Abraham B, Yehoshua, Diario di una pace fredda, Einaudi, 16 marzo 2006
A oltre mezzo secolo dall’Olocausto, come va letto oggi il rapporto Diaspora-Israele? «Gli Ebrei della Diaspora vedono oggi di fronte a sé un Israele forte, sicuramente insediato in confini che si aprono verso mondi vicini e lontani, e non più costretto a chiedere agli ebrei della Diaspora appoggio finanziario e politico in cambio di un orgoglio ebraico guadagnato sul campo delle audaci imprese militari
A oltre mezzo secolo dall’Olocausto, come va letto oggi il rapporto Diaspora-Israele? «Gli Ebrei della Diaspora vedono oggi di fronte a sé un Israele forte, sicuramente insediato in confini che si aprono verso mondi vicini e lontani, e non più costretto a chiedere agli ebrei della Diaspora appoggio finanziario e politico in cambio di un orgoglio ebraico guadagnato sul campo delle audaci imprese militari. Anche in questo caso non si potrà attizzare un nuovo fuoco dalle braci delle relazioni esistenti in passato; si dovrà invece cercare di mettere a punto nuovi sistemi di collaborazione a progetti sociali e internazionali, in cui la Diaspora non rappresenterà più il personaggio del fratello più ricco che dà aiuto al fratello più povero che combatte in prima linea. Adesso i rapporti dovranno essere basati su una base di uguaglianza - su qualcosa di simile a una comune missione che sia la Diaspora che Israele devono compiere verso il mondo - e soprattutto verso il terzo Mondo. La creazione di una Armata di Studio ebraico-israeliana, che invii gratis insegnanti in tutti i rami dello scibile - dall’insegnamento dell’uso dei computer fino a quello delle lingue e della musica - nelle scuole dei paesi sottosviluppati, potrà innalzare in modo notevole il livello tecnologico e scientifico di quei Paesi. In fondo, tutto questo non è altro che una delle vecchie ideologie sionistiche, che volevano che la Stato ebraico fosse non solo un luogo di rifugio per ebrei perseguitati, ma anche un centro spirituale nel quale l’energia e l’intelletto del popolo ebraico vengano usati per farne, secondo l’antica frase, ”una luce per i popoli”».