Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  marzo 18 Sabato calendario

Scomparsa l’eredità della contessa ammazzata. La Stampa, sabato 18 marzo. Alberto Gaino. Che fine ha fatto l’"ingente patrimonio" del cavalier Lionello Adler, ritenuto uno degli uomini più ricchi di Torino? Sui suoi conti, in banca, sono rimasti soltanto spiccioli dei milioni di euro che vi erano depositati anni fa

Scomparsa l’eredità della contessa ammazzata. La Stampa, sabato 18 marzo. Alberto Gaino. Che fine ha fatto l’"ingente patrimonio" del cavalier Lionello Adler, ritenuto uno degli uomini più ricchi di Torino? Sui suoi conti, in banca, sono rimasti soltanto spiccioli dei milioni di euro che vi erano depositati anni fa. Quando la contessa Italia Viglino Cibrario cominciò a gestirli. Morta lei improvvisamente, aggredita da due balordi che volevano rapinarla e selvaggiamente massacrata da almeno uno dei due, l’ex presidente delle Cartiere Burgo e della Banca commerciale Italiana si è scoperto povero. Per lo meno l’hanno scoperto i familiari del cavaliere, molto anziano (ha 86 anni) e in cagionevoli condizioni di salute: la contessa aveva con lui una relazione da molti anni e dai 90, mancata la moglie di Adler, ne aveva assunto le veci. Lo assisteva con premura in tutto e per tutto, come testimoniano i vicini che la vedevano andare e venire dalla sua lussuosa abitazione di corso Montevecchio 36 alla casa del compagno, in corso Re Umberto. In quella logica la contessa gestiva il denaro del cavaliere, che aveva evidentemente spostato sui propri conti bancari. Lei era abituata a ritirare in contanti forti somme: dai 70 ai 100 mila euro. Per le spese, grandi e piccole, si teneva la riserva in casa. Ma alcuni familiari del cavaliere hanno fatto pervenire una "segnalazione" al pm Andrea Bascheri, che si è occupato della morte della contessa, per chiedergli di rintracciare l’"ingente patrimonio" di Adler e di chiarire se l’anziano manager fosse in questi ultimi anni in grado di disporre consapevolmente del proprio denaro. L’istanza al magistrato riferisce anche delle sue precarie condizioni di salute. L’obiettivo è molto chiaro: che si provveda a recuperare in casa Viglino beni e preziosi di proprietà del cavaliere e a restituirglieli. Naturalmente con i 5-6 milioni di euro che si stima fossero rimasti alla contessa. Questa storia è la coda di un delitto che ha colpito per la sua efferatezza e per il luogo in cui si è consumato: le nove di sera, nel sotterraneo di uno dei condomini più riservati della Crocetta, ai margini dell’isola pedonale. Ma non c’entra nulla con il suo antefatto. La scomparsa del patrimonio del cavalier Adler apre semmai un altro scenario, senza che necessariamente si debbano individuare responsabilità penali. E’ noto sin dai primi giorni del "giallo" che Italia Viglino avesse preferito designare come erede l’avvocato civilista Claudia Girotto Munno, un’amica. La circostanza era rimbalzata sui giornali e il legale si era preoccupato di recarsi dal pm Bascheri a chiarire l’assoluta trasparenza dei rapporti fra lei e la defunta. Aveva anche deciso di farsi assistere, quale parte lesa nella fine della sua generosa benefattrice, dalla collega penalista Anna Rosa Oddone. Che, sempre in quei giorni di sgradita (si può capire) notorietà per la cliente, scelse di dettare ai giornali questa definizione dell’intesa fra le due donne: "Erano sorelle d’anima". La contessa e l’avvocato non si conoscevano da moltissimo e il testamento olografo della prima - tre righe secche, "nomino erede universale..." - risale al luglio 2004. Un altro avvocato donna, Patrizia Santachiara, assiste invece la zia e la nipote di Cortemilia della contessa ma non per rivendicarne l’eredità. Per il momento, chiedono che venga arrestato anche il secondo romeno accusato dell’omicidio della loro parente. L’erede, invece, si fa vedere a casa Adler: ha assunto il ruolo di angelo custode del cavaliere? Ignora che il suo patrimonio era transitato sui conti della contessa? Ha già operato su quei conti esercitando il diritto conferitole dall’amica defunta? Interrogativi che rimbalzano dall’istanza dei familiari del cavaliere. Su cui il pm si è già messo al lavoro: sentirà o ha già sentito consulenti finanziari, direttori di banca, quanti possano aiutare a ricostruire la fine del patrimonio di Adler e a recuperarne le tracce. Il cavaliere e i suoi familiari sono assistiti da due avvocati: Andrea Freni, da molti anni vicino al cavaliere (dirigeva l’ufficio legale della Burgo) e il penalista Luigi Giuliano. Inutile chieder loro cosa si aspettino dal lavoro della magistratura. Questa è una storia che doveva rimanere riservata. Alberto Gaino