Andrea Tornielli il Giornale, 08/02/2002, 8 febbraio 2002
Khatami regalò al Papa sei cassette del serial tv più seguito in Iran, il Giornale, venerdì 8 febbraio 2002 I regali più utili, per l’inquilino numero uno del Vaticano, sono le offerte di denaro: non occupano spazio e possono essere prontamente versate nei mille rivoli nascosti della carità, per aiutare persone in difficoltà, popolazioni colpite dai cataclismi, istituzioni benefiche
Khatami regalò al Papa sei cassette del serial tv più seguito in Iran, il Giornale, venerdì 8 febbraio 2002 I regali più utili, per l’inquilino numero uno del Vaticano, sono le offerte di denaro: non occupano spazio e possono essere prontamente versate nei mille rivoli nascosti della carità, per aiutare persone in difficoltà, popolazioni colpite dai cataclismi, istituzioni benefiche. Assieme a queste offerte, però, Giovanni Paolo II riceve ormai da ventitré anni una valanga di piccoli e grandi doni, provenienti da tutto il mondo. L’ultimo che gli è stato consegnato tra le mani, durante l’udienza della settimana scorsa, è stata una bacchetta magica indiana, donatagli da un’associazione di prestigiatori. Si può star certi che Wojtyla non la userà, così come non utilizza quasi nessuno degli omaggi ricevuti, che vengono nuovamente regalati a parrocchie, ospedali, enti di beneficenza o persone che chiedono di poter avere un oggetto appartenuto al Papa. I doni di ogni genere e provenienza offerti a Wojtyla finiscono in quello che in Vaticano viene chiamato «magazzino privato» del Papa, gestito da due suore polacche sotto l’occhio vigile di monsignor Stanislao Dziwisz, il fedele segretario del Pontefice. Il magazzino raccoglie e smista ogni genere di regalo: dai calzini alle scarpe, dai servizi di piatti ai rosari, dalle statue ai ritratti spesso poco somiglianti, dai prodotti alimentari più disparati ai souvenir etnici. I presenti di un certo valore artistico, come sculture di pregio e volumi antichi, vengono spediti ai Musei vaticani, all’archivio, alla biblioteca o alla sacrestia. Da lì, qualche anno dopo, possono essere «riciclati» e donati a qualche capo di Stato in visita a Roma. Eletto appena cinquantenne, e ancora nel pieno vigore fisico, Wojtyla ha continuato a fare lo sportivo, anche da Papa. Nel 1979, sulla Marmolada, ha ricevuto in dono un paio di sci, che poi ha potuto provare sulle nevi dell’Adamello, sotto lo sguardo divertito del presidente Sandro Pertini. Mentre si trovava al Gemelli dopo l’attentato del 13 maggio 1981, si è visto recapitare in ospedale una racchetta da tennis con la scritta augurale di pronta guarigione offerta dal tennista polacco Wojtek Fibak. Non si contano, poi, i palloni firmati dai calciatori o le magliette del centesimo gol, come quella portata in Vaticano da Beppe Signori. Così come non si contano le bici da corsa: da una di queste, nel 1986, mentre pedalava di gran lena nei giardini di Castelgandolfo, cadde ferendosi alla testa monsignor Emery Kabongo, all’epoca segretario del Pontefice. Un anno dopo Giovanni Paolo II ricevette tre maglie da ciclista (una iridata, una rosa e una gialla), dono del campione del mondo Stephen Roche. Una volta, visitando una parrocchia romana in compagnia dell’allora cardinal vicario Ugo Poletti, il Papa si era cimentato in una partita di bocce: nelle settimane successive tra i regali sono spuntate due bocce con tanto di boccino d’oro massiccio del peso di 137 grammi. Sempre legato al mondo dello sport è anche l’originale presente di Enzo Ferrari, conservato in una bacheca della sacrestia personale del Papa: un completo di ampolline da Messa in lega di titanio, appoggiate su un vassoio che riproduce il circuito di Imola. Nel gennaio 2000, Giovanni Agnelli ha consegnato al Pontefice una Lancia «papale» superaccessoriata dal valore di tre miliardi. Durante il Giubileo, in Vaticano è arrivato un trattore con i colori bianco-gialli della bandiera papale e poi un camper. Qualche anno prima, invece, Wojtyla aveva ricevuto due Vespe 50 e una bellissima auto ”Nuerburg 460” del 1930 in perfetto stato di funzionamento. Le macchine del Papa assumono, ovviamente, un particolare valore a causa della notorietà del proprietario. è accaduto così anche per la vecchia Ford Escort che Wojtyla aveva comprato nel 1975 e che utilizzava a Cracovia. Messa all’asta nel ’97 per aiutare la realizzazione di un orfanotrofio in Polonia, è stata acquistata da un anonimo collezionista per 102 mila dollari. L’acquirente ha avuto il privilegio di essere ricevuto in Vaticano e di ottenere le chiavi dell’auto dalle mani del Pontefice. Una fine simile fece la Cadillac bianca utilizzata da Paolo VI per i suoi spostamenti a Bombay, in India, che Montini regalò a madre Teresa di Calcutta e che fu messa all’asta per aiutare i suoi poveri. Centinaia e a volte migliaia sono i doni che Giovanni Paolo II riceve durante i suoi pellegrinaggi intorno al mondo. Per dare un’idea di quanti siano, basti pensare che soltanto durante l’ultimo viaggio a Città del Messico (gennaio 1999), alla nunziatura apostolica sono stati recapitati oltre tremila omaggi: tra questi, oltre a compact disc, sciarpe ricamate, sombreri con guarnizioni d’oro zecchino e immagini della Vergine, ha fatto capolino anche la popolare bambola ”Barbie” opportunamente vestita con un costume tradizionale polacco. Non potendo custodire tutta questa mercanzia in Vaticano, gli oggetti vengono venduti o messi all’asta e il ricavato devoluto in beneficenza. Tra i regali più originali ricevuti durante i viaggi c’è sicuramente un plastico in madreperla raffigurante la città di Gerusalemme, donato al Papa da Yasser Arafat a Betlemme nel marzo 2000. Il presidente dell’autorità palestinese aveva accompagnato l’omaggio con queste parole: «C’è posto per tutti, ma è la nostra capitale...». In ventitré anni, poi, Giovanni Paolo II ha indossato ogni tipo di copricapo: da quello piumato degli indiani a quello rosso e giallo da capo cerimonia, donatogli da Alice Springs durante un viaggio in Australia, fino a quello goliardico degli studenti di Giurisprudenza dell’università di Pisa, quello tradizionale degli alpini o l’elmetto del pompiere. Pochi sanno che Wojtyla possiede anche una personale tiara, il tradizionale copricapo a forma di ogiva con tre corone, definitivamente abbandonato da Paolo VI: è tutta metallica e piuttosto piccola. Com’era prevedibile, il Pontefice non l’ha mai indossata. Tra i regali curiosi va certamente anche annoverata la scimitarra donata dal presidente yemenita Alì Abdullah Saleh, il piccolo tornio in acciaio e ottone offerto dal centro Elis dell’Opus Dei, un sismografo da tavolo, una stufa in rame per tenere in caldo la pizza, ma anche le videocassette del presidente iraniano Khatami. Ricevuto in Vaticano, aveva portato al Papa un prezioso tappeto persiano e sei videocassette del serial televisivo più seguito in Iran. è più che probabile che Wojtyla non le abbia mai visionate. Numerosissime le scacchiere, come quella proveniente dall’Afghanistan, donata da un missionario per l’ottantottesimo compleanno del Papa, ma anche le statue, come un’ingombrante riproduzione in pietra della Madonna nera, così pesante da dover essere sollevata da almeno tre uomini, o un volto in bronzo rappresentante l’uomo della Sindone. Nel corso del suo lungo pontificato, Giovanni Paolo II ha ricevuto in dono anche degli abiti da sposa – in tutto una trentina – e una decina di fedi nuziali d’oro. Regali prontamente ”dirottati” a giovani donne africane. Ad ogni ricorrenza, così come ogni visita di gruppi, il «magazzino privato» si riempie di prelibatezze e di prodotti enogastronomici tipici. Le torte di compleanno, per decine e decine di chili, vengono prontamente inviate all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù, vista l’impossibilità per il festeggiato di assaggiarle tutte. Memorabile fu quella fatta da un pasticciere veneto nel 1986, con un profilo in rilievo del Papa scolpito sul cioccolato bianco. Nei corridoi vaticani si racconta tra il serio e il faceto anche un episodio avvenuto nel 1982, quando il sindaco di Acqualagna offrì al Papa un cesto con tre chili di tartufi bianchi. Tubero preziosissimo, ma sconosciuto in molti Paesi del mondo, Polonia compresa. La suora addetta alla mensa del Pontefice, vistosi recapitare il cesto con quelle strane «patate», le avrebbe messe a bollire riempiendo di cattivo odore la cucina e rovinando irrimediabilmente i tartufi. I regali più sacri che il Pontefice riceve sono le reliquie dei nuovi santi e dei nuovi beati da lui elevati all’onore degli altari. Frammenti di ossa e pezzi di vestito sono gelosamente conservati nella «lipsanoteca», nei locali adiacenti alla sacrestia privata, in apposite cassettiere. Sono accompagnati da certificati di autenticità e vengono via via donati dal Papa per essere posti sotto gli altari principali delle nuove chiese. Nella «lipsanoteca» si può ammirare il dito di una mano attribuito a San Tommaso apostolo, quello che – narra il Vangelo – mise un dito nel costato di Gesù risorto; il teschio di San Lorenzo, un osso di Santa Teresina di Lisieux, un abito di San Pio X. «è prerogativa di grandezza recare grande felicità con piccoli doni», scriveva Friedrich Nietzsche. Il regalo più originale è forse quello che Papa si è visto offrire da un bambino di una parrocchia romana: un piccolo blocchetto di biglietti della lotteria. «Abbiamo cercato di raccogliere dei soldi per i poveri, ma erano troppo pochi – disse il piccolo a Giovanni Paolo II – e allora abbiamo preso questi. Buona fortuna!». Un’altra volta una bambina regalò a Wojtyla una gomma americana. I piccoli doni e soprattutto le letterine che li accompagnano scritte dai bambini di tutto il mondo sono i regali più graditi al Pontefice. Molti di questi biglietti vengono conservati in uno speciale archivio. Uno tra i più esilaranti è stato vergato da una ragazzina americana di nove anni, abitante a Boston. «Signore santo – scrive la bimba - mia madre ha detto che, quando sono nata, mi ha portato la cicogna. Quando è nato mio fratello, è stata sempre la cicogna. Caro Papa, puoi mettermi d’accordo con Dio e fare che mia madre abbia un parto normale la prossima volta?». Andrea Tornielli