17 marzo 2006
Tags : Edward. Lampert
Lampert Edward
• Nato a Roslyn (Stati Uniti) il 19 luglio 1962. Finanziere. «Dimenticate Warren Buffett: la finanza americana ha un nuovo re. Si chiama Edward Lampert [...] I fondi gestiti dalla Esl Investments, questo il nome della casa di Lampert, sono ormai di gran lunga i più redditizi d’America, con un profitto medio annuale del 30 per cento negli ultimi 18 anni. Nato a Roslyn, nella provincia newyorkese, una laurea in scienze economiche conseguita alla corte di James Tobin (quello della Tobin Tax, nonché premio Nobel per l’economia nel 1981), giovane in carriera alla Goldman Sachs durante gli anni nei quali il numero uno era Robert Rubin, uno dei più efficaci ministri del Tesoro Usa, Lampert ha anche molti santi in paradiso. Dalla sua parte si schierano, affidandogli patrimoni da capogiro, operatori economici del calibro di Ron Burkle, un riservatissimo multimiliardario californiano, la famiglia Tish, che rappresenta il sangue blu del capitalismo americano, imprenditori di grido del settore high tech come Michael Dell e operatori politico economici come Richard Rainwater, repubblicano di ferro ed ex socio di George Bush. E uno come David Geffen, ex mago della Disney Animation e fondatore, con Spielberg e Katzenberg, della Dreamworks, si dice orgoglioso di aver investito nei fondi targati Lampert oltre un miliardo di dollari. Con un patrimonio personale valutato intorno ai 15 miliardi di dollari e alla testa d’un impero commerciale che comprende la KMart e la Sears (supermercati nei quali si vende dagli elettrodomestici all’abbigliamento) oltre a varie imprese del settore servizi automobilistici, Lampert è stato definito lo Steve Jobs della finanza americana per la sua capacità di piegare il mercato ai suoi voleri. ”Pensa al di fuori degli schemi tradizionali e riesce a sorpendere sia il mercato sia i suoi concorrenti”, dice David Meier, analista della Motley Fool: ”E sebbene non sia ancora ricco come Buffett, lo supera sicuramente in genialità e lungimiranza. Non esiterei a definirlo l’investitore per antonomasia della nuova generazione”. A 28 anni Lampert s’era già messo in proprio e investendo 28 milioni di dollari - capitali raccolti tra familiari, conoscenti ed ex clienti della Goldman - in un hedge fund, convinse Geffen ad affidargliene altri 250. I primi investimenti ebbero a che fare con la Ibm e la Wells Fargo Bank. Ma poi arrivarono le ditte in crisi, quelle sulle quali nessuno avrebbe speso un centesimo. Aziende come la Autozone e la AutoNation, comprate a 20 centesimi sul dollaro dopo pochi mesi valevano miliardi. Oggi che si trova alla guida di un fondo dal valore di 54 miliardi di dollari, Lampert è il finanziere ”under 45” più ricco d’America. Di sicuro assai più di quanto lo fosse Buffet alla stessa età. Anche quando si viene alla strategia d’investimento, le differenze che corrono tra i due big non potrebbero essere più profonde. ”Mentre Buffett è il tipico investitore ’hands off’, che investe cioè in ditte affermate dal management sperimentato e lascia fare alla direzione aziendale, Lampert è completamente assorbito dalla vita interna delle sue aziende”, spiega Paul Tracy, direttore di StreetAuthority.com. ”Sceglie le società quando sono sull’orlo del tracollo a causa degli errori fatti dal personale dirigente. Dopo averle comprate sottoprezzo, le ristruttura completamente eliminando sia i rami secchi sia la vecchia direzione aziendale”. Questo è, per esempio, quello che ha fatto nel 2004 quando ha rilevato la KMart, sull’orlo della bancarotta, per appena 800 milioni di dollari. La sua parola d’ordine al tempo era profittabilità. Piuttosto che fare concorrenza a Wal-Mart, Lampert decise di cedere parte dei suoi possedimenti alla Sears per 3,9 miliardi di dollari. La manovra piacque a Wall Street, il titolo della KMart ebbe un’impennata mentre quello della Sears registrò un crollo repentino. Lampert, che già possedeva il 10 per cento della Sears, ne approfittò subito per lanciare la scalata. La manovra si concluse con la KMart che assorbiva la Sears in uno scambio di titoli dal valore di 12 miliardi di dollari. ”Sta proprio in questa sua abilità di focalizzarsi come un laser su un singolo affare che Lampert esibisce le sue affinità con la cultura zen”, afferma Brian Zen, editore del Superinvestor Digest: ”Vibra all’unisono con il suo obiettivo, ne diventa parte e riesce così a scoprirne i segreti più reconditi”. A queste capacità deve aver fatto probabilmente ricorso anche nel 2004 quando, alla vigilia dell’acquisizione della KMart, Lampert fu rapito da un gruppo di banditi mentre se ne tornava a casa. Dopo una partita a scacchi psicologica durata 39 ore, il finanziere convinse i suoi rapitori a rilasciarlo senza sborsare nemmeno un dollaro» (Paolo Pontoniere, ”L’espresso” 23/3/2006).