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 2006  marzo 15 Mercoledì calendario

La vagina è un pene alla rovescia. Se rivolti all’esterno quelle parti femminili e volti e pieghi, per così dire, all’interno le parti maschili, le troverai tutte uguali fra loro”!»

La vagina è un pene alla rovescia. Se rivolti all’esterno quelle parti femminili e volti e pieghi, per così dire, all’interno le parti maschili, le troverai tutte uguali fra loro”!». Così la pensava Galeno, il medico dei Gladiatori vissuto tra il 129 e il 200 d.C. Questa concezione dei genitali femminili aveva origini antiche. Per la precisione, risaliva ad Aristotele. Secondo il filosofo greco, la quantità di calore presente in ogni persona determinava se un individuo nasceva maschio o femmina. I maschi avevano una maggiore quantità di calore e - come spiegò poi Galeno - poiché le donne non possiedono il calore necessario per sviluppare il loro fallo, esso resta all’interno. Insomma, come sosteneva Aristotele, «la donna è un maschio imperfetto». Proprio in quest’ultima affermazione starebbe il segreto della felicità: psicologi, sociologi, analisti e talvolta perfino matematici ormai non vedono più la fortuna come la dea Be. E’ vi sembra una storia incredibile? Questo è solo l’inizio! Si tratta infatti di una delle tante informazioni - serie, vere e ben documentate - che si scoprono leggendo il saggio Storia di V - Biografia del sesso femminile (Il Saggiatore, euro 18,50). L’autrice Catherine Blackledge, nata nel ’68, inglese, laureata in chimica, giornalista scientifica e scrittrice, dedica al sesso femminile, alla sua storia e alla sua biologia, 416 pagine accompagnate da disegni e immagini. Sarà proprio la Blackledge, insieme con storici, sessuologi, andrologi e antropologi, a svelarci in questa grande inchiesta tutta la storia, i miti e le scoperte scientifiche che ruotano attorno agli organi sessuali femminili, ossia agli organi del corpo umano che ancor oggi racchiudono più segreti. La lunghezza media della vagina varia da 7 a 12 cm «Se pensate all’interno della vagina», dice Blackledge, «con molta probabilità vi viene in mente uno spazio vuoto, concetto che ben si associa all’idea cattolica della vulva come ricettacolo passivo del seme maschile (’Non lo fo per piacer mio, ma per dar dei figli a Dio...). E invece è un organo muscolare capace di espandersi e contrarsi, un organo complesso dove coesistono zone erogene e sistemi di difesa contro gli agenti patogeni. I cinesi sapevano bene che le vagine non sono tutte uguali». Nel manuale sessuale taoista Il mirabile discorso di Su Nü si elencano in base alla profondità otto diversi tipi di vagine, ognuno più lungo del precedente di circa 2 cm e mezzo: dalla Stringa di liuto (fino a 2 centimetri e mezzo di profondità) si arriva al Polo Nord (20 centimetri) passando per il Palazzo delle delizie (15 centimetri)... Ma qual è in realtà la lunghezza media della vagina? «Secondo i dati più recenti, tra 7 e 12 centimetri in stato di non eccitazione sessuale con la parte posteriore più lunga di 1,5-3,5 cm. Ma, come per il pene nei maschi, le misure variano da donna a donna e non esistono standard. Inoltre la vagina, proprio come il pene, si allunga in stato di eccitazione». La vagina ha infatti una muscolatura potente innervata e molto sensibile, e una natura flessibile. Trecento anni fa il medico Reiner de Graaf diceva che la vagina era lunga «6, 7, 8 o 9 dita» ma osservava anche, nel suo pionieristico De mulierum organis generationi, che «durante il coito aderisce a tutta la superficie del pene e si adatta alle sue dimensioni in modo tale che la sua forma concava fa tutt’uno con la forma convessa del pene». De Graaf notava acutamente che «durante il coito la vagina si accorcia, si allunga si stringe o si dilata a seconda del grado di eccitazione della donna». Spiega Blackledge: «Solo nel Ventesimo secolo, con la risonanza magnetica, arriva la prima immagine chiara della natura mutevole della vagina. Un esperimento ha registrato l’allungamento della vagina anteriore da 7 centimetri e mezzo a 15 in stato di eccitazione: insomma una crescita del 100 per cento. Mentre la lunghezza posteriore era passata da 11 a 13-15 centimetri. Una potenza di 30 volt Oggi alcune ricerche hanno anche dimostrato che nella donna la forza dei muscoli pelvici può variare da 2-3 microvolt a 20-30. Al di sopra di 9-10 volt, la donna ha più probabilità di avere orgasmi multipli che aumentano in proporzione alla forza dei muscoli. Il misterioso punto G E il misterioso punto G? Esiste, non esiste, ce l’hanno tutte le donne o solo pochissime fortunate? Secondo le recenti ricerche citate da Catherine Blackledge, il punto G equivale alla prostata femminile ed esiste in tutte le donne. «L’ esistenza della prostata femminile fu accettata per circa due millenni e poi messa in dubbio alla fine del XIX secolo. Nel 1880 il voltafaccia: siccome si riteneva non servisse alla riproduzione, la prostata femminile sparì dai testi di anatomia nonostante le osservazioni empiriche. Le donne in realtà hanno la prostata e si tratta di un organo riproduttivo funzionante. Le ghiandole della prostata producono, come la prostata maschile, un neurotrasmettitore, la serotonina». Unica differenza tra uomini e donne: la prostata maschile è una struttura di due centimetri e mezzo contenuta in un’area precisa. La prostata femminile è invece una rete dispersa di ghiandole e condotti che attraversano in tutta la sua lunghezza il tessuto spugnoso erettile ed eroticamente sensibile dell’uretra o sono incorporati in essa. «Quando alcune donne sono eccitate si può percepire questa rete di ghiandole e di condotti che si gonfia e pulsa contro la parete anteriore della vagina. In certi casi ha la dimensione di un fagiolo, in altri è più grande. Ricerche recenti hanno dimostrato che in alcune donne c’è una maggiore concentrazione di condotti e ghiandole in prossimità del collo della vescica, in altre questa struttura è distribuita lungo tutta l’uretra. Ecco perché molte donne non trovano il loro punto G. Ma le ricerche scientifiche individuano tessuto prostatico nel 90 per cento dei casi». Il liquido che sceglie il partner Non solo: si è scoperto che la prostata produce un liquido lattiginoso simile per aspetto e composizione chimica al liquido del glande maschile. «Ciononostante alcuni studiosi negano ancora l’eiaculazione femminile solo perché il fenomeno non si osserva in tutte le donne». In realtà i dati sono contraddittori perché ogni donna è diversa. E infatti le statistiche sul numero delle donne che eiaculano sono molto variabili. Alcuni studi americani parlano del 10 per cento, altri del 40 o 68 per cento. E oscillano anche le stime della quantità di fluido emesso che partono da un minimo di 3-5 millilitri con una media di 10-15. Ma molte culture tengono in gran conto l’eiaculazione femminile. In Uganda, ad esempio, le anziane insegnano alle ragazze come eiaculare, secondo un’usanza nota col nome di kachapati, irrorare il muro. Ma a cosa servirebbe questa eiaculazione femminile? «Secondo alcuni ricercatori, il fluido prostatico (troppo salino per avere lo scopo di lubrificare la vagina) potrebbe essere uno strumento per liberarsi degli spermatozoi in eccesso o... indesiderati! Per le donne che hanno partner multipli, lavare via lo sperma di precedenti o attuali partner può avere un’influenza diretta sulla selezione dello spermatozoo che sarà utilizzato per fecondare la cellula uovo. In definitiva, sulla scelta del partner che garantisce alla prole il miglior patrimonio genetico». La clitoride, questa sconosciuta! Altro mistero dei genitali femminili, la clitoride. Solo nel 1998 Helen O’Connell, urologa del Royal Melbourne Hospital, Australia, ha scoperto che sotto le labbra visibili la clitoride si estende all’interno con una massa piramidale di tessuto erettile, simile a quello del membro maschile. La struttura è dotata di due braccia di 9 centimetri di lunghezza che arrivano a qualche millimetro dai muscoli interni della coscia, percorse dai nervi che regolano l’erezione del grande clitoride. Sulla sua punta ci sono tanti terminali nervosi quanti ne ha il glande. un tempo la donna aveva... due peni! Racconta Catherine Blackledge: «C’è stato un tempo in cui la donna aveva due peni. Uno era la vagina (un pene alla rovescia, come abbiamo già visto) l’altro era... la clitoride! Scriveva il medico Thomas Bartholin (L’Anatomia, 1668): ”La clitoride è simile a una verga o pene femminile”. Nel XII secolo, il manuale inglese per levatrici The Midwives Book di Jane Sharp precisava: la clitoride ”si erge e ricade come la verga e rende le donne lascive e capaci di godere della copula”. E oggi? Di sicuro nessuno immagina la vagina come un pene alla rovescia, ma ci sono studiosi che ancora descrivono la clitoride come un ”residuo del pene”. In realtà, scrive Blackledge, «la clitoride si erge orgogliosamente alla testa dei genitali esterni di una donna, ma si estende in profondità e le sue radici abbracciano tutto il canale vaginale. Durante l’eccitazione il sangue che la irrora la rende eretta. In effetti è fatta dello stesso tipo di tessuto che costituisce i corpi cavernosi dell’uomo; in altri termini è la stessa struttura. Gli uomini hanno dunque una clitoride. Ecco perché è sbagliato dire che nella donna è un residuo di pene o un omologo di pene. Il modo in cui la clitoride femminile si riempie di sangue e si inturgidisce è simile al meccanismo che provoca l’erezione maschile. La clitoride della donna (i suoi corpi cavernosi) è analoga ai corpi cavernosi dell’uomo (la sua clitoride). Unica differenza: la clitoride femminile si biforca di più, ha radici più corte e un’asta più lunga. Al contrario la clitoride maschile è più compatta, ha radici più corte e asta più lunga. Ma sono simili per dimensione: il rapporto è di 5 a 4, stesso rapporto medio tra peso maschile e femminile». Genitali maschili e femminili sono molto più simili di quanto non si creda: dopotutto, condividono lo stesso tessuto genitale di partenza. «La differenza è nel modo in cui questo tessuto viene plasmato: negli uomini i genitali (uretra, clitoride corpo spugnoso e bulbi) confluiscono tutte all’esterno nel pene. Nelle donne le stesse parti sono più diffuse e si estendono all’interno e all’esterno del corpo. Ma queste sono differenze formali, non sostanziali». Non solo: «La clitoride è fondamentale per la riproduzione: prepara i genitali della donna ad accettare e trattenere un pene all’interno senza pericolo. Grazie all’eccitazione della clitoride, la maggiore lubrificazione fa sì che il delicato rivestimento della vagina corra molti meno rischi di essere danneggiato durante il rapporto. Ecco perché il ruolo della clitoride nel piacere e nella riproduzione è cruciale e le due funzioni non sono separabili. 50 donne su 100 non hanno l’orgasmo Eppure una grande differenza tra uomo e donna c’è: le donne raggiungono l’orgasmo con più difficoltà. Come mai? La natura ha forse reso più facile l’orgasmo maschile perché è indispensabile alla riproduzione della specie? «Certamente l’orgasmo femminile non è essenziale per il concepimento», dice Blackledge, «ma è stato rilevato che se una donna raggiunge l’orgasmo tra un minuto prima e tre minuti dopo l’uomo, ha più probabilità di trattenere una maggiore quantità di sperma che non in assenza di orgasmo o con un orgasmo molto precedente o successivo rispetto a quello del compagno. La differenza è stimata in dieci milioni di spermatozoi». «Si pensa che il trasporto e la conservazione dello sperma siano dovuti al fatto che all’inizio dell’orgasmo femminile le contrazioni muscolari provocano un aumento notevole della pressione intrauterina oltre a un aumento di quella vaginale. Subito dopo l’orgasmo la pressione scende rapidamente creando una differenza di pressione tra l’utero e la vagina. In questo modo, se ci sono spermatozoi nel muco cervicale al momento dell’orgasmo, l’effetto di risucchio creato da questa differenza di pressione provoca un trasporto più rapido verso l’utero». Secondo le statistiche, però, l’anorgasmia è più frequente tra le donne: otto-nove maschi su dieci raggiungono sempre il culmine del piacere, mentre lei ci riesce tre-quattro volte su dieci. E gli studi dei ricercatori di tutto il mondo rivelano che il 50% delle donne non ha l’orgasmo con regolarità e che molte, giudicandolo una sorta d’araba fenice, non fanno nulla per cercare una vita sessuale più appagante. «Eppure, per raggiungere il culmine del piacere», spiega Emmanuele A. Jannini, professore di Sessuologia medica all’Università dell’Aquila, «bisogna innanzitutto comprendere i motivi che impediscono di ottenerlo». Se non si considerano le cause organiche (diabete, infiammazione pelvica, disfunzioni ormonali) si tratta spesso di una questione anatomica: «Tutte le donne sono diverse», dice Jannini, «Ci sono signore che in vagina non hanno quasi alcuna sensibilità. A tutte è però garantita la sensibilità clitoridea. però anche vero che tutte le donne provano piacere con la penetrazione (la clitoride si ramifica infatti nella vagina), ma solo venti su cento riescono ad avere l’orgasmo col solo amplesso». La manovra del ponte «Per questo i sessuologi consigliano alle coppie di sperimentare la ”manovra del ponte”: lui cioè dovrebbe accarezzarla durante il rapporto completo», dice il professor Jannini. In altri casi, l’incapacità di raggiungere l’orgasmo dipende dalla scarsa conoscenza del proprio corpo: «Una donna, in media, raggiunge l’orgasmo in 14 minuti», spiega Jannini, «mentre all’uomo ne bastano due. Ma la sessualità umana si può modificare: ad esempio esistono donne che hanno imparato a raggiungere il piacere anche con eiaculatori precoci. Per guidare l’orgasmo, però, lei deve dedicare un po’ di tempo allo studio del suo corpo. Deve esplorare, da sola, i suoi genitali e le sensazioni che prova. Questa sorta di ”ginnastica sessuale”, a poco a poco, si rivelerà di grande aiuto anche col partner». bastoncini d’incenso Può anche capitare di non riuscire ad avere l’orgasmo per l’incapacità di abbandonarsi, di lasciarsi andare: «Quando nell’uomo scatta il meccanismo dell’eiaculazione, nulla, nemmeno un terremoto, può bloccarlo», dice Jannini. «Ma la donna ha fibre inibitorie molto più sviluppate di quelle maschili. Per farle crollare l’eccitazione, basta lo squillo del telefono». Che fare, allora? «Bisogna creare un’atmosfera particolarmente rilassante. Staccate il telefono, mandate i bambini dai nonni, accendete, a seconda dei gusti, candele o bastoncini d’incenso».