Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  marzo 22 Mercoledì calendario

Hillary: Bill parla solo con il mio permesso. La Stampa 22 marzo 2006. New York. Caro Bill, adesso i pantaloni in casa li porto io, e prima di aprire la bocca mi fai il santo piacere di chiedere il permesso

Hillary: Bill parla solo con il mio permesso. La Stampa 22 marzo 2006. New York. Caro Bill, adesso i pantaloni in casa li porto io, e prima di aprire la bocca mi fai il santo piacere di chiedere il permesso. Magari Hillary Clinton non si è rivolta così all’ex presidente degli Stati Uniti, ma alcuni stretti collaboratori della senatrice hanno confermato al quotidiano Daily News che lei e il marito hanno avuto questo chiarimento. Il problema delle dichiarazioni contraddittorie è esploso durante la crisi di Dubai. Quando si era saputo che il presidente Bush aveva affidato la gestione dei principali porti americani a una compagnia araba, Hillary non aveva creduto alle sue orecchie. Il capo della Casa Bianca le aveva offerto un assist perfetto per consolidare la sua fama di falco della sicurezza, e quindi la senatrice era andata all’attacco a testa bassa. Qualche giorno dopo, però, era venuta fuori una notizia imbarazzante: mentre Hillary distruggeva l’accordo con Dubai, Bill consigliava agli Emirati Arabi come venderlo negli Usa. In poche parole lui era dalla parte di Bush e contraddiceva la moglie. Davanti a questa gaffe la senatrice era stata costretta ad abbassare le penne, lasciando al collega di New York Charles Schumer l’onore di condurre la vittoriosa campagna che aveva costretto la Casa Bianca a scaricare gli amici arabi. Hillary però ha imparato la lezione e ha detto basta. Ha convocato il marito e lo ha avvertito: da ora sarà sempre lei ad avere l’ultima parola. Prima di intervenire su qualsiasi argomento, Bill e il suo staff dovranno verificare la correttezza delle dichiarazioni con i consiglieri della senatrice. Questo perché adesso lei è il politico in carica della famiglia, lei sta facendo campagna per essere rieletta a novembre e punta a riportare i Clinton alla Casa Bianca nel 2008. Nonostante i guai matrimoniali, o forse proprio per quelli, Bill è il principale sostenitore di Hillary. Le ha prestato il suo staff, i suoi finanziatori e interviene a qualunque evento pubblico in cui può aiutarla. Alle volte, però, parla troppo. E’ sicuramente una freccia nell’arco della senatrice quando ricorda i successi economici della propria amministrazione e usa il suo fascino per attirare i fan. Diventa un intralcio quando attacca Bush sull’Iraq, come fece nel novembre scorso proprio a Dubai, dove durante un discorso disse che «la guerra è stata un grande errore». Hillary probabilmente la pensa nello stesso modo, ma non può dirlo perché così indebolirebbe le proprie credenziali di falco della sicurezza. La sua speranza è che durante le presidenziali del 2008 la crisi irachena sarà attenuata, oppure sarà peggiorata al punto che criticare Bush diventerà un vantaggio, come già dicono diversi sondaggi. In ogni caso, la decisione sui tempi e i modi la vuole prendere lei. Tutta la discussione è proiettata sul 2008 perché la rielezione della senatrice nel voto mid-term di novembre è scontata. I repubblicani non hanno ancora individuato un avversario credibile e il 12 settembre terranno le primarie, presumibilmente fra la ex collaboratrice di Reagan, Kathleen Troia McFarland, e l’ex sindaco di Yonkers, John Spencer. Ma il presidente locale del Gop, Stephen Minarik, è così ottimista che considererebbe un successo tenere Hillary sotto il 70%. Diverso il discorso per le presidenziali, dove il solo nome Clinton aizza i militanti di destra. Perciò Bill dovrà parlare solo se interrogato. Paolo Mastrolilli