Maria Laura Franciosi Il Sole 24 Ore, 04/03/2002, 4 marzo 2002
Spedire i soldi a casa costa caro, Il Sole 24 Ore, lunedì 4 marzo 2002 Il recente aumento dei flussi migratori verso le regioni più ricche del mondo ha prodotto un boom delle agenzie che trasferiscono denaro verso i Paesi di provenienza degli emigrati in un giro vorticoso di miliardi (in dollari) che sta arricchendo aziende americane come First Data e la sua consociata Western Union o come la Viad Corporation con la sua Moneygram
Spedire i soldi a casa costa caro, Il Sole 24 Ore, lunedì 4 marzo 2002 Il recente aumento dei flussi migratori verso le regioni più ricche del mondo ha prodotto un boom delle agenzie che trasferiscono denaro verso i Paesi di provenienza degli emigrati in un giro vorticoso di miliardi (in dollari) che sta arricchendo aziende americane come First Data e la sua consociata Western Union o come la Viad Corporation con la sua Moneygram. E molte altre del genere che stanno nascendo come funghi. Il loro atout è la velocità di trasferimento e la possibilità di garantire il servizio anche a chi, come molti immigrati, non ha un conto in banca. Sono state loro a riprendere principi già noti agli antichi cinesi, che chiamavano il trasferimento di fondi ”flying money”, denaro che vola. Gli indiani lo chiamano ”hawala”, termine hindi traducibile con ”fiducia”. Il servizio è infatti basato sulla fiducia: io ti consegno il denaro e tu, senza indagare troppo, lo fai giungere a destinazione in breve tempo e senza intoppi burocratici, a volte addirittura senza chiedere documenti d’identità, ma solo facendo domande ad hoc concordate con chi spedisce i fondi: il nome del cane del destinatario, la misura del suo giro vita e così via. L’informalità della transazione piace a chi invia il denaro. Spesso i terminali della Western Union si trovano in caffè o supermercati, dove non occorre presentarsi in giacca e cravatta. Ora gli Usa chiedono che gli agenti del money transfer s’iscrivano a uno speciale registro presso il ministero del Tesoro. Ma c’è il rischio che il sistema diventi troppo formale allontanando il grosso dei clienti. Le somme inviate attraverso Western Union e Moneygram sono spesso di modesta entità. Su di esse si carica una commissione fissa, oltre a tassi di cambio decisi dalle agenzie stesse e ulteriori commissioni detratte all’atto della consegna del denaro. Il tutto giustificato con la velocità del trasferimento, argomento inoppugnabile dinnanzi alle lungaggini delle banche, che spesso devono appoggiarsi ad agenti del luogo, con tempi di diverse settimane. Nel complesso, si calcola che Western Union, Moneygram e altre agenzie di minori dimensioni trasferiscano ogni anno 41 miliardi di dollari. Con profitti da capogiro, anche in periodi di recessione. Ma la concorrenza si sta attrezzando. Wells Fargo ha annunciato in gennaio che inizierà a offrire bonifici a poco prezzo ai messicani che lavorano negli Usa con una tariffa fissa (10 dollari fino a mille d’invio) inferiore a quella delle agenzie concorrenti. Le concorrenti chiedono commissioni fino al 20 per cento della somma inviata e spese fisse tra 15 e 16 dollari per ogni operazione a prescindere dal valore trasferito. Ma insistono che il prezzo richiesto è equo e che ci vorrà del tempo prima di poter offrire servizi più a buon mercato con le stesse garanzie di sicurezza e velocità. Il 30 per cento dei messicani in Usa si serve di Western Union, l’11 per cento di Moneygram e il 20 per cento ricorre al sistema bancario. Secondo un sondaggio, le commissioni pagate vanno da 10 a 30 dollari per operazione, con un livello-tipo di 29 dollari a transazione e un ulteriore 5-6 per cento caricato a chi riceve il denaro. Western Union e le altre agenzie, consce che la torta fa gola a molti, cercano accordi con banche e istituti postali per realizzare joint venture in cui esse offrono know how e le altre sbocchi commerciali già sviluppati. Così è nato ad esempio l’accordo tra Western e Paribas per trasferire fondi in 20 Paesi soprattutto di Africa, Medio Oriente e India. In Italia le poste hanno affidato un contratto di esclusiva a Moneygram per trasferire fondi mediante i 14.000 uffici postali nazionali: è l’accordo più importante firmato dalla compagnia americana dopo quello con la Gran Bretagna. « un passo significativo per la strategia di ampliamento di Moneygram», ha commentato Philip Milne, presidente e amministratore delegato dell’azienda. La sua holding, Viad Corp, nel triennio 1998-2000 ha realizzato profitti netti per 370,4 milioni di dollari, mentre per il 2001 il profitto ha superato i 25 milioni. La concorrente Western Union ha acquistato il 25 per cento del suo agente greco Christopher Varvias che dispone di 540 agenzie in 80 città. Dopo l’11 settembre, con il giro di vite imposto dalle autorità Usa ed europee sul controllo del riciclaggio del denaro, le maggiori agenzie di trasferimento fondi si sono impegnate a unirsi alla lotta planetaria contro questo flagello. Specie dopo l’annuncio di Washington di collusioni tra il sistema della ”barakaat” sviluppato in Somalia - legato ai principi della rete ”hawala” per trasferire denaro nel mondo arabo - e Al Qaeda, l’organizzazione terroristica di Bin Laden. Il Parlamento europeo ha approvato un importante documento per la lotta al riciclaggio che figura tra i punti della strategia comune di lotta al terrorismo voluto dai ministri europei d’Interni e Giustizia. Sarà Eurojust, l’organizzazione nata per coordinare i lavori dei giudici europei, a gestire nel continente la complessa questione del riciclaggio di denaro, mentre il Consiglio d’Europa ha approvato lo scorso novembre una Convenzione contro il cybercrimine, il trasferimento di fondi via web che si va sempre più diffondendo tra le organizzazioni terroristiche mondiali. Dall’America latina s’insiste per far abbassare i prezzi delle commissioni, con chiari vantaggi per economie che spesso vivono sulle rimesse degli emigrati: l’Interamerican Development Bank ha calcolato che tagliare drasticamente le commissioni pagate ad esempio dagli emigrati messicani in Usa farebbe giungere nel loro Paese 1,5 miliardi di dollari in più. Forse non avevano tutti i torti alcuni minatori italiani emigrati in Belgio che avevano adottato un sistema personale di trasferimento fondi molto casereccio ma, a detta loro, sicuro: ritornando in Italia infilavano i soldi sotto i vagoni del treno per evitare i controlli valutari alle frontiere o il rischio di essere derubati e prelevavano il pacchetto all’arrivo. Un trasferimento indolore e senza spese. Se non andavano personalmente, c’era sempre un paesano cui affidare il prezioso involucro. Quando i franchi belgi arrivavano a destinazione, il Paese rifiatava. Ma erano altri tempi, quando le uniche due voci attive del bilancio nazionale erano le rimesse degli emigrati e i noli navali. Ora sono gli immigrati in Italia ad arricchire i Paesi di provenienza. Meglio sarebbe se potessero farlo con commissioni meno salate. Maria Laura Franciosi