Marco Buri La Stampa Tuttoscienze, 09/01/2002, 9 gennaio 2002
Il cavallo si tiene leggero per sfuggire meglio ai suoi nemici, La Stampa Tuttoscienze, 09/01/2002 In natura il cavallo appartiene alla categoria degli animali ”cacciati” - le prede - e deve difendersi dagli aggressori, i predatori
Il cavallo si tiene leggero per sfuggire meglio ai suoi nemici, La Stampa Tuttoscienze, 09/01/2002 In natura il cavallo appartiene alla categoria degli animali ”cacciati” - le prede - e deve difendersi dagli aggressori, i predatori. Entrambi i gruppi, uno per difendersi e l’altro per cacciare, sfruttano al massimo le loro capacità sensitive e neurofisiologiche. L’evoluzione ha sviluppato nel cavallo, come in tutti gli altri animali predati, un perfetto apparato di fuga che deve essere però avvisato al momento giusto da tutti i sensi, tenuti costantemente in ”stand by”. E infatti il cavallo, anche se conosce bene l’ambiente, è sempre in uno stato di diffidenza o di difesa. Un atteggiamento di ”paura ancestrale” che, nonostante sia diventato domestico da 5.000 anni, non è stato ancora cancellato. Va ricordato come l’anatomia e la fisiologia dell’apparato digerente equino siano anch’esse strutturate per la fuga. Lo stomaco unico e l’intestino piccolo e lunghissimo sono geneticamente costruiti affinché gli equini in natura possano mangiare lentamente ma in modo continuo, così da riempire progressivamente l’apparato gastroenterico senza mai appesantirlo. In caso di aggressione ciò consente loro di essere sempre pronti e reattivi alla corsa veloce, cosa non possibile con l’eccessivo carico alimentare tipico degli erbivori poligastrici. Tornando al sistema sensoriale del cavallo, i cinque sensi (vista, olfatto, gusto, tatto e udito) sono alla base delle sue capacità di ricevere gli stimoli esterni, quindi di percepire e analizzare l’ambiente circostante. Intanto il cavallo possiede un cervello di dimensioni abbastanza piccole rispetto alla sua mole, con uno sviluppo maggiore del cervelletto (la parte posteriore dell’organo che controlla l’equilibrio e i movimenti di locomozione), cosa del tutto ovvia pensando al suo potenziale atletico. Un altro aspetto evidente è il grande numero di circonvoluzioni (specie di pieghe che aumentano l’area della sua superficie) sulla corteccia dei due emisferi cerebrali essendo questa caratteristica presente anche nell’uomo la cui corteccia cerebrale ha la funzione di ”cervello pensante”, è abbastanza logico pensare che anche il cavallo possieda una grande capacità cognitiva e di elaborazione delle informazioni. Gli stimoli provenienti dall’esterno devono essere captati e portati al cervello per essere registrati e analizzati. In particolare, nei tendini estensori sono situati numerosi recettori specializzati con il compito di dare al cavallo l’esatta percezione del movimento degli arti e della loro posizione rispetto al terreno. Questo perché, essendo così veloce nei movimenti e avendo un apparato muscoloscheletrico molto sviluppato, il cavallo ha bisogno di una perfetta conoscenza della propria posizione in tutte le andature e su ogni superficie. L’olfatto è il senso più primitivo del cavallo, che ne fa un uso diverso dall’uomo. Esso regola infatti la scelta del cibo (connessa al gusto), la localizzazione degli aggressori e, in buona misura, il comportamento sociale. La lunghezza del muso potrebbe essere in parte giustificata dalla necessità di ospitare una grande superficie inalatoria, con mucosa olfattiva ricchissima di recettori per ”leggere” i messaggi odorosi. Infatti la presenza lungo la canna nasale dei turbinati, completamente ricoperti da questa mucosa, oltre all’azione di filtro e riscaldamento dell’aria, amplifica la possibilità di contatto delle molecole odorose con le cellule deputate. Se fosse distesa su di una superficie piatta, l’estensione della mucosa olfattiva supererebbe quella del corpo del cavallo stesso. Una interpretazione fondamentale è quella dei ”feromoni”, messaggi chimici legati alla sfera sessuale e non solo. I cavalli si riconoscono l’un l’altro tramite l’olfatto. Grazie alle feci lasciate sul terreno, che vengono a contatto con il corpo quando l’animale si rotola, i cavalli riescono a individuare il branco di appartenenza (stesso cibo). è inoltre fondamentale per il riconoscimento di madri e figli, per la gerarchia sociale e ovviamente per gli stimoli sessuali dello stallone verso la fattrice in calore e viceversa. La pelle del cavallo ha una grande sensibilità, dovuta alla notevole diffusione di cellule sensoriali specializzate per riconoscere temperatura, agenti esterni, stimolazioni meccaniche ed ogni tipo di contatto. Così, per esempio, la parte del basso costato colpita dal cavaliere a scopo di incitamento dell’andatura, può essere particolarmente delicata, ma potrebbe diventare poco reattiva se l’intensità dello stimolo dovesse diventare troppo dura e frequente. La sensibilità nei confronti del cavallo è la miglior guida per ottenere in cambio una risposta dolce e coerente. Il garrese è una zona molto innervata e quindi sensibile a pressioni sbagliate della sella e che può dare molto fastidio sotto lavoro. Il tatto risulta fondamentale nei rapporti sociali tra individui: tra madre e puledro per aumentare la sicurezza, tra stallone e fattrice nelle fasi del corteggiamento e tra soggetti che si atteggiano al ”grooming”, cioè la pulizia e il massaggio reciproci. Non si conosce molto sul gusto dei cavalli, si pensa sia sconnesso al valore nutritivo del cibo, cioè legato al tipo di alimento necessario in quel determinato momento, una specie di conoscenza nutritiva preesistente. Infatti gli equini liberi raramente mangiano erbe nocive, tendono invece a scegliere una dieta equilibrata in base a ciò che hanno a disposizione in natura. Se si sentono carenti di certi minerali li cercano leccando il terreno o le cortecce degli alberi, atteggiamenti da non confondere con vizi di comportamento del cavallo nel box (coprofagia e ticchio d’appoggio). L’attrazione che i cavalli sembrano provare per il sapore dolce non è innata, ma viene condizionata dall’uomo infatti molti puledri che non lo conoscono lo rifiutano. Le papille gustative si trovano particolarmente concentrate sulla base superiore della lingua oltre che sul palato, guance e retrogola. Nell’uomo esse rispondono a quattro sapori: salato, dolce, amaro e agro. Non è noto se il cavallo li distingue nello stesso modo ma si può immaginare, dall’ampiezza della superficie gustativa, che la sua conoscenza sia delicata e approfondita. Marco Buri