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 2006  marzo 16 Giovedì calendario

Ma se i metodi matematico-statistici sono strumenti oggettivi per chi effettua sondaggi, come mai esistono tanti centri di ricerca? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Pessato, amministratore delegato dell’istituto SWG di Trieste, dove da oltre vent’anni si progettano e realizzano ricerche istituzionali e di mercato, studi sul cambiamento sociale e indagini d’opinione

Ma se i metodi matematico-statistici sono strumenti oggettivi per chi effettua sondaggi, come mai esistono tanti centri di ricerca? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Pessato, amministratore delegato dell’istituto SWG di Trieste, dove da oltre vent’anni si progettano e realizzano ricerche istituzionali e di mercato, studi sul cambiamento sociale e indagini d’opinione. «Ogni istituto demoscopico», spiega Pessato, «è specializzato in un suo preciso campo, anche se poi spesso si cimenta in indagini d’altro tipo. Nel nostro caso, un dipartimento gestisce degli osservatori che effettuano rilevazioni continue in settori specifici. Uno di questi è il Monitor Nextra-SWG, che dal 2002 controlla il benessere economico di oltre 77.000 famiglie». A distinguere ogni istituto c’è comunque qualche particolare metodo di lavoro? «La definizione di un campione rappresentativo della popolazione, e le interviste che gli danno voce, sono comuni a tutti gli istituti di ricerca. Ciò che può distinguere un istituto da un altro, invece, sono i questionari con le domande da porre al pubblico. Ogni istituto cura particolarmente la costruzione del questionario cercando di puntare su più domande piuttosto che su una sola e diretta. Più il questionario è preciso, maggiore sarà la bontà del sondaggio». Accanto alla domanda classica sulle intenzioni di voto, si può chiedere, ad esempio, un parere sul grado di fiducia che esprime un politico o un intero schieramento o una previsione sul partito che vincerà. Dalle molteplici risposte ottenute è più facile per i ricercatori raggiungere un risultato finale più fedele alla realtà. «Soprattutto nei sondaggi politici», continua Pessato, «un altro momento in cui ci può essere un diverso approccio metodologico è quello della valutazione dei dati ottenuti attraverso la tecnica della ponderazione. In pratica, ogni istituto stabilisce arbitrariamente quanto far incidere sugli esiti del sondaggio quelli ottenuti nelle elezioni precedenti». Se nelle precedenti elezioni il 25 per cento del campione ha votato il centro destra, contro un risultato del 21 per cento, si osserva un eccesso del 4 per cento nelle preferenze contro quelle effettive. Alla luce di questi dati, un istituto può scegliere se o di quanto ridimensionare i risultati, per renderli più simili a quelli reali secondo la tendenza passata.«In ogni caso, bisogna sempre ricordare che il risultato finale di un sondaggio è solo un numero, non una verità assoluta».