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 2002  gennaio 21 Lunedì calendario

Idioti Abbastanza Preparati, La Stampa, lunedì 21 gennaio 2002 Non vorrei contribuire ad aumentare la frondosità del bosco di sigle in cui trascorriamo la nostra vita, ma dato che tutto si contagia (tranne la bellezza, come dice la sapienza popolare) l’altro giorno mi si è fatta incontro una nuova triade di iniziali: I

Idioti Abbastanza Preparati, La Stampa, lunedì 21 gennaio 2002 Non vorrei contribuire ad aumentare la frondosità del bosco di sigle in cui trascorriamo la nostra vita, ma dato che tutto si contagia (tranne la bellezza, come dice la sapienza popolare) l’altro giorno mi si è fatta incontro una nuova triade di iniziali: I.A.P. Discutevo con un amico degli allarmanti risultati di un’indagine internazionale sulla preparazione degli studenti. Il mio interlocutore si scandalizzava per la mancanza di conoscenza in materie come scienze, storia, geografia e letteratura. Io, pur condividendo le sue preoccupazioni, gli ho risposto che non è tanto la carenza di preparazione scolastica a preoccuparmi nei giovani d’oggi. Quello che invece mi spaventa è che ci siano sempre più persone con discreta competenza professionale ma con perfetta incompetenza sociale. Quelli che potremmo definire ”Idioti Abbastanza Preparati”. O per abbreviare, sia pure in modo un pochino idiota: I.A.P. Uso il termine ”idiota” nell’accezione più aderente alla sua etimologia greca: persona carente di interesse civico e della capacità di esplicare le attribuzioni del cittadino. In uno dei suoi ultimi libri, il venerabile John Kenneth Galbraith assicura, con cognizione di causa, che «tutte le democrazie attuali vivono nel timore permanente dell’influenza degli ignoranti». Sono convinto che, per gli «ignoranti», egli non intenda le persone che non conoscono l’ubicazione geografica di Tegucigalpa o non sanno chi fosse il padre di Chindasvinto, perché in questo caso saremmo tutti piuttosto ignoranti (per questo genere di carenze ci sono le enciclopedie o le banche dati). Gli ignoranti di Galbraith, quelli che io chiamo ”idioti”, non sono tanto inadeguati accademicamente quanto malformati civicamente: non sanno esprimersi in modo pertinente su questioni di tipo sociale, non comprendono le domande degli altri per quanto intelligibilmente formulate, non sono capaci di discernere in un discorso politico quello che ha sostanza cerebrale e quello che è mera oratoria demagogica, non percepiscono i valori che vanno condivisi e quelli dai quali è invece lecito - e talvolta doveroso - ribellarsi. Intellettualmente restano sempre dei parassiti o, peggio, dei predatori. Mi ha impressionato una pubblicità che ho visto su diversi giornali spagnoli. Era la pubblicità di una scuola e mostrava una grande foto di bin Laden con la dicitura: «Osama bin Laden, ingegnere». Più sotto si leggeva: «Formare professionisti è facile, il difficile è formare cittadini». In effetti, la preparazione tecnica ai nostri giorni non è peggiore che in passato, semmai il contrario; il male è che l’istruzione non va più in là. Diplomiamo e laureiamo asociali che non si preoccupano d’altro che dei loro diritti e mai dei doveri, oppure fanatici, facili all’intransigenza e alla demagogia. Manca la preparazione dei cittadini. Questi hacker giovincelli, dediti alla divertita occupazione di produrre virus che distruggeranno il lavoro di persone sconosciute, non mancano di preparazione tecnica; al contrario, ne hanno fin troppa. Però sono socialmente e moralmente idioti, ignoranti di quel che significa vivere in una comunità più ampia di libertà e di garanzie. Le persone che oggi, negli Stati Uniti o altrove, plaudono alla demolizione di queste libertà e garanzie in nome di una discutibile sicurezza, appartengono alla stessa specie di ignoranti a cui si riferisce Galbraith. Non meno di quelli che cantano slogan anti-yankee che non esprimono critiche politiche sostenibili, e che provano un’inconfessabile approvazione per i crimini commessi a New York e Washington. Il problema non è quello che non sanno fare ma quello che non sanno essere: uomini fra gli uomini, liberi ma responsabili, critici ma non ossessivi né capricciosi seguaci degli archimandriti della superstizione apocalittica. Sono, si, degli idioti, anche se abbastanza preparati. Educhiamo meglio, o cominciamo a tremare. Fernando Savater