Alessio Altichieri, ཿCorriere della Sera 15/4/2002, 15 aprile 2002
Tre mesi fa, muratori al lavoro nel cottage di Saint Olaf ad Harray, nelle isole scozzesi Orcadi, scardinarono il pavimento della cucina: sotto le assi trovarono i resti di tre neonati, morti almeno ottanta anni fa
Tre mesi fa, muratori al lavoro nel cottage di Saint Olaf ad Harray, nelle isole scozzesi Orcadi, scardinarono il pavimento della cucina: sotto le assi trovarono i resti di tre neonati, morti almeno ottanta anni fa. Pare che tutti gli abitanti del paese sapessero chi li aveva sepolti là sotto: Tamima Gray, vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, figlia di un pastore protestante e madre di Violet, una prostituta con l’aria da contadinotta, viso lungo e mascella quadrata, capelli raccolti, un lungo filo di perle. Era Tamima che, subito dopo i parti «frutto del mercimonio» (con cui invero Violet manteneva la famiglia), prendeva i neonati e li annegava con fermezza in una bacinella d’acqua. La storia fu raccontata a una certa Margareth da suo marito Gordon Gray, unico figlio di Violet scampato al secchio della nonna perché un medico era presente al momento della nascita.