Gabriella Saba diario, 05/04/2002, 5 aprile 2002
Computer anticastristi, diario, 5 aprile 2002 A Cuba non si possono più comprare né computer, né un monitor, né una tastiera e nemmeno un mouse
Computer anticastristi, diario, 5 aprile 2002 A Cuba non si possono più comprare né computer, né un monitor, né una tastiera e nemmeno un mouse. La notizia é stata divulgata qualche giorno fa dal sito Wired News, che a sua volta l’ha ricevuta da una fonte del governo cubano. La fonte è ovviamente rimasta anonima e, anzi, ha agito in gran segreto, informando il sito da un account web based e avvisando che se non avessero avuto più sue notizie voleva dire che era stato scoperto, bloccato e forse arrestato. La fonte ha anche aggiunto, va da sé, non solo di non essere d’accordo con il divieto, ma che questo aveva creato scompiglio nello stesso governo. In ogni caso non si tratta di una misura di fresca data. Il divieto ha almeno qualche mese: chi dice che è stato emanato a metà gennaio, chi il 24, chi il 15 di febbraio. A sancirlo è stato un decreto del ministro del Commercio interno, tale Barbara Castillo, che limitava la vendita di computer o di pezzi di computer, di fotocopiatrici e di qualsiasi altro strumento di stampa, ai rappresentanti del governo o di aziende statali. Gli altri, privati cittadini e associazioni, avrebbero potuto acquistarli in casi indispensabili e solo se autorizzati dal ministero del Commercio interno. Ma, chissà perché, si era fatto in modo che la notizia non uscisse da Cuba. Il sito Cubanet, anticastrista, con sede a Miami, ma che si avvale della collaborazione di corrispondenti cubani, e stava dietro a quella storia da settimane, non riuscì a cavarne che qualche testimonianza, terrorizzata, di anonimi commessi dei negozi, e una dichiarazione sibillina del portavoce del governo cubano a Washington, Luis Fernandez: «Se non ci fosse l’embargo, i computer potrebbero comprarli tutti». Aggiungendo poi: «Internet deve essere usato solo se serve alla rivoluzione». Il fatto certo è che i negozi di informatica, a partire dal 15 gennaio (o dal 24, o dal 15 di febbraio), sono stati divisi salomonicamente in due parti: da una parte ci sono i computer per i rappresentanti del governo e dall’altra i cd e i floppy disc per i normali cittadini. Così come non si sa ufficialmente niente del decreto, allo stesso modo non si sa niente del perché questo sia stato emanato. I computer erano stati venduti liberamente da metà del 2001, per cui la misura sembra caduta dal cielo. Secondo esponenti dell’Istituto cubano degli economisti indipendenti, c’entra qualcosa la quantità di informazioni, articoli e messaggi che hanno cominciato a uscire da Cuba da quando la gente ha preso a collegarsi a internet. Molti di questi finiscono su media anticastristi. vero che gli accessi sono limitati, i costi partono da 15 dollari al mese - ma c’è anche chi ne paga 260 - quando un cubano guadagna mediamente 240 dollari l’anno, ovvero 12 al mese. vero che per creare un proprio account bisogna passare per le forche caudine dell’autorizzazione di Stato, che quest’ultimo possiede il solo server e quattro ISPs nazionali, che molti messaggi vengono controllati, che i siti pornografici e anticastristi sono bloccati all’entrata, che alla fine solo 40 mila cubani su 11 milioni sono autorizzati ad avere un account - accademici e funzionari del governo - e tra quelli che non lo sono c’è la maggior parte dei giornalisti indipendenti, un centinaio dei quali sono anticastristi. Però le e-mail passano lo stesso. E portano in giro informazioni che al governo non piace che circolino. Internet rischia di non servire più troppo alla rivoluzione. Al contrario. D’altronde, da quando avrebbe deciso di democratizzare il paese - con tempi biblici - il governo di Castro fa come i gamberi, un passo avanti e uno indietro. L’uso di internet viene incoraggiato nelle scuole e nei Joven Club de Computaction, ma le proibizioni sono tante e così severe da annullare i benefici. Proibire la vendita dei computer ha chiuso il discorso nel modo meno democratico possibile. Gabriella Saba