Filippo Ceccarelli La Stampa, 25/03/2002, 25 marzo 2002
Corna, Puffi e girotondi: la politica dell’asilo nido, La Stampa, lunedì 25 marzo 2002 I girotondi, d’accordo
Corna, Puffi e girotondi: la politica dell’asilo nido, La Stampa, lunedì 25 marzo 2002 I girotondi, d’accordo. «I girotondi - ha ammesso Piero Fassino girando intorno alla Rai - li facevo all’asilo». «I girotondi - ha commentato con qualche disprezzo il responsabile Comunicazione di Forza Italia Paolo Romani- provocano negli adulti problemi di squilibrio». I girotondi insomma sono una cosa da bambini. E tuttavia, a pensarci bene - e proprio quando per l’Italia vanno riaprendosi problemi seri: piazze affollate e agguati a sangue freddo - è tutta la vita politica che sembra orientarsi verso forme, comportamenti e modalità espressive che hanno a che fare con l’infanzia. Tutte queste mamme tirate in ballo, ad esempio. La mamma di Sgarbi che querela ”Striscia”; la mamma di Berlusconi che invia un messaggio e un «basìn» a Bossi. Tutto questo irrompere sulla scena pubblica di pupazzi, pinocchi, sosia, gabibbi, tapiri, monsters & C. Al congresso della Lega, davanti ai fumettoni padani raffiguranti guerrieri e bastimenti, il leader ha indossato in pubblico una certa t-shirt, l’indumento dei teen agers. Appena possibile, gli altri si cacciano in testa i più buffi berrettini; e quando compiono gli anni hanno tutti la loro bella torta e spengono le candeline. Non c’è manifestazione di partito che non contempli il più colorato dispiego di palloncini. Non c’è elezione che non assomigli a Cartoonia considerata la ricorrente e giuliva presentazione di simboli tipo Re Leoni, gabbianelle, elefantini, somarelli. Con i Democratici, a suo tempo, si è seccata perfino la Disney che trovava il loro asinello troppo simile a quello di Pinocchio. Nel dibattito politico degli ultimi anni sono confluiti da più parti Topolino, Dylan Dog, Tarzan, Robin Hood, Zorro, Tex, Speedy Gonzales, Calimero, il Grande Puffo, Bibì e Bibò, il Gatto Felix, il Gatto Mammone e il Coniglio Rocky. Tempo fa il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga si è fatto fotografare (su ”Sette”) con un enorme peluche di Snoopy in braccio. Lo stesso Andreotti, ritratto con un dito nel gorgonzola nella grottesca pubblicità che gira in questi giorni, richiama proverbiali moduli fanciulleschi. E sarà pure per beneficenza (don Gnocchi nel caso andreottiano), sarà per «ironia» (mai come in questo tempo abusata), sarà per sembrare più caldi, simpatici e alla mano, però tutto questo fa anche pensare a un qualche fenomeno regressivo; come se, posto di fronte a una grave crisi di legittimità, il ceto politico vecchio e nuovo pensasse di poterla risolvere, o aggiustarla, o almeno temperarla attraverso rappresentazioni sempre più semplificate, elementari, puerili. Oppure sono gli effetti di lunga deriva delle strategie di comunicazione; per cui dietro a questa specie di ritorno allo stato d’innocenza, motore occulto e beffardo del rimbambimento in corso c’è l’evoluzione di un marketing sempre più orientato sulla psicologia motivazionale e quindi sullo sfruttamento a fini di consenso degli istinti, delle passioni, delle emozioni più semplici. Mentre un regime televisivo ormai dominante tende via via a trasformare i politici in personaggi, attori, maschere e caricature mettendoli però in una condizione di sottintesa rinuncia, se non di inedita auto-delegittimazione. Di questo passaggio - tanto più cruciale quanto più rischia di aumentare la necessità di una classe politica adulta e matura - cominciano a fare riscontro vere e proprie ritualità, con tanto di ridislocazioni simboliche. Così, non di rado e quasi sempre davanti a fotografi e telecamere (è successo con Scalfaro, con D’Alema, con Violante, con Rutelli e Veltroni), accade che presidenti e sindaci, ricevendo famiglie o scolaresche, facciano sedere qualche bimbo sulle poltrone delle autorità. Berlusconi finora non l’ha mai fatto. Più che bambino, lui si sente papà. Però un papà a volte minacciosamente capace di scendere al livello dei figli e dei loro amichetti. Per cui canta, sgambetta, fa le corna e per gli ospiti stranieri prepara tagliolini bianchi rossi e verdolini. Filippo Ceccarelli