MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006, 16 marzo 2006
Mario Principato, entomologo e acarologo dell’Università degli Studi di Perugia (075.5857741), è autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche apparse su riviste nazionali e internazionali, libri e testi universitari
Mario Principato, entomologo e acarologo dell’Università degli Studi di Perugia (075.5857741), è autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche apparse su riviste nazionali e internazionali, libri e testi universitari. Ha messo a punto un nuovo esame chiamato Edpa (Esame diretto delle polveri ambientali) con cui è possibile individuare gli insetti o gli acari invisibili che vivono con noi in quantità incredibile e ci causano lesioni, prurito, dermatiti. Attualmente sta brevettando un nuovo larvicida d’origine vegetale contro le zanzare (soprattutto contro l’invadente zanzara tigre) che agisce in 30 minuti eliminando uova, larve e pupe. La sua appassionata attività di entomologo lo ha portato a creare URANIA, un’eccezionale collezione di artropodi, davvero unica, che mostra in 150 grandi bacheche oltre 22.000 esemplari provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un vero e proprio museo entomologico, che occupa oltre 450 metri quadrati, organizzato in due sezioni, una sistematica (con tutti gli ordini di insetti esistenti) e una didattica, con diorami tematici in cui, in ogni bacheca, viene trattato un argomento entomologico: dalla metamorfosi agli insetti mimetici; da quelli patogeni fino alle curiosità più straordinarie. Esposta a Genova in occasione delle manifestazioni colombiane, è stata portata a Perugia dove, in un mese, ha superato i 10.000 visitatori. Attualmente è chiusa in un laboratorio, in attesa di qualche seria proposta pubblica o privata che ne faccia un museo non più itinerante ma stabile. Dottor Principato, che cos’è che l’ha affascinato tanto negli insetti, al punto da avergli dedicato tutta la sua vita? Mi sono letteralmente innamorato di loro quando mi sono reso conto che anche il più piccolo e insignificante artropode ha un sistema complesso di organi e apparati, un proprio modo di percepire il mondo, e una storia antica, molto più antica e prodigiosa della storia dell’uomo. Oserei dire che in realtà sono immortali. Che cosa significa? Significa che gli insetti non sono esseri così deboli e sprovveduti soltanto perché sono tanto piccoli e possiamo schiacciarli sotto le nostre scarpe. Proprio uno degli insetti che noi disprezziamo di più, la blatta, ossia lo scarafaggio, ha circa 400 milioni di anni ed è giunto fino a noi pressoché inalterato. Ci pensi: l’uomo non ha più di 500.000 anni. Ma come hanno fatto gli insetti ad arrivare fino a noi senza estinguersi? Il segreto è sia nella plasticità del loro corpo (che è protetto da un esoscheletro) sia, soprattutto, nella capacità di adattamento a qualsiasi ambiente. questa capacità che li rende invincibili e quindi immortali nel succedersi delle generazioni. Ognuno, a suo modo, porta avanti i propri geni da centinaia di milioni di anni. Ci sono insetti che vivono un solo giorno, come le effimere. Qualcuno ha detto: «Nello stesso giorno nascono, si sposano e muoiono...». Altri vivono pochi giorni come certi lepidotteri notturni, o nascono senza bocca e muoiono letteralmente di fame. Quante madri-insetto perdono la vita prima di vedere nascere la propria prole! Molte farfalle sopravvivono un mese, altre si ibernano superando l’inverno come larve, o come adulti. Ci sono insetti che vivono a lungo? Un coleottero buprestide, Buprestis aurulenta, sembra possa vivere quasi cinquant’anni come, del resto, le regine di certe termiti. Ciò che conta di più per loro non è la sopravvivenza del singolo, ma quella della specie. Mi viene in mente un dittero italiano, piuttosto singolare, che non deposita uova, ma larve. Si chiama Sarcophaga haemorrhoidalis; è quella mosca che, talvolta, entra furiosamente dentro le nostre abitazioni sbattendo dappertutto. Ebbene, fa così perché deve assolutamente partorire. Se noi la intrappoliamo dentro un bicchiere vuoto, così che non possa deporre i suoi figli su qualcosa di nutriente, nel giro di pochi minuti questi le sfondano l’utero e la divorano dall’interno. La natura ha comunque raggiunto il suo scopo: la sopravvivenza della specie. La madre è diventata il nutrimento. A volte la natura fa orrore. Ma è vero secondo lei che gli insetti ci sopravvivranno, visto che hanno la capacità di sopportare perfino le radiazioni e molte sostanze tossiche? Perché provare orrore? Non bisogna cercare una morale nei metodi che la natura escogita per spingere avanti la vita. E se l’uomo non distruggerà tutto, è probabile che loro, gli insetti immortali, usando le meravigliose tecnologie che possiedono e spesso aggiornano, continuino a vivere dopo di noi. Sono già sopravvissuti alla catastrofe che ha ucciso i dinosauri; alle glaciazioni; agli incendi; ai terremoti e a tutti gli sconvolgimenti del passato. Non vedo perché non possano sopravvivere anche oltre la nostra specie, se mai si dovesse estinguere. Però preferisco non pensarci!