Varie, 22 marzo 2006
SAKARA
SAKARA Alessio Roma 2 settembre 1981 • «Faceva a pugni a Pomezia con gli amici, ”giocavamo così”, li dava a Centocelle, periferia di Roma, ”quando nessuno aveva il pallone per una bella partita”, poi ha cominciato a fare sul serio prima in Brasile, ora a Los Angeles, dove vive. [...] è stato in giro per il mondo per un po’ con un unico scopo: ”L’orgoglio. Beh sì, anche i soldi”. l’unico italiano nel circuito dell’Ultimate Fighting Championship, a Las Vegas ha fatto un match che gli è valsa fama e all’avversario due denti rotti. ”Ma l’arbitro lì ha sbagliato: doveva fermarci prima”. Un pugile amatore che ha deciso di darsi alle arti marziali miste dopo aver visto la cassetta di un incontro. ”Sono andato a imparare il jiu jitsu in Brasile, avevo i pugni ma non la lotta a terra. Volevo impormi in America, lì se fai uno show e vai bene ti arrivano contratti e notorietà”. [...] si fa chiamare Legionarius ”perché ho scoperto che i miei antenati erano legionari ispanici che andarono nel sud dell’Egitto”. Ha un sacco di tatuaggi, anche quello del suo nome d’arte e una spada sulla schiena. uno a cui piacciono le scazzottate ma se gli chiedi che farà da grande risponde: ”Aprirò una palestra non per fare il mio sport, che è estremo, ma per togliere i bambini dalla strada e insegnare loro che significa avere disciplina. Io devo molto a un uomo che [...] si chiama Silvano Falloni e abita a Torvaianica. Mi ha insegnato la boxe, ma soprattutto la vita”. Ora che guadagna anche 70, 80mila dollari a incontro, che ci fa? ”Comprerò una casa per mia madre”. Il coach di Alessio si chiama Federico Tisi, ha una palestra nel quartiere Prati, Roma, dove insegna per lo più jiu jitsu brasiliano, il vale tudo; è lui che segue il Legionarius quando viene in Italia. Delle mixed martial art dice che ”è un fenomeno potente nel resto del mondo, mentre in Italia siamo in una fase pioneristica. Non tutti possono farlo, ci vogliono qualità diverse, spesso gli atleti vengono da specifiche arti marziali. I praticanti sono pochissimi, anche se l’interesse sta crescendo”. Un altro sport violento? ”Solo quando viene organizzato a tavolino da uomini in giacca e cravatta che non sanno di cosa parlano ma conoscono le strategie per confezionare un prodotto di intrattenimento per le masse”» (a. r., ”la Repubblica” 22/3/2006).