Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  marzo 02 Giovedì calendario

Colloquio. L’amore. La Stampa 2 marzo 2006. Master è maestro di bondage, all’«americana». Si chiama Paolo, è un uomo magro con i baffetti neri, molto simpatico

Colloquio. L’amore. La Stampa 2 marzo 2006. Master è maestro di bondage, all’«americana». Si chiama Paolo, è un uomo magro con i baffetti neri, molto simpatico. agente di commercio. Al corso organizzato da Alcova arriva con un borsone da ginnastica. Estrae attrezzi d’ogni genere: cinghie, maschere, bavagli. Costruiti da artigiani, acquistati su internet, assemblati con materiale da bricolage («I bricocenter sono la Mecca dei bondagisti»). Spiega come si lega, come s’imbavaglia, come si mummifica, come s’appende. Per gli esempi pratici usa Laura, la sua compagna nella vita, una donna bionda, veneziana. Di professione è baby-sitter. Lei si lascia docilmente imprigionare, avvolgere da maschere di cuoio con palline in bocca. Lui le chiede ogni tanto se va bene, la conforta con una carezza. Lei mugola di sì, con le braccia immobilizzate dietro la schiena, come la modella di un film hard. Laura un giorno ha visto gli occhi del «maestro» su internet ed è rimasta stregata. Lui le ha domandato in chat che cos’era disposta a fare, lei ha risposto «tutto», per poterlo incontrare, «e voglio anche poter fumare». nato un amore. «Venivo da un’esperienza brutta, di un tizio che voleva solo frustarmi. L’avevo conosciuto su internet ed ero andata da lui, al buio, per capire quanto riuscivo a resistere a quel dolore. durata quattro giorni perché la sua violenza era disgustosa. Con Paolo dura da quattro anni perché in questa sottomissione c’è anche molto amore». Colloquio. Il dolore. Stefano Laforgia lavorava in una società di telecomunicazioni. Poi ha mollato tutto per aprire Alcova, il primo negozio italiano sadomaso (e non è un pornoshop). Fisico possente, 36 anni, cranio rasato, Stefano è ovviamente un adepto del bondage e un convinto fautore del suo sdoganamento culturale. «In Italia - dice - è un mondo avvolto dal mistero, dal sospetto, dai sensi di colpa. Ma se queste esperienze vengono esplorate da adulti consenzienti possono arricchire la personalità». Il negozio si trova nel centro di Roma, vicino al Vaticano. un paradiso di biancheria, costumi di pelle e latex, maschere, frustini, manette, aggeggi incredibili. Ci sono anche una gabbia e una croce di Sant’Andrea. Non fa male tutta quella roba lì? «Assolutamente sì - risponde Stefano - ma anche i tatuaggi sono dolorosi. Dipende da come si affronta un’esperienza: il dolore viene metabolizzato da chi lo riceve, il corpo produce adrenalina ed endorfine che forniscono sensazioni di piacere estremo. Il sadomaso non è violenza. un’esperienza che richiede un equilibrio fuori dal comunee cementifica il rapporto. Perchè chi infligge il dolore non è mai una persona qualsiasi, bensì il tuo partner». Ne è convinta anche Vanja, fidanzata di Stefano. Si sono conosciuti tramite internet. Hanno scoperto di avere le stesse curiosità. Lei viveva in America e faceva la criminologa, ha deciso di trasferirsi in Italia. «Il rapporto di sottomissione è bello, confortevole, eccitante - spiega - sembra paradossale ma suscita nella "schiava" un grande senso di sicurezza». Bruno Ventavoli