ONDA TV n.13 dal 25 al 31 marzo 2006, 31 marzo 2006
C’era un ragazzo, figlio di poveri contadini, nato con la passione per la bicicletta. Un ragazzo che ottenne faticosamente il permesso dal padre di correre, a condizione che vincesse
C’era un ragazzo, figlio di poveri contadini, nato con la passione per la bicicletta. Un ragazzo che ottenne faticosamente il permesso dal padre di correre, a condizione che vincesse. Sempre. Quel ragazzo non tradì le aspettative di un padre burbero, ma buono e leale, come lui. Si chiamava Gino Bartali e avrebbe fatto, a modo suo, un pezzo di storia dell’Italia del Novecento. Parte dall’infanzia del grande ciclista di Ponte Ema (Firenze), Gino Bartali - L’intramontabile, la miniserie in due puntate che Raiuno manda in onda in prima serata domenica 26 e lunedì 27 marzo. Per prestare volto e sudore al grande Ginettaccio, il regista Alberto Negrin ha scelto uno degli attori più brillanti e preparati del nostro cinema, Pierfrancesco Favino: «La scelta su chi avrebbe dovuto interpretare Gino ha avuto fin dall’inizio un segnale premonitore - rivela il regista - perchè quando sono andato ad incontrare Pierfrancesco Favino lui, che non sapeva nulla delle mie intenzioni e neppure che sarei andato a incontrarlo, mi è apparso pedalando allegramente su una bicicletta». Un «segnale» dice Negrin che lo avrebbe convinto subito ad ingaggiare l’attore romano. Nonostante alcuni gli facessero notare che Favino non assomigli molto al leggendario ciclista: «L’osservazione è legittima, ma solo se si assume come valido il principio che per interpretare una persona realmente esistita si debba necessariamente assomigliargli fisicamente. Sì, il principio è valido ma va interpretato e applicato con grande cautela. Nel caso di Favino avevamo un attore dal talento straordinario ma non ”gemello” di Bartali. E Favino è diventato Bartali per la semplice ragione che Favino ”era Bartali”. E lo ha potuto fare solo trasformandosi artisticamente nel personaggio, parlando come lui, assumendone la psicologia e riuscendo a pedalare in salita e in discesa con credibile spericolatezza, fino al punto da provare le stesse sensazioni di odio-amore per il suo eterno grandissimo rivale, Fausto Coppi. E così è accaduto». Per quel ruolo la scelta è ricaduta su Simone Gandolfo ed è stata dettata da motivi diversi. Ce lo spiega Negrin: «Per Gandolfo è stato un processo più semplice diventare Coppi. Con lui abbiamo sì trovato un attore di talento, ma nello stesso tempo sorprendentemente simile al Campionissimo. Un gemello che oltretutto andava in bicicletta con una eleganza credibilmente degna». è proprio sull’andare in bicicletta che scopriamo un paio di aneddoti da parte di Negrin: «Favino è stato gettato in pasto ad un allenatore ciclistico professionista, Luigi Bielli, lo stesso che segue la nazionale italiana, ad un medico sportivo che ne ha controllato l’alimentazione fino al dettaglio e per circa sei mesi ha dovuto pedalare duramente con una bicicletta identica a quella utilizzata nella realtà da Bartali. Ha dovuto correre, scalare, scattare, buttarsi in discesa a folle velocità e affrontare salite durissime soffrendo ogni giorno, come allora. Lo stesso hanno fatto tutti gli altri attori, anche coloro che avevano una sola scena di corsa». Così facendo, «quando è venuto il momento dell’inizio delle riprese i miei attori erano diventati degli atleti. Li ho potuti scagliare su discese ripide e su salite con pendenze che superavano il 15% senza mai fare ricorso ad una sola controfigura. Hanno corso anche su montagne di oltre 2000 metri con la neve e il ghiaccio con addosso la sola maglietta mentre attorno noi tutti eravamo bardati da cappotti». Il risultato è stato l’apprezzamento sincero di chi il grande Bartali lo ha vissuto davvero. Eccome. «La moglie di Bartali, Adriana, una signora di oltre ottant’anni è venuta a trovarci sul set e durante le riprese, assistendo ad una scena di corsa in cui Gino Bartali faceva una delle sue prime gare da dilettante, ne è rimasta così colpita ed emozionata da reagire come se si fosse trovata davanti al fantasma del marito. ”è lui, è Gino!” ha gridato. è stata una grande emozione». Quel giorno sul set, Nicole Grimaudo - che nella finzione interpreta proprio la signora Adriana - non c’era: «Già, pensa che sono mancata solo quel giorno». L’attrice siciliana - che nei prossimi mesi sarà protagoniosta di un’altra serie su Raiuno, diretta da Renato De Maria - rivela che è stato «molto emozionante interpretare questo ruolo. La storia e le imprese di Bartali sono ancora vive nel cuore della gente». Nicole conosceva già Favino: «è un amico al quale mi lega grande affetto e stima. L’ho conosciuto quando lavorava in un locale, dieci anni fa, ed entrambi eravamo agli inizi». Quando i gregari di corsa di Bartali e di Coppi si sono trovati di fronte i ’finti’, gli attori vestiti e truccati da Bartali e Coppi, hanno avuto un moto di fastidio, di incredulità, ’ma lui aveva le gambe diverse.’..’..ma no ma no quel naso non c’entra nulla..’......’era più basso...’....’la testa era più larga..’..’no...no’...’Gino era più grosso, gambe secche e muscolose...’....’e l’occhio non è quello...