MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006, 16 marzo 2006
Come si fa a capire quando un politico mente? Rivolgendosi a James Pennebaker. Lo psicologo dell’Università del Texas di Austin (Usa) ha scoperto che i discorsi con dichiarazioni false hanno tutti qualcosa in comune
Come si fa a capire quando un politico mente? Rivolgendosi a James Pennebaker. Lo psicologo dell’Università del Texas di Austin (Usa) ha scoperto che i discorsi con dichiarazioni false hanno tutti qualcosa in comune. In un testo ingannevole sarebbero rari i pronomi personali come ”io” e ”noi”, perché chi parla vuole inconsciamente mantenere una certa distanza dai contenuti del suo discorso. Allo stesso modo avverbi come ”comunque”, ”tuttavia” e parole come ”paura” e ”tragedia”, pur indicando un’avversione istintiva all’inganno da parte di chi sta parlando, ne confermano l’intento ingannatorio. In tutto sono almeno 88 i vocaboli che, a detta di Pennebaker, smascherano una falsità. Anche il matematico David Skillicorn della Queen’s Ontario University (Canada), basandosi sul modello di Pennebaker, ha creato un sistema di calcolo per misurare il grado di sincerità degli uomini politici attraverso l’esame dei loro discorsi. L’occasione per un test si è presentata durante la recente campagna elettorale canadese. Secondo Skillicorn, il nuovo primo ministro Paul Martin, del partito Liberale, è sembrato il meno sincero per aver pronunciato più volte le parole ”incriminate” (una media di 124 contro quella di 80 dei suoi avversari).