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 2006  marzo 13 Lunedì calendario

Anno III - Centonovesima settimanaDal 6 al 13 marzo 2006Milosevic La mattina di sabato 11 marzo i secondini del carcere di Scheveningen (Olanda) hanno trovato morto in cella Slobodan Milosevic, 65 anni, ex presidente della Jugoslavia (1997-2000), detenuto dal 2001 per crimini contro l’umanità in conseguenza dei massacri compiuti in Croazia, Bosnia e Kosovo durante gli anni Novanta

Anno III - Centonovesima settimana
Dal 6 al 13 marzo 2006

Milosevic La mattina di sabato 11 marzo i secondini del carcere di Scheveningen (Olanda) hanno trovato morto in cella Slobodan Milosevic, 65 anni, ex presidente della Jugoslavia (1997-2000), detenuto dal 2001 per crimini contro l’umanità in conseguenza dei massacri compiuti in Croazia, Bosnia e Kosovo durante gli anni Novanta. Sua principale accusatrice, di fronte al tribunale internazionale dell’Aja, il giudice svizzero Carla Del Ponte, 58 anni. Contro la Del Ponte Milosevic s’era difeso come un leone, incolpando, dei crimini e dello smembramento della Jugoslavia, un’alleanza segreta tra Germania e Vaticano (contro la Serbia orotodossa) e imputando al ”capitalismo Usa”, lui che s’era dichiarato comunista fino all’ultimo, la responsabilità finale di tutto. Al tribunale dell’Aja era lui stesso a controinterrogare i testimoni che la Del Ponte gli metteva contro e, si deve dire, le circostanze che richiamava in queste arringhe furibonde erano poi quasi sempre storicamente esatte. Aveva chiesto che fossero sentiti come testimoni 1631 importanti personaggi politici, tra cui Schröder, Madeleine Albright, Helmut Kohl, Lamberto Dini, Chirac. certo che, se si fossero presentati, li avrebbe messi nei guai. La sua morte segue la fine di altri personaggi importanti di quell’epoca: Milan Babic (s’è impiccato dieci giorni fa), Slavko Dokmanovi (idem, otto anni fa), Milan Kovacevic (un anno dopo, morto per un aneurisma). Milosevic era cardiopatico e potrebbe benissimo esser vero che è morto d’infarto. Non sarebbe affatto sorprendente, però, se lo avessero ammazzato.

Storace Giovedì 9 marzo sedici persone sono state arrestate a Roma (ma su richiesta della Procura di Milano) per aver spiato, pedinato, intercettato e segretamente fotografato Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo, tutti e due impegnati nella campagna elettorale per le regionali del Lazio (Marrazzo poi vinse) e battezzati nelle intercettazioni rispettivamente ”Qui” e ”Quo” (c’è anche ”Qua”, ma non si sa chi sia). Lavoravano i 16 per conto dell’allora governatore e successivamente ministro della Salute, il finiano Francesco Storace (nelle intercettazioni detto ”Ciccio”)? Storace dice indignatissimo di no. Come mai allora risultano essere stati messi sotto contratto da persone del team del medesimo Storace? Solo per bonificare gli uffici, è la risposta. Trovarono essi qualche cimice negli uffici? No, neanche una. Gli interrogatori degli arrestati confermano finora la versione di Storace: tutti quelli sentiti finora dicono di aver agito per proprio conto e di aver spiato gli avversari di Storace col solo scopo di farsi belli agli occhi di quello che sarebbe potuto diventare ministro dell’Interno. Storace, il giorno dopo gli arresti, s’è dimesso da ministro accusando Berlusconi di averlo difeso poco e reclamando la propria onorabilità (’Vengano pure ad arrestarmi, se credono”). L’aria è che la sua carriera politica sia finita, tanto più se si considerano i toni di sincero rammarico della dichiarazione del suo acerrimo nemico e compagno di partito, Maurizio Gasparri. Anche il capo del Sismi, Niccolò Pollari, chiamato in causa per l’ennesima volta da Repubblica, ha provato a dimettersi. Ma Berlusconi, d’accordo con Fassino, stavolta ha irrevocabilmente respinto.

Caso Mills La Procura di Milano ha chiesto che Berlusconi sia processato per aver corrotto con 600 mila dollari l’avvocato David Mills, che doveva testimoniare in due processi contro di lui. Il giudice per le udienze preliminari deve ora decidere se la richiesta è fondata oppure no. escluso che si pronunci prima delle elezioni.

Berlusconi. Berlusconi, che non era andato benissimo a Matrix in un faccia a faccia con Diliberto, ha platealmente abbandonato il programma di Lucia Annunziata, che lo stava intervistando nel suo ”In 1/2 h”, perchè la giornalista continuava a fare le domande che s’era prefissa di fare e non gli permetteva di dire perché gli italiani dovevano votare per Forza Italia e non per la sinistra.

No global Sabato, da mezzogiorno e mezza all’una e mezza, quattrocento autonomi (o no global) dei centri sociali Orso, Transiti e Pergola hanno provocato gravi incidenti in corso Buenos Aires a Milano: vetrine sfasciate, auto incendiate, lanciarazzi ad altezza d’uomo, bombe carta in direzione di ignari passanti, l’esplosione di una molotov in un McDonald’s dove mangiavano bambini, eccetera. Polizia e carabinieri hanno caricato e sparato lacrimogeni. Bilancio finale: 10 feriti tra le forze dell’ordine, quattro cittadini in ospedale per aver respirato gas, 45 fermati. Impressionante la reazione dei cittadini: volevano linciare quelli dei centri sociali e con due di loro ci stavano quasi riuscendo. La manifestazione neofascista si svolgeva nel pomeriggio e in un’altra zona della città (corso Venezia: non ci sono stati incidenti).

Sorbona. In Francia sono adesso in agitazione i giovani, perché il primo ministro Villepin ha varato una legge, già operante, che consente di assumere per due anni chi ha meno di 26 anni e di licenziarlo durante quel periodo senza dare nessuna spiegazione. La legge voleva aprire un minimo il mercato del lavoro, ingessato in Francia come da noi, soprattutto per favorire i giovani francesi delle periferie che avevano messo a ferro e a fuoco la città pochi mesi fa. Ma altri francesi, forse non delle periferie, non sono d’accordo e vogliono essere garantiti al cento per cento come tutti: quindi, corteo di molte migliaia di ragazzi e pochi giorni dopo occupazione della Sorbona da parte di 600 studenti, che si dichiarano apolitici, hanno buttato fuori un senatore socialista che voleva parlare e hanno già deciso, se per caso interverrà la polizia, di opporre una resistenza solo passiva. Dopo tre notti sono stati sgomberati da agenti con manganelli e lacrimogeni: 31 i feriti. Era dal ’68 che l’università di Parigi non veniva occupata.

Religione. Il cardinale Martino si è detto favorevole all’insegnamento della religione musulmana a scuola, per un’ora a settimana e purché un congruo numero di studenti ne faccia richiesta. E’ una possibilità già prevista dal nostro ordinamento e a cui il cardinale adesso si richiama soprattutto per prevenire eventuali richieste di sospensione di ogni insegnamento religioso a scuola.

Pedofilo. In via Jacchia, periferia di Parma, gli inquirenti hanno scoperto una cantina ben arredata e con un computer pieno di immagini pornografiche aventi per protagonisti dei bambini. La cantina è di proprietà di Paolo Onofri, il padre Tommy, il piccolo bambino epilettico di 17 mesi sparito dall’inizio di marzo. Onofri, cattolicissimo, dice che stava raccogliendo materiale per presentare una denuncia. Nessuno ci crede. Nessuno sa neanche però in che modo la cantina e l’eventuale perversione del padre si colleghino alla sparizione del piccolo Tommy.

Capitalia. Il governatore Mario Draghi ha incoraggiato le banche italiane a fondersi per resistere alle opa degli stranieri e la prima fusione che andrebbe fatta sarebbe quella tra la milanese Banca Intesa, governata dal cattolico Giovanni Bazoli (e da Corrado Passera), e la romana Capitalia, guidata dal giovane Matteo Arpe e dal potente banchiere Geronzi (ora sospeso da tutte le cariche in margine all’affare Parmalat). Solo che questa fusione, per come stavano le cose fino a qualche giorno fa, si sarebbe potuta svolgere in un solo modo: i milanesi, più grandi, avrebbero inglobato i romani, messo a comandare i loro dirigenti e mandato a casa sia Arpe che Geronzi. Per questo, venerdì 10 marzo, Capitalia ha improvvisamente annunciato di aver sborsato 600 milioni e di aver acquistato il 2,02 per cento di Intesa: una mossa che ha reso molto più difficile l’attacco dei milanesi. Infatti la legge dice che se vogliamo conquistare una banca che ci possiede con una quota superiore al 2 per cento, non abbiamo che una strada: lanciare un’Opa su almeno il 60 per cento del capitale e tutta per contanti, cioè senza offrire azioni in cambio. Molto costoso, nel nostro caso. Poiché però la fusione è pressoché inevitabile, la mossa di Arpe-Geronzi va letta così: okay alla trattativa per mettersi insieme. Però su un piano di parità. I titoli di tutt’e due le banche in Borsa volano.

Giappone. In Giappone il denaro si prestava da molti anni a tasso zero, ma tra qualche mese verrà nuovamente gravato da un interesse. Questo avrà. a medio termine, conseguenze importanti in tutto il mondo, perché diminuirà la massa di denaro circolante e provocherà (dovrebbe provocare) un abbassamento generale dei prezzi. Che non è sempre una buona notizia. La grande massa di denaro tuttora in circolazione nel mondo è dovuta a due fattori forti: la propensione degli americani a indebitarsi quasi senza limiti pur di fare acquisti all’estero e la debolezza economica giapponese, che li costringeva a distribuire il denaro gratis. Uno dei due fattori adesso è venuto meno.

Donne. Dati dell’Organizzazione internazionale del Lavoro mostrano che negli Stati Uniti il 45% di chi prende decisioni, sia nel settore pubblico che nel privato, è donna, contro il 33% della Gran Bretagna, il 29% della Svezia, il 27% della Germania e il 18% dell’Italia. Il settimanale Newsweek, riprendendo i dati, sostiene che a danneggiare le donne europee è l’eccesso di tutela: in Europa il periodo di maternità retribuita va da cinque mesi a tre anni, gli asili sono gestiti o finanziati dallo Stato e una miriade di agenzie governative sono incaricate di promuovere le pari opportunità. Negli Usa invece il congedo di maternità non dura mai più di tre mesi, non esistono asili pubblici e neanche agevolazioni per i padri.

Genitori. Il Bollettino Ufficiale dello Stato spagnolo, non essendo più certo che una coppia sia formata da un uomo e da una donna, stabilisce che nello stato di famiglia il padre sia indicato come ”progenitore A” e la madre come ”progenitore B”.
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