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 2002  marzo 28 Giovedì calendario

L’homo sapiens seduttore, Corriere della Sera, giovedi 28 marzo 2002 Sembra rinfrescante questa nuova teoria esposta da Geoffrey Miller che ci concede, infine, di non dovere più trovare giustificazioni, noi donne, per non aver dipinto, musicato, scolpito e scritto, nel corso dei tempi, un così gran numero di capolavori come gli uomini

L’homo sapiens seduttore, Corriere della Sera, giovedi 28 marzo 2002 Sembra rinfrescante questa nuova teoria esposta da Geoffrey Miller che ci concede, infine, di non dovere più trovare giustificazioni, noi donne, per non aver dipinto, musicato, scolpito e scritto, nel corso dei tempi, un così gran numero di capolavori come gli uomini. Si sa, è il cavallo di battaglia preferito - questo delle opere d’arte - dei maschi sempre ansiosi di affermare la loro superiorità. «è perché abbiamo sempre avuto il cervello più grande» suona il loro ritornello implacabile, e la nostra autodifesa («è perché siamo state per secoli escluse dalla scolarizzazione») non riesce a convincere fino in fondo nemmeno noi stesse. Da adesso potremmo invece essere liberi tutti e tutti in pace perché, secondo Miller, è la selezione sessuale che spiega tutto: in altre parole, i maschi si sarebbero dannati a produrre palazzi, quadri, statue, sinfonie, drammi, commedie, poemi e romanzi per piacere di più alle femmine, per indurle a sceglierli come partner sessuali e, soprattutto, come generatori di figli. Ma poiché non di sola arte vive la donna, prima di affrontare questa difficile strada l’uomo ha sempre esposto e offerto altre doti che avrebbero potuto convincerla delle sue qualità di compagno e di padre. Il corpo naturalmente, alto, forte e muscoloso, perché così, fino dalla notte dei tempi le fanciulle hanno, per loro sicurezza, preferito. La pelle liscia, non ruvida e dura come quella degli antenati ominidi, le labbra morbide, i tratti simmetrici: tutto per decisione delle donne. E, naturalmente, il suo organo sessuale, che nessuna delle scimmie antropomorfe da cui dovremmo discendere ha così lungo. Pare, addirittura, che l’antico homo sapiens si sia alzato in piedi per mostrarlo alla popolazione femminile più che per arrivare ai frutti appesi in cima agli alberi. Siccome, però, particolarmente bello da vedere non è, né colorato di rosso o di blu come capita a certe scimmie, Miller conclude - e un po’ si diverte - che le sue attrattive principali dovevano essere la dimensione, l’elasticità e la morbidezza al tatto. E le antenate mettevano mano, per misurare e valutare. Poi il linguaggio: sessantamila parole conosciamo in media, anche se poi per i discorsi di tutti i giorni non ne usiamo più di un centinaio. A che serve tutta questa sovrabbondanza? E a che servono termini come ceruleo, morfogenesi o erbeggiare che giacciono inutilizzati nel nostro vocabolario mentale? Ma per corteggiare ovviamente, per fare bella figura davanti alle donne, per essere scelti come compagni d’amore e padri di tanti figli. E poiché la capacità di affabulare, di raccontare storie di avventure, di viaggi o di fantasia è, almeno in parte, un carattere ereditario, ecco che anche il nostro grande patrimonio linguistico sembrerebbe un merito femminile. La concorrenza, viene da dire, nel Pleistocene, deve essere stata durissima per aver costretto gli uomini a darsi tanto da fare. Ma se il linguaggio, il linguaggio vario, divertente, stuzzicante, interessante, carezzevole o polemico è strumento di conquista quanto il corpo e più del corpo e dei suoi annessi, perché, potrebbero chiedere - come chiedono - le ragazze che scrivono alle rubriche dei giornali, così tanti fidanzati non sono capaci di spiccicare un discorso d’amore? Perché sono pur sempre uomini un po’ primitivi che si sforzano e si spremono parole belle solo quando ce n’è assoluta necessità, nel momento della seduzione, cioè, quando l’esito della caccia è ancora incerto. Nei tempi lunghi, con la preda già incamerata, preferiscono non affaticarsi, anche perché, per natura, sarebbero già pronti per la prossima conquista. Le ragazze prendano nota e si regolino di conseguenza. Anche perché le ricerche sul campo dicono che se colei che sta asfissiando nel silenzio dà segni di irrequietezza - di «vivacità sessuale eterogenea», per usare le parole dell’autore - ecco che il conquistatore si dà una mossa e si rimette, almeno per un po’, a parlare. Secondo la nuova teoria, si deve dunque dedurre che gli uomini sono, sì, i numeri uno del creato, ma che lo sono perché le donne li hanno voluti così. E le povere femmine perché sono come sono? Perché i maschi le hanno scelte e plasmate. Solo che, purtroppo, non esigevano molto, limitandosi a preferire quelle con un bel corpo slanciato, sedere e seni grandi, pelle liscia e quasi niente peli. Di più, stando a quanto dice Miller, non pretendevano. C’è da meravigliarsi allora che le donne tentino con tutte le forze di realizzarsi da sole? Isabella Bossi Fedrigotti