademia d’Italia, XL, 4, Milano, 1945, pp.426-610; Porfirio. Vita di Plotino ed ordine dei suoi scritti. Napoli, 1946; Tabulae Herculanenses I-VI, ne La Parola del passato, 1946-61; Imperator Caesar Augustus. Index rerum a se gestarum, Napoli, 1947; Tituli Camirenses (in coll. con M. Segre), in Annuario Sc. Arch. Ital. Atene, 1949-50, pp. 141-318; Supplemento epigrafico rodio, ivi, pp.246-316; Sillogi delle epigrafi acrensi, in Akrai (in coll. con L. Bernabò Brea e C. Laviosa), Catania, 1956; Gli editti di Asoka, Firenze, 1960; Storia greca, Milano, 1967; Scritti sul mondo antico, Napoli, 1976. [...]» (www.emsf.rai.it).