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 2006  marzo 16 Giovedì calendario

Sicilia, luglio 1943. Le truppe alleate sbarcano in Sicilia e cominciano la lenta risalita verso il Nord dell’Italia, liberandola dalle truppe nazi-fasciste

Sicilia, luglio 1943. Le truppe alleate sbarcano in Sicilia e cominciano la lenta risalita verso il Nord dell’Italia, liberandola dalle truppe nazi-fasciste. Francesco Receputo, lettore oggi ottantenne di Mineo (Ct), racconta due piccoli episodi che certamente non finiranno sui libri di storia, ma che mostrano come la guerra, al di là dei grandi scenari, tocchi la vita quotidiana dei singoli che vi sono coinvolti, mettendo a rischio la vita di chiunque in uno stato di assenza di legalità. A quel tempo ero giovane. Ricordo che dopo lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia, avvenuto la notte del 9 luglio 1943 a Mineo, il mio piccolo e caratteristico paese d’origine, si manifestarono per alcuni mesi delle scene inconsuete e per noi spesso pericolose. Ne capitò una anche a me: erano le sei di pomeriggio del 18 luglio. Io lavoravo come dipendente in una sala da barba e in quel momento stavo camminando per una via del paese, quando due soldati neozelandesi, completamente ubriachi, mi puntarono una pistola alla tempia gridando: «Señorita! Señorita!!!», volendo probabilmente farmi capire di procurargli della compagnia femminile. La paura mi assalì, poiché non vedevo via d’uscita da quella situazione. Fortunatamente a quel punto, vidi che a distanza stavano assistendo alla scena due miei amici, Enrico e Mario, che accorsero in mio aiuto e cominciarono a gettare sassi ai due soldati, che si diedero in breve alla fuga. Così per mia fortuna e per grazia di Dio, fui libero! Un altro episodio avvenuto pochi giorni dopo, il 21 luglio, vide protagonista un contadino di Mineo, anche in questo caso alle prese con alcuni soldati neozelandesi. Il contadino si trovava nel suo podere situato nella piana di Mineo, quando fu aggredito, bastonato e denudato da questi militari. La vittima dell’aggressione decise di aspettare il calar della sera, per rientrare in paese ed evitare l’imbarazzo di farsi vedere dai suoi compaesani completamente nudo.