21 marzo 2006
NONINO Benito.
NONINO Benito. Nato a Percoto (Udine) il 6 febbraio 1934. Imprenditore. «[...] figlio [...] di Toni, a sua volta figlio di Vigi, figlio di Orazio [...] fabbricante di ”sgnapa” [...] nel 1897 [...] il mitico antenato Orazio si spostò da Merlana ai Ronchi, con moglie, figli e l’immancabile cane, per le strade gelate e miserande di un Friuli postaustriaco, dove c’erano ancora i nobili latifondisti e i contadini per non morire di fame se ne andavano in Argentina o se restavano, dovevano ingegnarsi a sopravvivere: magari fabbricando grappa artigianale con la vinaccia, lo scarto dell’uva dopo la pigiatura, che era tutto ciò che i padroni lasciavano regalmente ai contadini. La storia dei Nonino è simile a tante altre storie del meraviglioso Friuli, partito dalla sottomissione e dalla povertà e diventato opulento, con i vini, le grappe, [...] L’Orazio era capo opera, molto meno di fattore, dei conti Kettler di origine ungherese, e da uno si prese un calcio nel sedere per aver ucciso i cani del padrone che morivano di fame durante una delle tante carestie di guerra. Quando poteva girava come uno spazzacamino col carrettino tirato dall’asino, la sua azienda mobile, di casa in casa, per fare le grappe ai contadini, e ricavarne la ”mondura”, il pagamento fatto con una parte del prodotto ottenuto. Il Vigi Livon, il figlio che aveva continuato la cosiddetta ”azienda”, divenne una celebrità locale per aver salvato durante la guerra 15-18 mucche dalle razzie del nemico [...] fornendoli della sua sgnapa. Il figlio di Vigi che non era emigrato in Argentina, Toni, si infiammò per Mussolini e gli andò molto male, ma per fortuna c’era l’indomabile moglie Silvia, che tirò avanti alambicchi e serpentine trattando tutti con pugno di ferro come sanno fare le donne del Friuli, quindi anche Gianola, moglie di Benito, che si era preso quel nome per la passione mussoliniana del padre. Gianola ricorda che quando cominciò a occuparsi di vinacce a fianco del marito, divenne orgogliosa della loro grappa: ne portava una bottiglia in regalo alle amiche di Udine, come un trofeo, e loro mai che l’aprissero, che la offrissero, perché non pareva fine. Decise, riuscendoci, che la grappa sarebbe diventata un prodotto elegante, raffinato, per intenditori. [...] il capo silenzioso, dittatoriale, severo e instancabile è lui, Benito: appassionato di canoa e bicicletta, gran ballerino di tango, ghiotto di pane e dolci [...] sempre a lavorare e mai a mostrarsi [...]» (Natalia Aspesi, ”Il Venerdì” 24/1/1997).