MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006, 15 marzo 2006
Cieli affollati, si potrebbe dire. E non ci si riferisce alle solite rotte aeree, ma allo spazio tra i pianeti
Cieli affollati, si potrebbe dire. E non ci si riferisce alle solite rotte aeree, ma allo spazio tra i pianeti. In giro per il Sistema Solare ci sono infatti ancora molti ”vagabondi”: da quelli grandi come montagne ai semplici macigni, o magari soltanto piccoli granelli di sabbia. Composti da roccia o da ghiaccio, sono rimasti lì dai primi tempi della formazione del Sole e dei pianeti, circa 4,6 miliardi di anni fa. Di tanto in tanto incontrano un pianeta o una luna, vengono catturati dalla sua attrazione gravitazionale e vi cadono sopra, e la Terra non fa eccezione. un fenomeno piuttosto comune, che addirittura finisce per ”rifornire” di materia il nostro pianeta (vedi box a pag. 38). Lo ”zoo” dei corpi celesti che vanno a zonzo tra i pianeti è fatto essenzialmente da asteroidi, composti da roccia; comete, prevalentemente formate da ghiaccio, e poi tutti quei minuscoli frammenti che vengono raggruppati sotto il nome di meteoroidi. Tutti questi oggetti, una volta che incontrano la Terra, vanno incontro a due possibili destini: possono consumarsi per via dell’attrito con l’atmosfera, e sono le classiche meteore, oppure possono farcela a raggiungere il suolo, e allora siamo in presenza di meteoriti. Sarà la loro grandezza a determinare se possano portare meraviglia, pronti a ricordarci le origini di questa parte del cosmo, oppure distruzione, quanto meno simile a quella che colpì la zona, fortunatamente desertica, di Tunguska, in Siberia, nel 1908: 2.000 chilometri quadrati di foresta devastati, un tuono che si narra sia stato udito fino in Inghilterra. Eppure gli scienziati calcolano che il meteorite di Tunguska, probabilmente disintegrato in atmosfera lasciando soltanto l’onda d’urto responsabile dell’esplosione, era grande appena 60 metri. Lassù nello spazio c’è ben altro: migliaia di corpi celesti, di diverse grandezze, raggruppati nella categoria generica dei ”corpi minori”. Molti si trovano lontani dalla Terra e, soprattutto, le loro orbite non li portano mai dalle nostre parti. Basti pensare alle comete, quasi tutte placidamente in orbita ben al di là di Plutone. Oppure agli asteroidi della cosiddetta ”cintura” tra Marte e Giove, o ancora a quelli che accompagnano i grandi pianeti e sono legati a essi dal gioco gravitazionale. Ma esistono anche i cosiddetti ”Neo” (Near earth object), e sono questi che rappresentano un pericolo reale. Hanno orbite che li portano a incontrare il cammino del nostro pianeta attorno al Sole, e un giorno uno di essi, come è successo tante volte in passato, potrà trovarsi al posto giusto nel momento giusto. «Fino ad oggi», dice Andrea Carusi, dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica dell’Inaf «sono stati scoperti circa 800 corpi celesti grandi almeno un chilometro e che incrociano l’orbita della Terra. Siamo vicini all’obiettivo che la Nasa aveva proposto qualche anno fa: scoprire entro il 2008 almeno il 90 per cento degli asteroidi di questa grandezza. Poiché stimiamo che ce ne siano 1.000-1.200, siamo a buon punto». L’arrivo di uno di questi bestioni rappresenta la catastrofe per eccellenza: la distruzione completa di un’area grande quanto la Francia e conseguenze su scala planetaria per le polveri sollevate. Armageddon in grande stile, insomma. Ma non è necessario che siano proprio così grossi per causare preoccupazioni. «Si comincia a parlare», afferma ancora Carusi, che è anche presidente della Spaceguard Foundation, «di una seconda fase di ricerche: la caccia agli oggetti grandi almeno 150 metri (capaci di distruggere una grande area urbana, ndr). Sono diverse decine di migliaia e sono poco luminosi. Questo rende le ricerche notevolmente più complesse».