Filippo Ceccarelli La Stampa, 25/02/2002, 25 febbraio 2002
Berlusconi e il podietto fatto su misura, La Stampa, lunedì 25 febbraio 2002 Si insiste a scrivere che il presidente Berlusconi avrebbe qualche problema con la sua statura
Berlusconi e il podietto fatto su misura, La Stampa, lunedì 25 febbraio 2002 Si insiste a scrivere che il presidente Berlusconi avrebbe qualche problema con la sua statura. Che si troverebbe a disagio in mezzo agli altri politici; che non si sentirebbe, appunto, all’altezza. In tale cornice s’inserisce la leggenda di calzature con super-tacco occulto. Per vanificarla, in almeno due circostanze il presidente del Consiglio si è tolto una scarpa mostrando la mancanza di reconditi rialzi. Un gesto forte che tuttavia è servito ad allontanare i sospetti solo per un certo periodo. Essendo la politica, da astratta che era, ritornata un’arte figurativa, il corpo dei leader è di nuovo oggetto di costante e spesso malevola osservazione. Quello di Berlusconi non fa eccezione, tanto più che un tratto fisico determinante quale la statura giocherebbe contro di lui, ridicolizzandolo come presunto «tappo». Per cui, esauritasi la storia delle scarpe, si è comunque venuta accumulandosi una consistente e bizzarra aneddotica berlusconiana riguardo a cuscini, pedane e tribunette ad effetto rialzante. E quindi: è stato scritto che nel vertice di Trieste Berlusconi ha parlato da una pedana che lo poneva al di sopra degli altri capi di governo dei paesi dell’Est. Così come è venuto fuori che prima del dibattito alla Camera sulle dimissioni del ministro Ruggiero da Palazzo Chigi abbiano chiesto all’amministrazione di Montecitorio di poter installare la telecamera fissa della diretta in una postazione diversa dal solito: «così viene meno basso» l’hanno interpretata gli avversari del Cavaliere, con qualche semplicismo. Per le stesse ragioni è apparso sospetto che nella conferenza finale del vertice di Laeken sia stata fornita in extremis a Berlusconi una poltroncina che lo rendeva meno piccolo di quanto era sembrato fino a quel momento. Ultimo episodio la scorsa settimana quando a Palazzo Chigi, dopo l’incontro con Blair, il presidente italiano ha dato l’impressione di indirizzare l’ospite verso il podio dalla pedana più bassa, riservando per sé quello dentro cui è poi risultato alto come il premier britannico. E a questo punto un po’ veniva in mente l’antica foto di Fanfani ripreso di spalle durante un comizio; e pure lì c’era un palco, e lui vi si sporgeva, ma sotto i piedi ci sono due-tre elenchi telefonici di quelli spessi. Il punto interessante è che a quei tempi nessuno pensava che Fanfani, in verità assai più ”breve” del Cavaliere, ne avesse un qualche complesso, neanche quando s’incontrava con De Gaulle. Fu anzi lo stesso leader dc a elaborare una teoria sulla superiorità politica dei «brevilinei». è possibile che Berlusconi ne condivida, sia pure con i dovuti riadattamenti antropometrici, lo spirito e la sostanza. Ma è pure certo che a differenza di Fanfani egli dispone di un vero e proprio regista (l’ottimo Roberto Gasparotti) e che nei suoi viaggi è sempre seguito da un enorme camion che oltre a cavi, tubi, fili, lampade, gruppi elettrogeni e casse acustiche ospita effettivamente una tribunetta azzurra costruita su misura per lui; un podietto che, più che non farlo sfigurare, gli regala quella superiorità che non c’è in natura, ma che, in forma di potere, il Cavaliere vuole trasmettere, forse soprattutto a se stesso. Potere che si accresce, che sale, come il trono elevabile dell’imperatore di Bisanzio, come le inquadrature di una telecamera inginocchiata sotto il palcoscenico elettronico. I segni del comando riveduti e corretti; un miscelone di carisma e tecnologia, statura politica e illusione ottica. Filippo Ceccarelli