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 2006  marzo 31 Venerdì calendario

"Ad avere figli ci ho provato tardi, a quarant’anni, ma la natura ha detto no. All’inizio della mia carriera non volevo bambini, non mi andava di fare la star che gira il mondo con il panierino"

"Ad avere figli ci ho provato tardi, a quarant’anni, ma la natura ha detto no. All’inizio della mia carriera non volevo bambini, non mi andava di fare la star che gira il mondo con il panierino". è forse per questo motivo che Raffaella Carrà, 62 anni, s’è decisa a tornare in tv il sabato sera, dal 25 marzo, con Amore, un programma dedicato alle adozioni a distanza. Si chiude così l’era televisiva delle ”Carrambate”. Il caschetto biondo più famoso della televisione italiana imprime una decisa svolta alla sua carriera, portandola dalle lacrime all’impegno civile: «Una scelta coraggiosa, una trasmissione forse unica al mondo - ammette la conduttrice - anche se è soltanto una piccola goccia nell’oceano. Se non lo faccio a sessant’anni quando lo faccio?» Nel corso del programma, in onda per dieci puntate, saranno proiettati filmati di Paesi poveri e lontani rispetto al nostro (India, Cambogia, Filippine, Marocco, Congo, Kenya, Brasile) e saranno raccontate le storie di gente comune e di personaggi famosi: «Tantissimi artisti hanno adottato bambini a distanza. Verranno a trovarci in studio o andranno a raccontare la vita nei villaggi». Una trasmissione del tutto nuova nel panorama televisivo, cucita su misura per Raffaella Carrà. Lei, infatti, è la madrina di sette bambini, l’ultima dei quali, Micaela, è stata adottata all’inizio di marzo: «L’avevo vista in un filmato trascinare una carriola piena di pietre, eppure sempre sorridente. Qualcuno sono andato pure a trovarlo. Il primo viaggio l’ho fatto nel 2003 in Guatemala, fra stardine impervie. Ho pensato: ”Mio Dio, qui ci lascio la vita”. La mia speranza è che questi bambini possano arrivare in Europa come cittadini consapevoli e non a bordo di un barcone. Oggi, se non sei solidale, lo scontro tra razze può diventare ancora più violento». Di fronte a questa scommessa, Raffaella Carrà non si mette a far calcoli sul numero degli ascolti: «Me ne frego dell’audience, ho un obiettivo più importante. Sono un’anarchica, ho sempre rischiato, stavolta un po’ di più». Per la conduttrice, infatti, «chi ha una lunga carriera alle spalle sente il bisogno di occuparsi delle persone più sfortunate. Lo fanno gli U2, io non devo avere paura. è da servizio pubblico un programma che onora il lavoro di medici e volontari». Queste parole, però, non significano che la trasmissione sarà lenta e noiosa: «Offriremo pillole di emozioni. Amore non sarà una cosa triste. Ballerò, canterò, ospiterò dei comici. E non sarà neppure Carramba! Presenteremo dei casi brevi, testimonianze, senza portare in studio i bambini adottati. E saprò essere anche autoironica: chi dice che mi prendo troppo sul serio rimarrà sorpreso. Spero di fare uno show divertente, se no mi suicido io». L’obiettivo dichiarato della conduttrice è di «far presa sugli italiani, che guardandoci di sabato sera possano scatenarsi in una gara per adottare i bambini. Per realizzare il programma abbiamo scelto di appoggiarci a quindici Onlus specializzate in adozioni a distanza. Si tratta di organismi molto seri, che filtrano le richieste con scrupolo. Non mirano a raccogliere soldi e basta, vogliono che i richiedenti agiscano da autentici ”padrini” dei bambini, che li seguano negli anni, con la possibilità di conoscerli e incontrarli nella loro realtà. Io, per esempio, parlo come madrina di Luis, un bambino guatemalteco che ho adottato quando aveva cinque anni. Sono andato a trovarlo due anni fa, l’ho abbracciato nel suo povero villaggio, gli ho detto: ”Y soy tu madrina”. Mi ha baciato e con lui mi è saltato in grembo il fratellino piccolo: era diventato un po’ geloso. Sì, è una cosa che mi commuove. Non racconto tutte queste cose perché la gente dica ”Brava Raffaella”». E per far capire che si tratta di un progetto serio, negli studi televisivi ci sarà un tabellone luminoso che aggiorna in tempo reale le adozioni richieste dai telespettatori e gestite dalle Onlus interpellate. La conduttrice, inoltre, non vuole essere confrontata con nessun altro personaggio del mondo dello spettacolo impegnato in progetti benefici: «Condurrò con garbo, da laica, senza diventare una seguace di Madre Teresa. E non sono Bob Gedolf, della mia trasmissione non parlerà tutto il mondo come è successo con il Live Aid». Insomma, Raffaella Carrà ci invita a «far del bene, ma non solo. Ci vogliono 25 euro al mese per un’adozione, ma non basta solo tirar fuori i soldi. Dobbiamo tutti diventare più responsabili».