La Stampa 16/03/2006, pag.1-14 Maurizio Molinari, 16 marzo 2006
Spin negativo (autogol). La Stampa 16 marzo 2006. Mai visto nulla di simile». All’Emory University di Atlanta, Georgia, il politologo Alan Abramowitz è uno dei più apprezzati storici americani dei dibattiti presidenziali e non esita a confessare stupore per il modo in cui Silvio Berlusconi ha scelto di concludere il primo duello tv con Romano Prodi, ovvero ammettendo a telecamere ancora aperte di non essere contento del proprio risultato
Spin negativo (autogol). La Stampa 16 marzo 2006. Mai visto nulla di simile». All’Emory University di Atlanta, Georgia, il politologo Alan Abramowitz è uno dei più apprezzati storici americani dei dibattiti presidenziali e non esita a confessare stupore per il modo in cui Silvio Berlusconi ha scelto di concludere il primo duello tv con Romano Prodi, ovvero ammettendo a telecamere ancora aperte di non essere contento del proprio risultato. La sorpresa di Abramowitz si spiega con l’importanza che nelle campagne presidenziali americane ha lo «spin» ovvero l’impegno che i team dei due partiti mettono nello spingere i media e l’opinione pubblica a dare subito un giudizio positivo su come è andato il proprio candidato durante il duello. Ogni candidato, consigliere elettorale e sondaggista sa che lo «spin» può essere anche più importante del dibattito stesso per motivi convergenti: può correggere all’istante gli errori commessi e l’opinione negli elettori si consolida nei giorni successivi allo scontro tv. Per avere idea dell’importanza dello «spin» nella gestione dei dibattiti presidenziali, alla cui metodologia il confronto Berlusconi-Prodi si è ispirato, basta tener presente che in occasione dei tre duelli fra George W. Bush e John F. Kerry nelle sale stampa di Coral Gables, St. Louis e Tempe i rispettivi team distribuivano ai giornalisti i commenti scritti contro l’avversario a dibattito ancora in corso, al fine di influenzare a loro favore la lettura di uno scambio di battute che stava ancora avvenendo. E ancora: appena finito il duello i più importanti consiglieri dei candidati - Karl Rove per Bush, Bob Shrum per Kerry - si precipitavano di fronte alle tv per imprimere subito uno «spin» favorevole alle immagini appena trasmesse. Tanto nel 2000 che nel 2004 lo «spin» dei repubblicani ha consentito a Bush di riprendersi da dibattiti che, secondo molti osservatori, lo avevano visto in difficoltà di fronte ad Al Gore e Kerry. Da qui le due anomalie del comportamento di Berlusconi nello studio Rai. La prima è di metodo: è stato lui stesso a imprimere uno «spin» e lo ha fatto a dibattito ancora in corso mentre negli Stati Uniti ciò avviene a duello concluso e da parte dei consiglieri elettorali. L’altra è di merito: anziché imprimere uno «spin» positivo alla sua prestazione in tv ha fatto l’esatto contrario. Vi sono due possibili letture del perché Berlusconi si sia comportato in questa maniera: è stato lo scivolone spontaneo di un leader politico indebolito ed al tramonto oppure si è trattato di una scelta voluta. A non escludere quest’ultima possibilità è Karlyn Bowman, politologa ed analista elettorale del centro studi neoconservatore American Enterprise Institute di Washington, secondo la quale «è noto che ad un candidato che si trova a rincorrere può giovare recitare la parte dell’"underdog", di chi è in difficoltà e si trova a subire per responsabilità altrui». «Sebbene si tratti di una tattica senza precedenti nei dibattiti presidenziali americani - aggiunge il sondaggista Scott Keeter che per l’indipendente "Pew Research Center" seguì i confronti fra Bush e Kerry - parlare male di se stessi è una sorpresa che può servire a rinfrescare il rapporto con gli elettori, renderlo più naturale». Ma Abramowitz non ci crede più di tanto e, ripassando velocemente a memoria i dibattiti degli ultimi venti anni, ribatte: «Presentarsi come l’"underdog" può servire allo sfidante ma non al presidente uscente perché è evidente a tutti gli elettori che essendo lui al governo è lui a trovarsi in posizione dominante». Maurizio Molinari