MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006, 17 marzo 2006
Per uscire da una dipendenza, nulla aiuta quanto la forza di volontà. Proprio su una terapia di autoaiuto si basa la fama e la forza dell’associazione Alcolisti Anonimi
Per uscire da una dipendenza, nulla aiuta quanto la forza di volontà. Proprio su una terapia di autoaiuto si basa la fama e la forza dell’associazione Alcolisti Anonimi. Nacque negli Stati Uniti nel 1935 dall’incontro di un agente di borsa di Wall Street e un medico chirurgo di Akron (Ohio), entrambi alcolisti. I due si resero conto che condividendo le loro esperienze di dolore e sostenendosi a vicenda riuscivano a tenersi lontani dalla bottiglia. Da allora in poi, l’Associazione ha fatto il giro del mondo. Nessun obbligo, nessuna restrizione, nessuna terapia psicologica vera e propria: ognuno aiuta se stesso e gli altri a trovare la forza di smettere. La partecipazione è gratuita e non esiste alcuna distinzione razziale, sessuale, sociale, fideistica o politica: nell’anonimato del gruppo, ognuno è solo e soltanto se stesso. Il cuore dell’associazione, infatti, è proprio il gruppo. Durante le riunioni le persone raccontano le loro storie, le proprie esperienze, condividendo i problemi personali. E molto spesso tutto ciò funziona davvero. Forse perché ciascun individuo può smettere, in mezzo ad altri alcolisti, di essere ”diverso” e ricominciare a ritenersi un essere umano. Quindi a ritrovare in sé la forza per recuperarsi. Famoso il metodo dell’associazione: i cosiddetti Dodici Passi. E, in un certo senso, il recupero individuale avviene proprio gradualmente. Il primo atto è porsi un obiettivo a brevissimo termine: stare lontano dal ”primo bicchiere” per sole 24 ore. Poi per altre 24... e così via. Importante, inoltre, è la concezione dell’alcolismo come ”malattia” e non come vizio, cosa che attenua i sensi di colpa e permette alla persona di raggiungere la guarigione.