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 2006  marzo 14 Martedì calendario

Se la scommessa è più precisa dei sondaggi. Il Sole 24 Ore 14 marzo 2006. Sebbene la maggior parte dei sondaggi dia il centrosinistra favorito, l’esito delle elezioni d’aprile è ancora incerto

Se la scommessa è più precisa dei sondaggi. Il Sole 24 Ore 14 marzo 2006. Sebbene la maggior parte dei sondaggi dia il centrosinistra favorito, l’esito delle elezioni d’aprile è ancora incerto. A meno di un mese dal voto i margini d’errore sono ancora consistenti e i risultati molto volatili. Non tutti i sondaggi, poi, concordano: secondo quelli commissionati dal centrodestra sarebbe la Casa delle Libertà a essere in vantaggio. C’è però una categoria di persone che sembra sicura del risultato elettorale: gli scommettitori. Presso vari siti inglesi è possibile scommettere su chi sarà il Presidente del consiglio dopo il 9 aprile: Berlusconi, Prodi o nessuno dei due. Su www.betfair.com, per esempio, 1_ puntato su Prodi vince 1,3_ in caso di un suo successo, 1_ su Berlusconi vince 3,7_ e 1_ su nessuno dei due vince 20_ (dati verificati sabato 11 marzo). Insomma, secondo questo mercato Berlusconi ha il 27% circa di probabilità di essere riconfermato, Prodi il 71% di succedergli. L’uso di mercati delle scommesse per prevedere eventi futuri non è una novità, ma nuove tecnologie lo stanno rendendo uno strumento sempre più preciso e facile da organizzare e consultare. Internet consentente oggi praticamente a chiunque di organizzare mercati complessi a basso costo a cui migliaia di persone possono comodamente partecipare dal salotto di casa propria. Il primo mercato a specializzarsi in previsioni politiche è stato l’Iowa Electronic Market organizzato nel 1988 dalla business school dell’Università dell’Iowa (www.biz.Iowa.edu/iem), seguito in Europa dall’Austrian Electronic Market (http://psm.em.uni-karlsruhe.de/psm/) e in Canada dal British Columbia Electronic Market (http://esm.ubc.ca). Questi mercati tipicamente quotano contratti futures che pagano $1 se un dato evento politico si realizza; l’accesso è libero e facile con il web. A questi mercati se ne stanno aggiungendo altri per prevedere diversi tipi di eventi. Per esempio, la società finanziaria Cantor Fitzgerald ha costituito un mercato sul probabile successo dei film Hollywoodiani (www.hsx.com), Goldman Sachs uno sull’andamento degli indicatori economici (www.economicderivatives.com). persino calcolabile la probabilità implicita nelle scommesse che l’influenza aviaria raggiunga gli Usa entro il 30 giugno 2006 (stimata al 32% su www.tradesports.com). Che peso si deve dare a tali stime? Se il fior fiore dei sondaggisti non raggiunge risultati conclusivi sul prossimo voto, perché dovrebbero riuscirci gli scommettitori? L’idea su cui si basano le stime tratte da mercati è, in un certo senso, opposta a quella sui cui si basano i sondaggi d’opinione. In un sondaggio normalmente non si chiede alle persone intervistate di predire il risultato delle elezioni, ma semplicemente di rivelare la propria preferenza. Il sondaggista, quindi, deve essere molto cauto nel scegliere un campione in cui siano rappresentate tutte le categorie sociali rilevanti, e nella giusta misura. Siccome nessuno può dire con certezza quali queste siano, il processo è spesso arbitrario: i risultati dipendono dalla bravura (o fortuna) del sondaggista. In un mercato di scommesse non c’è nessuna regia e nessuno seleziona i partecipanti. Sono gli incentivi monetari a farlo: chi se ne intende guadagna, gli altri perdono. Il mercato quindi è il solo arbitro: a sostituire gli esperti è la proverbiale mano invisibile di Adam Smith. Questa mancanza di controllo è allo stesso tempo il difetto e la forza principale di tali mercati di previsione. Studi sugli Iowa Electronic Markets (IEM) hanno messo in luce che gli scommettitori sono tutt’altro che un campione rappresentativo dell’elettorato. Il 90% sono uomini, il 60% ha un reddito superiore a $60.000, il 90% è bianco: una composizione demografica ben diversa dalla popolazione Usa. A ciò si aggiunge che il numero di persone che si dilettano a piazzare scommesse in questi mercati è minuscolo se paragonato con i votanti. Durante le presidenziali del 1992 il totale delle scommesse nel IEM fu di soli $21.445 e in media, secondo l’importanza della consultazione, il numero degli scommettitori varia da 25 a 1500. Il totale delle scommesse nel sito citato sopra che quota la votazione italiana d’aprile è per ora di appena $50.000. Eppure i risultati sono sorprendentemente precisi e non seguono i sondaggi; generalmente li anticipano. L’errore medio dei sondaggi finali prima delle elezioni presidenziali è del 2%, l’errore medio delle stime tratte dai prezzi quotati nel IEM è dell’1,3%. Su 15 elezioni nazionali (non solo negli Usa) quotate, l’IEM ha generato predizioni migliori dei sondaggi in 9 casi. Quello che sorprende maggiormente è la precisione del mercato anche lontano dalle elezioni e la rapidità con cui i prezzi incorporano nuova informazione. Nel 1995, l’IEM quotò un future che avrebbe pagato $1 se Colin Powell si fosse candidato alla presidenza. Il 7 novembre 1995 il prezzo di questo titolo era 60 centesimi: il mercato, quindi, stimava al 60% la probabilità dell’evento. La mattina dell’8 novembre alle 8 e 10 inaspettatamente Powell annunciò una conferenza stampa. Il mercato correttamente ne dedusse che Powell avrebbe rinunciato a candidarsi: in pochi minuti, prima che si sapesse il contenuto dell’annuncio, i prezzi crollarono a meno di un centesimo. (Si può escludere che il mercato fosse manipolato da insider perché nessun investitore può investire più di $500). Sono allora meglio i sondaggi o i mercati delle scommesse? Quale lezione ci offrono? I mercati di previsione delle elezioni statunitensi sono più sviluppati di quelli sulle votazioni italiane. E ci forniscono alcuni utili insegnamenti. I sondaggi spesso presentano risultati molto volatili, alimentano le speranze dei candidati e l’ansia degli elettori. I mercati delle scommesse, invece, sono generalmente molto più stabili e mutano solo in risposta di eventi inattesi di rilievo. L’evidenza empirica suggerisce che sono gli scommettitori ad aver ragione e le variazioni dei sondaggi dovrebbero semplicemente essere ignorate. Il caso Powell, però, dimostra che i mercati non hanno un’ideologia e non esitano a cambiare cavallo in fretta, in base a nuove informazioni. Alle elezioni in Italia manca quasi un mese: c’è ancora tempo per colpi di scena. Marco Battaglini