MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006, 17 marzo 2006
A un anno dall’entrata in vigore della legge antifumo varata dal Ministro Sirchia, l’Italia può dirsi parzialmente soddisfatta
A un anno dall’entrata in vigore della legge antifumo varata dal Ministro Sirchia, l’Italia può dirsi parzialmente soddisfatta. Il nostro Paese ha cambiato faccia, abbandonando abitudini radicate che vedevano la sigaretta come insostituibile compagna del cappuccino delle otto o del liquore della sera, mentre le vendite di sigarette hanno subito una flessione del 3-5 per cento rispetto al 2004 (anno in cui sono state vendute 99 miliardi di sigarette. Tuttavia, è presto per cantare vittoria. Secondo i dati Istat, i fumatori italiani sono 11.221.000, pari al 23,3% della popolazione con 14 anni e più si affianca il dato degli ottantamila e più decessi annui da bionde: il 15 per cento delle morti totali. Senza contare i danni da fumo passivo, soprattutto nei figli di genitori fumatori: oltre duecentomila episodi tra infezioni respiratorie, asma, otite e altro ancora. «Il tabagismo non è un vizio, né un’abitudine: è una malattia sociale da cui non è facile uscire» afferma Claudio Poropat, responsabile del Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo, del Dipartimento delle Dipendenze (ASS n.1 Triestina). «Come tale va affrontata ricorrendo all’aiuto di esperti, perché il fai-da-te porta ben pochi risultati. Semmai, innesca un ”effetto elastico” ancor più dannoso, perché chi ha tentato ripetutamente di smettere si demoralizza rischiando di perdere la fiducia in sé. Le statistiche dicono che, a fronte di un 20% di fumatori italiani che tenta ogni anno di smettere, solo il 3% ce la fa». Il nemico numero uno contro cui si dispiegano le armi chimiche è la nicotina, che si sprigiona come particellato e in forma gassosa. Quest’ultima forma, prodotta perché il tabacco viene trattato con additivi quali l’ammoniaca, è ancora più pericolosa di quella corpuscolare perché raggiunge i centri cerebrali del piacere (il sistema ipotalamo-ipofisario) in metà tempo rispetto al corpuscolato. «La nicotina provoca dipendenza fisica», spiega Poropat «saturando i recettori cerebrali che riconoscono questa molecola. Per questo motivo il fumatore all’inizio della sua carriera deve incrementare la dose (le sigarette fumate) per provare ancora piacere, altrimenti insorgono i sintomi dell’astinenza: ansia, disturbi del sonno, irritabilità e depressione». Tra i sostitutivi della nicotina (terapia farmacologia) - la cui vendita è aumentata del 300 per cento dopo l’introduzione del divieto - figurano cerotti (da 7-14-21 mg) attivi per 24 ore, gomme da masticare alla nicotina, pillole da succhiare, microtab, dispositivi per l’inalazione. Come orientarsi? «La scelta va fatta in base alle abitudini del fumatore» precisa Poropat. «Il cerotto è un metodo passivo e ben si confà a chi ha abitudini regolari e relativamente costanti. Siccome la cessione della nicotina è piuttosto lenta (il picco massimo si raggiunge in circa otto ore), questo metodo non è adatto per chi soffre di ansia e stress e ha bisogno di una soddisfazione immediata. In questi casi è più indicato il chewingum, che va masticato lentamente e che attiva la corteccia frontale permettendo di scaricare con rapidità le tensioni. Altrettanto soddisfacenti sono gli inalatori, che gratificano chi ama tenere qualcosa in mano o in bocca, mentre più discrete e più adatte a un’intensa vita di relazione sono le pastiglie da succhiare e le microtab: si sciolgono lentamente senza farsi notare». Tempo di cura: due mesi almeno, sotto controllo medico. Disponibile in commercio, ma poco usato in Italia perché non prescritto dal SSN e piuttosto caro, è il cloridrato di bupropione, una sostanza che, oltre a diminuire la voglia di fumare, limita anche l’aumento del peso che di solito accompagna l’abbandono della sigaretta. Tuttavia, a fronte di una percentuale di successo attorno al 35%, il suo uso è limitato anche dagli effetti collaterali. Complementare all’intervento farmacologico c’è la terapia psicologica, indispensabile per raggiungere il traguardo, da soli o in gruppo. «La strategia migliore per chi vorrebbe smettere» conferma Poropat «è rivolgersi a un centro specializzato, dove la motivazione personale viene costruita e rafforzata da specialisti. Per rimediare ai danni del fumo ci vogliono anni, ma evidenti benefici si ottengono già entro alcune settimane dalla cessazione dell’uso di sigarette».