Tom Segev, Il settimo milione, Mondadori, 16 marzo 2006
L’Olocausto è ancora oggi la ragion d’essere d’Israele? «Israele è diverso dalla maggior parte degli altri paesi del mondo perché ha la necessità di giustificare, agli occhi altrui e ai propri, il diritto all’esistenza
L’Olocausto è ancora oggi la ragion d’essere d’Israele? «Israele è diverso dalla maggior parte degli altri paesi del mondo perché ha la necessità di giustificare, agli occhi altrui e ai propri, il diritto all’esistenza. E ha questa necessità perché quasi tutti i paesi arabi circostanti non lo riconoscono e perché un gran numero di ebrei sparsi nel mondo preferisce non vivere in Israele. Finché questi fattori rimarranno immutati, il sionismo resterà sulla difensiva. L’Olocausto, come giustificazione dell’esistenza dello Stato di Israele, ha un valore paragonabile soltanto alla promessa divina contenuta nella Bibbia: è la conferma definitiva della validità della tesi sionista secondo cui gli ebrei possono vivere nella sicurezza e godere pienamente dei diritti dei quali usufruiscono gli alteri popoli soltanto in uno Stato autonomo e sovrano, capace di difendersi. Eppure, di guerra in guerra, si è visto chiaramente che al mondo ci sono molti altri luoghi in cui gli ebrei sono più al sicuro che in Israele. Non solo: l’Olocausto è stato un’innegabile sconfitta per il movimento sionista, che non è riuscito a convincere la gran parte degli ebrei del mondo a stabilirsi in Palestina quand’era ancora possibile. Benché sia indubbiamente vero che i dirigenti dello yishuv avrebbero potuto dimostrare maggiore compassione ed empatia per gli ebrei d’Europa, è anche vero che non avrebbero potuto fare di più per salvarli. Lo yishuv era inerme di fronte al piano di sterminio nazista».