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 2006  marzo 20 Lunedì calendario

Un materiale che può permettere a una navicella spaziale di riparare automaticamente i danni più piccoli al suo scafo e bloccare le perdite di ossigeno è stato sperimentato per la prima volta in condizioni simili a quelle dello spazio

Un materiale che può permettere a una navicella spaziale di riparare automaticamente i danni più piccoli al suo scafo e bloccare le perdite di ossigeno è stato sperimentato per la prima volta in condizioni simili a quelle dello spazio. Sviluppata da Ian Bond e Richard Trask, dell’University of Bristol, come parte di un progetto dell’Agenzia spaziale europea (Esa), la ”pelle autoriparante” s’ispira direttamente a quella umana, che cicatrizza le sue ferite attraverso l’esposizione diretta del sangue all’aria fino a formare una cicatrice protettiva.