PAola Mastrocola, ttL della Stampa 11/3/2006., 11 marzo 2006
Le «a» tonde, i puntini sulle «i». ttL della Stampa sabato 11 marzo. Paola Mastrocola. La mia maestra si chiamava Giordano ed era così vecchia che io mi chiedevo sempre se non sarebbe morta prima o poi
Le «a» tonde, i puntini sulle «i». ttL della Stampa sabato 11 marzo. Paola Mastrocola. La mia maestra si chiamava Giordano ed era così vecchia che io mi chiedevo sempre se non sarebbe morta prima o poi. Era grigia, pallida e dimessa: per cinque anni le vidi solo due maglie addosso, una settimana una, una settimana l’altra. Portava una cartella di cuoio molle che, camminando, faceva dondolare un po’ verso l’alto un po’ verso il basso. Mi ha insegnato a scrivere bene, con le «a» tonde, la stanghetta della «t» che parte da sinistra e non taglia l’asta in due, e il puntino della «i» che deve stare a metà riga, non troppo vicino o troppo lontano. Una volta i grandi tenevano molto alla calligrafia, alle regole e all’ordine. A seconda di come facevamo le lettere, ci scriveva sul quadreno: malissimo, male, bene o benissimo. A volte metteva anche un punto esclamativo dopo il benissimo, e allora si tornava a casa con le gambe che volavano. Una volta i grandi davano molto belli se facevi i compiti molto bene, e voti molto brutti se facevi i compiti molto male. Guai se c’era una macchia d’inchiostro; quando disgraziatamente capitava, non si poteva strappare la pagina perché si vedevano i lembi strappati o addirittura saltava il foglio dall’altra parte, quindi niente da fare, si andava sereni al martirio, cioè si prendeva «malissimo». Una volta non c’erano tante scuse: se sbagliavi, pagavi. Era sposata a un maestro, che insegnava nelle classi dei maschi (una volta i maschi erano divisi dalle femmine), aveva una cartella di cuoio molle uguale alla sua ed era vecchio come lei. Si chiamava, ovviamente, maestro Giordano. Arrivavano insieme a scuola dondolando ognuno la sua cartella. A lungo pensai che, se facevi la maestra, non potevi che sposare un maestro; e che la vita era questo: le «a» molto tonde e poi, da grandi, due cartelle che dondolano insieme.