James Panichi diario, 29/03/2002, 29 marzo 2002
Alle Figi è obbligatorio fare amicizia, diario, 29 marzo 2002 Ai tavoli della ”Bure” - la grande mensa del Parlamento a Suva, capitale delle Figi – ormai la pausa pranzo non è più quella di una volta
Alle Figi è obbligatorio fare amicizia, diario, 29 marzo 2002 Ai tavoli della ”Bure” - la grande mensa del Parlamento a Suva, capitale delle Figi – ormai la pausa pranzo non è più quella di una volta. C’è un’aria di educazione forzata: chi si parla sottovoce, chi sorride troppo, chi addirittura preferisce mangiare da solo, in silenzio. In un Paese dove il lunch break di mezzogiorno è l’unica religione di Stato (chiudono persino i centralini dei ministeri), l’atto del mangiare è diventato un problema particolarmente serio, soprattutto per i parlamentari. Tutto da quando Kenneth Zinck, ministro del Lavoro, ha avanzato l’idea di multare quei deputati che non approfittano del pranzo per farsi nuovi amici. Nelle Figi, le divisioni etniche tra la maggioranza melanesiana e la nutrita comunità indiana (il 44 per cento della popolazione) sono già sfociate in tre colpi di Stato (l’ultimo a maggio del 2000). Ed è per questo che, secondo Zinck, ogni occasione è buona per capirsi meglio, per creare un senso di solidarietà che vada oltre l’etnia. «Non riguarda soltanto i parlamentari», spiega il ministro. «Dappertutto, indiani e figiani mangiano tra di loro, divisi. Succede anche tra i ragazzi, nei cortili delle scuole. L’unica soluzione è obbligare le comunità a vedersi più spesso». Ed ecco, quindi, la creazione di una regola parlamentare che impone un pranzo comune. E per chi resiste a ogni tentativo di interazione, si parla già di una multa di 100 dollari figiani (oltre 50 euro); provvederà un vigile per l’integrazione parlamentare e far rispettare le regole. «E non riguarda soltanto il pranzo», avverte Zinck. «Terrò d’occhio anche la pausa del tè alla mattina e al pomeriggio. Voglio vedere gente allegra». Non che siano mancate le obiezioni culturali: per esempio, c’è chi crede che le due razze non si frequentano a tavola perché, mangiando cibi diversi, gli odori non sono compatibili. Si sa che i parlamentari figiani preferiscono piatti tradizionali del Pacifico, come il ”fish in lolo” o il ”palusami” mentre gli indiani rimangono attaccatissimi al curry arrivato dall’India con i loro nonni tagliatori di canna da zucchero. «Sciocchezze!», esclama Zinck. «Conosco molti figiani che mangiano solo cibo indiano e tanti indiani che preferiscono i piatti tradizionali delle isole. Il cibo non c’entra». Ma un curry non fa primavera e gli effetti dell’ultimo golpe continuano a farsi sentire tra gli 800 mila abitanti del Paese. La Costituzione del 1997, presentata come la prima Carta «multirazziale», ha invece lasciato il Paese più politicamente diviso che mai. Là dove una volta il Partito laburista era di ispirazione operaia (una base indiana con una componente indigena) adesso è esclusivamente indiano, mentre i figiani sostengono il governo spesso apertamente razzista del primo ministro Laisenia Qarase. Il mondo politico ricorda sempre più l’etnosciovinismo di Lilliput-Blefuscu, il Paese melanesiano immaginario del romanzo Furia, di Salman Rushdie (per il quale l’autore si è ispirato appunto alle Figi postgolpe). Ma chi guarda dietro alle quinte non può che intravedere un mondo più complesso. Un indigeno che canta solo l’opera indiana, insegnanti indiani nelle scuole figiane, i misteriosi uomini d’affari indiani che hanno appoggiato il golpe indigeno del 2000. Non esiste bianco e nero nei giochi di razza delle Figi. James Panichi