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 2002  aprile 17 Mercoledì calendario

Nel 2100 la popolazione non crescerà più (ma saremo già 12 miliardi), La Stampa tSt, 17 aprile 2002 Come sarà il mondo nel 2050? è sempre difficile fare le previsioni, specialmente sul futuro, scherzava il grande fisico Niels Bohr

Nel 2100 la popolazione non crescerà più (ma saremo già 12 miliardi), La Stampa tSt, 17 aprile 2002 Come sarà il mondo nel 2050? è sempre difficile fare le previsioni, specialmente sul futuro, scherzava il grande fisico Niels Bohr. C’è però un campo nel quale le previsioni sono più facili, ed è quello demografico. I neo-pensionati del 2060 sono già tutti tra noi, sappiamo quanti sono, come si chiamano, dove vivono. Sono i bambini che stanno frequentando le scuole elementari. Le tendenze demografiche somigliano ai transatlantici: hanno una forte inerzia, accelerazioni e frenate incominciano molto prima che se ne avvertano gli effetti. Conoscendo le tendenze, proprio perché sono così rigide, si può tentare una previsione anche senza possedere sfere di cristallo. E poiché le risorse umane costituiscono il dato di partenza per ogni scenario del futuro, le proiezioni demografiche ci diranno qualcosa anche su ciò che possiamo attenderci in fatto di sviluppo scientifico, economico e sociale. Partiamo da casa nostra. La montagna del censimento dello scorso autunno ha finalmente partorito il topolino: ci hanno presentato come una scoperta da prima pagina (sul ”Corriere della Sera”) il fatto che la popolazione italiana è in calo e che tende all’estinzione, con tutte le conseguenze immaginabili per la nostra cultura, la nostra economia, le nostre pensioni. Per scoprirlo non era necessario mettere in moto una macchina così costosa. Bastava visitare il sito internet del Census Bureau degli Stati Uniti per apprendere che l’Italia oggi è al 22° posto nel mondo in ordine di popolazione con poco più di 57 milioni di abitanti, sarà al 31° nel 2036 con 50 milioni di abitanti e al 38° nel 2050 con 45 milioni. Bastano queste cifre a mettere in una luce diversa la questione degli immigrati: non si tratta tanto di bloccarli alla frontiera, come vorrebbe Bossi, ma piuttosto di integrarli nel mondo produttivo con la scuola e il lavoro. Sempre secondo l’U.S. Census Bureau, alla fine del 2002 la popolazione mondiale sarà di 6 miliardi e 270 milioni (con una incertezza di 80 milioni). Attualmente ogni secondo l’anagrafe planetaria registra 4,2 nascite e 1,7 morti, con un incremento della popolazione di 2,4 persone al secondo, 144 al minuto. è un aumento rilevante, pari in un anno a 76 milioni di persone, ed è quasi completamente concentrato nel Terzo e Quarto Mondo. Tuttavia la crescita demografica del pianeta sta rallentando. Con il senno di poi, gli allarmi lanciati dal Club di Roma quarant’anni fa erano eccessivi. E sono stati smentiti. In percentuale, il ritmo di incremento globale ha iniziato la sua discesa già a metà degli Anni 60, mentre in termini assoluti la svolta è avvenuta nel 1990, quando l’aumento annuale della popolazione planetaria, dopo aver raggiunto gli 88 milioni di persone in più all’anno, ha invertito la sua tendenza. Le proiezioni dicono che nel 2050 l’incremento annuo sarà di 40 milioni e che nel 2100 il pianeta sarà vicino ad una crescita zero. A quel punto la popolazione mondiale dovrebbe stabilizzarsi sugli 11-12 miliardi. Saremo 7 miliardi nel 2012, 8 nel 2026, 9 nel 2043 e poco più di 9,1 nel 2050. Nel 2036 l’India sorpasserà la Cina, toccando una popolazione di un miliardo e mezzo di persone. La nostra epoca è l’unica, nella storia dell’umanità, che abbia visto un raddoppio della popolazione mondiale nell’arco di una sola generazione e quasi due raddoppi in un secolo. Nessun altro vedrà più qualcosa di simile. Nello stesso arco di tempo sono cambiati più volte i confini transnazionali. Da un mondo diviso ideologicamente tra Est e Ovest siamo passati a un mondo diviso economicamente, sia pure in modo discontinuo, tra Nord e Sud. Oggi il confine forse è ancora cambiato: possiamo riconoscerlo, per esempio, nella linea che corre tra fondamentalismo e tolleranza. Nel 2010 si potrà tracciare un altro inquietante confine sociale: la popolazione urbana supererà per la prima volta quella rurale. E succederà in un mondo nel quale l’86 per cento dei consumi globali si deve al 20 per cento della popolazione concentrata nei paesi sviluppati, e il 58 per cento dell’energia è a disposizione di un quinto della popolazione mentre il quinto più povero dispone di meno del 4 per cento. Ma forse oggi un confine ancora più significativo è quello tra i giovani di paesi sottosviluppati che hanno bisogno di formazione culturale e anziani dei paesi ricchi che non hanno l’opportunità di tradurre in formazione il loro patrimonio di cultura e di esperienza. Una cifra sola, ma eloquente: i giovani che oggi hanno un’età compresa tra i 14 e i 26 anni sono circa un miliardo e mezzo: l’intera popolazione del pianeta all’inizio del Novecento. La marcia verso la longevità dei paesi ricchi è impressionante ed è ben rappresentata dalle ”piramidi della popolazione”, che tendono a rovesciarsi: la base (anziani) in alto e la punta (giovani) in basso. Il problema delle nostre pensioni, è tutto in queste piramidi. Tanto più che l’Italia è oggi, con il Giappone, il paese più longevo del mondo: la speranza di vita negli ultimi 10 anni è cresciuta di un anno e mezzo. Siamo a 76 anni per gli uomini e a 82 per le donne. In Angola e altri paesi africani l’attesa di vita è di 44 anni. E le piramidi saranno ancora appuntite anche nel 2050. D’altra parte, benché nei paesi sviluppati siano impressionanti l’aumento della speranza di vita, la diminuzione della fecondità e quindi l’invecchiamento complessivo della popolazione, in realtà, nel suo insieme, il mondo non è mai stato così giovane: mai tanti uomini si sono trovati contemporaneamente negli anni più vitali e creativi. In quel miliardo e mezzo di giovani c’è un enorme potenziale di intelligenza e di creatività, statisticamente è molto probabile che tra essi ci siano ”in nuce” scienziati, artisti, imprenditori più che in qualsiasi altra epoca della storia. Ma poiché quei giovani abitano quasi tutti nel Terzo e Quarto Mondo, dove mancano adeguate opportunità di formazione, queste enormi potenzialità rischiano di finire sprecate. Nessuno scenario del futuro scientifico, tecnologico e politico-sociale può prescindere dal problema di assicurare alle nuove generazioni una formazione adeguata. è questa la vera sfida dei prossimi cinquant’anni. Dal 1900 al 2002 la popolazione planetaria è cresciuta di quattro volte ma il prodotto mondiale lordo è aumentato di 20. Dunque oggi ogni abitante della Terra è cinque volte più ricco degli abitanti di un secolo fa nonostante l’enorme sviluppo demografico. Se non succede sempre e ovunque, si deve a una cattiva distribuzione del benessere globale e quindi a un fallimento della politica. è di lì che bisognerà ripartire. Piero Bianucci