Varie, 19 marzo 2006
VERUSIO
Sandra Pisa • «Salotti romani. Il più famoso è quello di Maria Angiolillo. il salotto del potere, del Palazzo, dove si fanno e disfano alleanze politiche ed affari ad altissimi livelli. Ma c’è un altro salotto, un salotto di sinistra, dove i ministri non entrano se sono della Casa delle Libertà. l’attico e superattico di Sandra Verusio, in uno splendido angolo di una Roma antica ed elegante. Naturalmente la signora Verusio nega che sia un salotto. Che cos’è allora un salotto? ”Ce ne sono due tipi. Quello con bellissime donne, il super manager, l’ultima star. Oppure la cosa mirata, con l’ambasciatore e la principessa. Da me non succede né l’una né l’altra cosa. Il mio non è un salotto [...] Io vedo gente alla quale mi accomuna la fede politica. Credo nella sinistra e mi diverte parlarne”. Però Lucio Villari ha detto: Sandra è una vera dama da intrattenimento. ” stato molto carino. Però è una definizione da uomo del Sud. Solo in Calabria potrebbero dire ”donna da intrattenimento’”. Villari dice anche che da Maria Angiolillo la conversazione è culturalmente più elevata. ” una casa straordinaria, tutto è raffinatissimo, piatti, bicchieri, grandissima classe formale. Ma la cultura non mi sembra di rigore. C’è politica, ci sono affari”. Dicono che la sua cucina non sia il massimo. ”Gli amici si lamentavano: ”Il solito brasato’, dicevano. Allora ho cambiato sistema. Sempre seduti ma ognuno sceglie quello che vuole da un buffet. Grande giro di mozzarelle e di gateaux di patate [...] Questione di affinità. Mi rimane difficile fare una conversazione libera con persone di destra. Non sono un mastino e trovo inutile farmi azzannare. Se incrocio gente normale, che so, Gianni Letta, quattro parole si fanno. Ma solo quattro parole. Niente di interessante”. Il massimo della destra che ha cenato da lei? ”Irene Pivetti quando era presidente della Camera”. Perché non le sono simpatici quelli di destra? ”Perché da loro trasuda una mentalità antica. Sono maschilisti. Fanno ironia volgare. Pensano che il massimo della vita sia far fessi gli altri”. C’è qualcuno a sinistra che la irrita? ”La sinistra radicale”. Tipo? ”Tipo Oliviero Diliberto, Marco Rizzo, gente pesante. Io mi trovo bene con Amato, con Fassino. Soprattutto con D’Alema. Con lui sono quasi sempre d’accordo. Mi diverte il modo ”antipatico’ tra virgolette di proporsi [...] D’Alema è simpaticissimo”. Buttafuoco ha scritto di lei ”sedicente amica di D’Alema”. ” una sciocchezza. Io sono molto amica di Linda e di Massimo”. Si è occupata anche del look di Linda. ”Appunto”. L’ha kriziata. ”L’ho vestita con abiti di Krizia quando Massimo era presidente del Consiglio. Si metteva nelle mie mani e ne usciva come una perla”. Chi altre ha kriziato? ”Anna Serafini, la moglie di Fassino. E Lucia Annunziata”. La sinistra non dovrebbe essere vestita da Prada, la stilista ”rossa”? ”Se qualcuna va da Prada l’ammazzo”. C’è qualcuno che non viene più da lei? ”Bevilacqua. Un giorno mi ha fatto una scenata per una cosa da niente, mi avevano chiesto chi erano i miei scrittori preferiti e non lo avevo citato. Non l’ho più visto”. Lei non è di Roma. ”Sono nata a Pisa in una famiglia di avvocati e di professori universitari. Mi sono sposata con un ufficiale di marina a diciassette anni. Mi sono separata prima di diventare maggiorenne. E sono tornata a casa dalla mamma”. Lei era uno schianto di ragazza. ”Facevo parte di un giro di una decina di ragazze bellissime. Facevamo impazzire gli spasimanti pisani [...] Mi innamorai del mio avvocato e lo sposai. Con lui venni a Roma, l’amore grandissimo della mia vita [...] un uomo schivo, appassionato di viaggi, non socievole, l’opposto mio [...] Mi piaceva l’aria, il successo, furono tutti molto carini con me. Avevo un quadro di Van Gogh in casa, Il giardiniere, e tutti volevano vederlo. Anche gente che non conoscevo. E poi diventavamo amici». Venne anche l’avvocato Agnelli. ”Certo. Venne anche il critico d’arte Briganti. E, insomma…”. Insomma cosa? ”Dissero che il quadro era bellissimo, si emozionarono”. Ovvio. ”L’originale, quel giorno, era in banca. Quella era una copia”. Avere un Van Gogh e tenerlo in banca. ”Quando avevo una cena importante lo andavo a prendere. Alla fine lo abbiamo venduto. Per 600 milioni” [...] All’inizio vedevo soprattutto artisti, Schifano, Angeli, Rotella. Frequentavamo il salotto di Luisa Spagnoli che è stata la regina incontrastata della socialità degli anni Settanta. Era una grande donna, statuaria, enorme, intelligentissima. Era un salotto aperto, senza inviti. Insieme ai pittori cominciarono ad arrivare anche i giornalisti, i politici ”Scalfari, Pirani’ [...] C’era un capo riconosciuto, Eugenio Scalfari. Poi De Benedetti, Spadolini, Amato, Gambino, Furio Colombo. C’era anche la Stabile allargata, culturale, Moravia, Garboli, Siciliano, Arbasino, Franco Rosi [...] Quando qualcuno prendeva delle posizioni personali rischiava di entrare nel famigerato cono d’ombra [...] Qualche volta invitavo a cena qualcuno di sbagliato [...] Non furono contenti quando invitai Giuliana ex Olcese” [...] La Stabile è tremenda: come avviene la decapitazione? ”Con piccole frasi, battutine fredde e poi una telefonata tagliatesta”. Il tagliatore di teste è Scalfari? ”Sì, ma come tutti i grandi capi non lo fa personalmente [...] Scalfari fa capire e qualcun altro fa sapere [...] Ricordo quella di Paolo Guzzanti. Era il beniamino di Scalfari. Con questo sistema è stato tenuto unito il gruppo, in ordine, pulito [...] Mio marito vive sull’Appia. A lui piace il giardino. Io ci vado il fine settimana. Ma il lunedì torno qui. Là diventerei pazza. Io sono una donna di marciapiede [...] Sono stata una donna con molta vivacità, vitalità, allegria. Qualcuno l’ha apprezzata e qualcuno meno” [...] Si è mai innamorata di uno di destra? ”Mai. Quelli di destra non mi piacciono. O sono arroganti o sono untuosi [...] Ognuno fa parte di un mondo, perché negarlo? Io non posso avere le stesse sensazioni, gli stessi problemi, le stesse argomentazioni di un operaia. Sono una signora borghese, un po’ estrosa, che si diverte a fare la vita che le viene in mente e non quella che le vorrebbero imporre. Adopero le espressioni che sono proprie del mio gruppo” [...] una cena che non dimenticherà mai? ”Quella in cui cercammo di metter pace fra Spadolini e Giorgio La Malfa. Un disastro. Li misi vicini e non si rivolsero nemmeno la parola. Mangiavano con il naso nel piatto, senza guardarsi”. [...] ha detto: ”Una persona che non vorrei essere? Veronica Berlusconi”. ”L’idea di poter avere come marito uno come Berlusconi mi atterrisce. Veronica mi fa pena [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Corriere della Sera - Magazine” 16/3/2006).