Corriere della Sera 15/03/2006, pag.17 Alessandra Farkas, 15 marzo 2006
New York in bianco e nero rivive il ballo di Capote Ma stavolta è per un’asta. Corriere della Sera 15 marzo 2006
New York in bianco e nero rivive il ballo di Capote Ma stavolta è per un’asta. Corriere della Sera 15 marzo 2006. New York. I più chiacchierati furono il 51enne Frank Sinatra e la 21enne moglie Mia Farrow, che abbandonarono la festa alle 2.45 del mattino, nonostante le suppliche di Truman Capote di rimanere. La più ammirata Marella Agnelli, elegantissima insieme al marito Gianni. La più sexy Candice Bergen, con una maschera da coniglietta ispirata alle pinup del suo amico Hugh Hefner. Ma nella sala gremita di celebrità e letterati – da Andy Warhol a Lee Radziwill, Richard Avedon, Philip Roth, Henry Fonda, Gregory Peck, John Steinbeck e Arthur Miller – la parte del leone era toccata all’ organizzatore di quel celebre bal masqué in bianco e nero. Ovvero Capote, che il 14 marzo 1966 aveva chiamato a raccolta il Gotha del tempo – 540 vip in tutto – nella cornice del leggendario Hotel Plaza su Central Park, per quello che i giornali d’allora ribattezzarono «il party del secolo». Ieri sera, quaranta anni più tardi, la casa d’aste Christie’s ha tentato di ricreare la magia di quello storico evento mondano nel Salone da ballo del suo quartier generale al Rockefeller Center. Ad attendere gli ospiti all’ingresso, oggi come allora, erano due Bentley, una bianca e una nera, mentre l’intrattenimento musicale è stato fornito dalla Peter Duchin Orchestra, che suonò per Capote e i suoi vip la notte di 40 anni fa. E, proprio come al ballo originale, gli invitati hanno dovuto seguire un rigoroso codice d’abbigliamento: bianco e nero, con maschere e ventagli dello stesso colore. Tra i nomi del comitato d’onore, messo assieme dalla casa d’aste, 16 sono reduci di quella festa. Tra loro Norman Mailer, che allora intrattenne i suoi compagni di tavolo discutendo della guerra in Vietnam e ieri si è potuto sbizzarrire su uno dei suoi temi preferiti: l’Iraq. Ma i paralleli si fermano lì. Il ballo del 1966 era stato voluto da Capote, reduce dal successo del suo ultimo romanzo A Sangue Freddo, in onore della sua grande amica Katharine Graham, la padrona del Washington Post, da poco rimasta vedova. La festa di ieri è servita invece a promuovere un’asta. Complice Hollywood, che grazie all’Oscar a Philip Seymour Hoffman, ha rilanciato il mito di Capote in tutte le salse. In vendita oggi negli stessi saloni saranno 350 oggetti sopravvissuti alla vendita del Plaza, il centenario hotel disegnato dall’architetto Henri Janeway Hardenbergh che ospitò il ballo originale e dopo aver chiuso i battenti nell’aprile del 2005 è stato trasformato in condominio di lusso. La maggior parte dei 500 invitati chiamati da Christie’s fanno parte invece della nuova mondanità newyorchese: il pittore Jeff Koons, ex marito di Cicciolina, Ivana Trump, ex moglie di Donald Trump, David Bowie e Iman e la stilista Vera Wang. Toccherà a loro dare il via all’asta già ribattezzata un «garage sale» dai giornalisti di gossip americani per i suoi articoli da mercatino di roba usata, tra cui sgabelli da bar, pigiami e uniformi da cameriera. Valore complessivo: 750 mila dollari. Una miseria secondo i canoni di Christie’s. «La voglia di tornare indietro a quei tempi illustri e luminosi non è mai stata tanto forte come oggi», spiega Deborah Davis, autrice di Party of the Century: the fabulous story of Truman Capote and his black and white ball (Il party del secolo: la favolosa storia di truman Capote e il suo ballo in bianco e nero), in uscita nelle librerie Usa. «Il ballo di Capote – precisa – resta però unico e irripetibile». Eppure la festa era costata solamente 13.000 dollari, poco anche per quei tempi. Frederick Eberstadt, un fotografo newyorchese, ricorda di aver visto un gruppo d’italiani all’ingresso del Plaza: «Agnelli e Brandolini. Probabilmente si aspettavano di vedere il massimo del lusso. Invece c’era solo un sacco di palloncini appesi ai candelabri». «Erano all’entrata della sala da ballo – incalza Eberstadt – quando sentii uno di loro dire, "abbiamo viaggiato fin qui per questo?"». Anche gli agenti dei servizi segreti che accompagnarono la first daughter Lynda Johnson furono costretti ad indossare maschere e vestirsi in bianco e nero. Nel menu il Plaza aveva incluso mezza bottiglia di champagne a testa, ma alla fine gli ospiti consumarono più di 400 bottiglie di Taittinger. Già mesi prima del ballo, la lista d’invitati creò un sacco di speculazioni su quali nomi c’erano e quali mancavano. «Capote scriveva e cancellava nomi a caso, come per capriccio – ricordano i biografi – Con un tratto di penna cancellò Margaret, duchessa d’Argyll, ma per qualche motivo risparmiò la Marchesa di Dufferin». L’umiliazione per molti si consumò durante il party. «Ho visto Betty Bacall che ballava», spiega lo storico Arthur Schlesinger Jr., uno degli invitati, in un altro libro su Truman Capote scritto da George Plimpton: «Ci conoscevamo da anni. Mi avvicinai e cercai di infilarmi tra lei ed il suo compagno. Lei mi lanciò uno sguardo di scherno e disse, "Non lo vedi con chi sto ballando?". Era il coreografo Jerry Robbins, che non conoscevo. Così m’allontanai a testa bassa». L’indomani della festa il mensile Esquire pubblicò una foto di copertina con le star snobbate dal ballo, tra cui Kim Novak, Tony Curtis, Lynn Redgrave e Pierre Salinger. «Non saremmo venuti – si lamentavano nella didascalia – neppure se ci avessi invitati, caro Truman Capote». Alessandra Farkas