Francesco Battistini, ཿCorriere della Sera 11/4/2002, 11 aprile 2002
Per combattere i terroristi, bisogna essere in forze. «All’università del Monte Skopos, nel cortile centrale, si raccolgono centinaia di pacchetti, dolci, regali da mandare al fronte
Per combattere i terroristi, bisogna essere in forze. «All’università del Monte Skopos, nel cortile centrale, si raccolgono centinaia di pacchetti, dolci, regali da mandare al fronte. Ogni venerdì Galei Tsahal, la radio militare, manda i saluti alle mamme. Ed esiste un’associazione per i weekend dei soldati immigrati dall’estero, quelli che hanno lontano famiglia o fidanzata. Non si mangia granché, nell’esercito, ed è un fiorire di barzellette sul ”luf”, l’orrenda salsiccia coi fagioli più temuta d’un tanzim. Gli spot tv dei dadi da brodo, così, immaginano il fantaccino che durante il rastrellamento riconosce l’inconfondibile profumo. E al check-point 300, quello di Betlemme, c’è sempre una ”ima”, una mamma yiddish o marocchina coi vassoi di kebab, di majaddara (il riso alle lenticchie), di zucchine e melanzane da far avere ai ragazzi, oltre la linea. ”Siamo un gruppo d’impiegate del ministero per gli Aiuti sociali - racconta Haghit, un figlio nei Territori -, ma lo facciamo di nostra iniziativa. Raccogliamo offerte da tutta Israele. Ogni mattina ci troviamo a Gerusalemme in casa di Rachel, una nonna di 67 anni, e facciamo la lista della spesa per cento soldati: sei chili di riso, sei di carne, due cassette di pomodori e di cetrioli, pane, bibite. Per combattere i terroristi, bisogna essere in forze”. Che la situazione sia diventata più pesante, dopo la strage di Jenin, Haghit l’ha capito al mercato: ”Ho fatto per pagare, come al solito. Ma gli ambulanti non hanno voluto soldi. Mi hanno regalato tutto”».