varie, 20 marzo 2006
CASTELVECCHI
CASTELVECCHI Alberto Roma 12 aprile 1962. Editore. Ha trascorso l’infanzia in Estremo Oriente prima di stabilirsi a Ostia con la famiglia. All’università studia filologia. A 24 anni pubblica una ”Grammatica italiana” con Luca Serianni. Scrive le ”Osservazioni linguistiche sul romanesco dei coatti”. Conduce per alcune stagioni ”Terzapagina” su Radio Rai. Nel ”93 fonda la Castelvecchi Editoria & Comunicazione. Editore eccentrico e raffinato, ha lanciato alcuni giovani romanzieri italiani, ha ripescato autori dimenticati, ha proposto saggi provocatori. «[...] veste sempre di nero [...] Per mettere distanza fra sé e i suoi libri entropici e colorati. Da quelle copertine flouche un giorno a Riccione attirarono come l’allodola allo specchio Isabella Santacroce, che per il suo libro di esordio non vide una lira, ovvio. ”Ero una bambina sprovveduta”. Non sapeva, l’infanta, che per entrare nell’ordine castelvecchiano bisogna fare voto di povertà. [...] Lui è il primo a dare l’esempio: [...] Un giorno che una redattrice andò a lamentarsi per il mancato pagamento dello stipendio, rispose imperturbabile: ”Io stamattina mi sono fatto la barba a lume di candela. Mi hanno staccato la luce”. Nella prima sede della casa editrice, in viale del Vignola, all’inizio dei Novanta ci si sedeva sulle sedie prese dai cassonetti. Le difficoltà finanziarie [...] sono leggendariee rappresentano una costante della conversazione romana colta. Non c’è terrazza in cui non lo si dia per spacciato. Fra il mucchio di panzane e depistaggi non mancano le testimonianze circostanziate. [...] L’unico che è riuscito a scroccargli qualcosa è Pierluigi Diaco, che allora è proprio un genio. Si incontrarono a pranzo in un ristorante di via del Governo Vecchio. A questo punto le versioni divergono per tornare a coincidere in un solo punto: Castelvecchi pagò il conto. [...] Castelvecchi del sadiano se non del sadico ha pure l’aspetto: dolicocefalo dal cranio polito, un tipo che rimanda alla perversione polimorfa del D’Annunzio vittorialesco, al cinismo realpolitico di Claudio ”Lothar” Velardi, al crimine impassibile di Michel Piccoli in Dillinger è morto. [...] non ha un ufficio stampa, è un ufficio stampa. Appurato che la vita impone scelte crudeli, molti autori hanno dovuto rispondere alla seguente domanda: meglio avere due lire di anticipo in tasca o essere invitati alle feste e fotografati dalle riviste? il famoso’indotto Castelvecchi”, remunerazione in natura assai preziosa per autori in fase di lancio o di rilancio. I più fortunati di loro, a visibilità raggiunta, possono poi concludere contratti migliori con editori più solvibili.[...] ostentauna formazione universale ”fra Ostia e ilmondo”: nato nel 1962 da famiglia dell’isolad’Elba (ecco spiegato l’accento toscano), vive molti anni in Oriente al seguito del padre pilota dell’Alitalia. Le scuole le comincia in Thailandia ma le finiscea Ostia, dove entra in contatto con la coatteria storica che lì aveva uno dei suoi capisaldi. Frequenta il Marechiaro, lo stabilimento balneare descritto da Pasolini nel famoso articolo sul Palazzo.’Un mondo di brutti, sporchi e cattivi, ma con regole precise, oggi totalmente disintegrato”. A 18 anni prima mutazione:il ragazzo di strada diventa filologo.A fare da maieuta è Gianfranco Contini con cui intreccia un epistolario intorno all’interpretazione di una terzina dantesca. Da buon Reverendo in erba, all’universitàsi getta sulla poesia devozionale umbro-marchigiana del Due e Trecento. Approfondisce la lingua dei padri (oggi il latinorum gli serve per stordire le madame nei salotti). Al convegno di dialettologia di Lecce presenta una relazioneche farà epoca: ”Osservazioni linguistiche sul romanesco dei coatti”. A 24 anni è lanciatissimo, scrive insieme al linguista Luca Serianni la grammatica italiana che oggi si trova nelle Garzantine. A 25 arriva la crisi mistica: si ritira dal concorso da cui sarebbe uscito ricercatore, spalancandogli le porte della carriera universitaria. In molti pensano che sia impazzito. Forse lo è davvero. il momento di una nuova prodigiosa metamorfosi: da filologo a carabiniere, che è pur sempre mettersi una divisa nera. Presta servizio nientemeno che nell’antiterrorismo, e da qui nasce la leggenda, coltivata con compiacimento, del Castelvecchi uomo dei Servizi segreti. Ancorao ggi nei centri sociali leggono i suoi libri ma lui non ce lo vogliono, considerandolo più o meno un agente provocatore. Verso la fine degli Ottanta ennesima trasfigurazione: da carabiniere a giornalista culturale. Per qualche anno conduce’Terza pagina” su Radio Rai, poi si stufa di intervistare scrittori e decide difarsi intervistare lui. La Castelvecchi Editoria& Comunicazione nasce nel 1993 con un libro di Bifo che subito la posiziona fra sinistra estrema e tecnologia altrettanto, salvo dettagli stranianti come il calendario dei carabinieri appeso dietro la scrivania. [...]» (Camillo Langone, ”Il Foglio” 15/7/2001).