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 2006  marzo 16 Giovedì calendario

Soltanto politica? Naturalmente no. I sondaggi sono utili anche per tastare il polso dei cittadini nei confronti di una determinata situazione, oppure per dare al mercato dati necessari per dove orientare le proprie ambizioni

Soltanto politica? Naturalmente no. I sondaggi sono utili anche per tastare il polso dei cittadini nei confronti di una determinata situazione, oppure per dare al mercato dati necessari per dove orientare le proprie ambizioni. Anzi, si può affermare che sono proprio le aziende a essere le migliori clienti dei ”sondaggisti”. A elencare le società più alacri in questa attività è Nicola Piepoli, un’autorità nel campo, presidente dell’omonimo istituto di ricerca e consulenze di marketing, nonché fondatore dell’Istituto Cirm. «In cima alla lista c’è la Procter & Gamble, seguita da Telecom Italia, Rai, Barilla e Colgate Palmolive. La Procter & Gamble spende circa 10-12 milioni di euro l’anno, poco meno Telecom e la Rai». Insomma, il mercato è tutt’altro che statico. Anzi, lo si può definire in gran fermento, anche per l’avvento di Internet, che ha senza dubbio portato nuove metodologie alle tecniche del sondaggio. «I sondaggi su Internet, come quelli televisivi, non sono ancora del tutto validi scientificamente», afferma Piepoli. «Il campione di utenti, infatti, è troppo selezionato per essere indicativo. Questo non significa che il campo non sia da tentare. Vari istituti di demoscopea, compreso il nostro, utilizzano il software Cawi (Computer assisted web interview), che è una nuova procedura per le inchieste di ogni tipo». In pratica, al campione è inviata un’e-mail di richiesta di partecipazione a un questionario. Il campione si collega a Internet e compila autonomamente il questionario. Attraverso selezioni e filtri, è possibile utilizzare con profitto tutte le varie risposte alle domande. E tornando al mondo politico, vale davvero la pena tastare costantemente l’opinione pubblica? «Credo di sì. Anzi, un politico dovrebbe affidarsi spesso a questo servizio. In tal senso, uno dei più attenti fu l’ex presidente francese Charles De Gaulle. Realizzava sondaggi d’opinione due volte la settimana, in base ai quali era disposto a modificare le sue decisioni. Era tanto informato che conobbe in anticipo i risultati del referendum che mise fine alla sua leadership. Ciò nonostante, lo fece svolgere lo stesso».