Paolo Valentino Corriere della Sera, 14/04/2002, 14 aprile 2002
Sulla chioma di Gerhard Schröder
Il mistero che accarezza la chioma di Schröder, Corriere della Sera, domenica 14 aprile 2002 Berlino. La politica tedesca ha letteralmente le mani nei capelli. Dimenticate la disoccupazione, dimenticate la nuova legge sull’immigrazione, lasciate da parte perfino il fallimento del gruppo Kirch e le sue possibili ricadute. A scaldare la campagna elettorale, in Germania, è infatti la fluente chioma del cancelliere federale, Gerhard Schröder. proprio naturale il suo bel color bruno, tendente al mogano, invidiabile per un uomo di 58 anni? Ovvero una tintura, sapientemente aspersa, nasconde le striature biancastre che, ahimé, segnalerebbero l’inesorabile trascorrere del tempo? Il rovello spacca la nazione, impegna la magistratura ordinaria, arroventa il dibattito politico, minaccia addirittura di diventar materia per la suprema istanza tedesca, l’irreprensibile Corte costituzionale di Karlsruhe. Nella querelle, si segnala una dichiarazione giurata del ”figaro” personale del cancelliere, pronto a difendere l’onore del suo primo cliente. E, non ultima, la richiesta di due signore dell’opposizione liberal-cristiana, secondo cui, a Gerhard Schröder, non resta ormai che sottoporsi ad analisi tricologiche. Se la vicenda sembra sfuggita di mano, parte della colpa è sicuramente del cancelliere. È stato proprio Gerhard Schröder a innescare l’ordigno, con la decisione di querelare l’agenzia d’informazione Ddp, guarda caso di proprietà del gruppo bavarese Kirch, tradizionalmente vicino alla Cdu-Csu. Succedeva il 23 gennaio scorso. In un servizio sul candidato conservatore alla cancelleria, Edmund Stoiber, la Ddp aveva citato incidentalmente anche l’esperta d’immagine Sabine Schwind von Egelstein, secondo la quale ”Schröder sarebbe molto più credibile, se la smettesse di tingersi i capelli sulle tempie”. Poche ore dopo, il capo del governo nominava un legale di fiducia, l’avvocato Michael Nesselhau, che per fax chiedeva all’agenzia di smentire: ”I capelli nelle tempie del cancelliere non sono né colorati né ossigenati”. La Ddp accettava, ma si rifiutava di accettare la seconda richiesta del legale, un impegno formale a non pubblicare più la citazione. A quel punto scattava la querela. Venerdì pomeriggio, un giudice di Amburgo, sentite le parti, ha deciso di rinviare la sua decisione al 17 maggio. I legali dell’agenzia hanno detto che non accetteranno un provvedimento restrittivo, dichiarandosi pronti a portare il caso alla Corte suprema, in nome della libertà d’espressione. Ma, se Schröder ha voluto rischiare il ridicolo, una ragione ci sarà pure. “un anno elettorale e un’accusa del genere potrebbe diventare spiacevole, se dovesse diffondersi” spiegano i suoi avvocati. Gli esempi a sostegno di questa tesi non mancano. Nell’ultimo dibattito parlamentare sulla politica economica, un deputato della Cdu, Karl-Josef Laumann, non ha esitato un attimo a ignorare le smentite, dichiarando: ”Chi trucca sui capelli, trucca anche le statistiche, come per esempio quelle sulla disoccupazione”. Insomma, il sospetto, fosse pure infondato, di tingersi i capelli, come metafora di poca solidità delle convinzioni, di ”Substanzlosigkeit”, l’assenza di contenuti che gli è stata rimproverata sin dagli esordi della sua carriera politica: è contro questo venticello, potenzialmente venefico in campagna elettorale, che Schröder ha scelto il fuoco di sbarramento, anche a costo di apparire permaloso e privo di autoironia. Tanto più, che gli strateghi di Stoiber hanno puntato proprio in questa direzione, per valorizzare il loro campione: ”Spigoloso, genuino, di successo”, recita l’ultimo slogan del candidato dell’opposizione, dove gli spigoli vogliono marcare la differenza con i ”bordi arrotondati” e un po’ piacioni del cancelliere. Paolo Valentino