MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2006, 15 marzo 2006
La biochimica del desiderio può essere spiegata con semplicità paragonandola a un’orchestra composta da 3 classi di sostanze specifiche, che regolano l’istinto sessuale, e che possiamo assimilare ad altrettanti strumenti musicali, più una classe di ”accordatori”, che agiscono su tutte le cellule nervose», dice la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano
La biochimica del desiderio può essere spiegata con semplicità paragonandola a un’orchestra composta da 3 classi di sostanze specifiche, che regolano l’istinto sessuale, e che possiamo assimilare ad altrettanti strumenti musicali, più una classe di ”accordatori”, che agiscono su tutte le cellule nervose», dice la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano. «Della prima classe fanno parte gli ormoni sessuali: il testosterone, paragonabile alle percussioni perché scandisce il ritmo e l’intensità del desiderio; gli estrogeni, che sarebbero i violini (perché suonano la melodia con cui il corpo femminile risponde ai segnali sessuali); il progesterone paragonabile all’oboe perché la sua presenza è discontinua (è prodotto solo dopo l’ovulazione per circa 14 giorni al mese (il ruolo del progesterone è ancora incerto: per certi versi inibisce il desiderio ma le ricerche scientifiche più recenti stanno svelando anche effetti positivi). Poi ci sono i neurormoni: ossitocina e vasopressina, prodotti entrambi dalle ipofisi posteriori, paragonabili a un pianoforte suonato a quattro mani: l’ossicitocina è quella che dà i suoni acuti, aumenta infatti nel sangue di uomini e donne al momento dell’orgasmo ma anche durante l’allattamento. Questa sostanza è il mediatore dei rapporti affettivi, scrive nel cervello femminile: «Lui (o lei) mi rende felice e gli voglio bene». La vasopressina, invece, dà il colore di fondo e sembra mediare soprattutto il sentimento di possesso. più rappresentata nel cervello maschile in cui scrive: «Questa donna è mia!». Del terzo gruppo fanno parte i neurotrasmettitori, che paragoneremo a cantanti solisti: la dopamina fa aumentare il desiderio sessuale ma anche la voglia di fare e di conquistare. Chi è innamorato e corrisposto, dunque innamorato e felice, grazie all’aumento della dopamina diventa più estroverso, più piacevole in società, più assertivo, più vincente. Quando sale la dopamina sale anche la serotonina, l’altro cantante solista noto come ormone del buonumore. Nel quarto gruppo di ormoni ci sono le neurotrofine che possiamo paragonare agli accordatori degli strumenti (in particolare il nerve growth factor aumenta nel sangue delle persone innamorate). Il ruolo delle neurotrofine? Riparano i danni delle cellule nervose e potenziano la ”neuroplasticità”, ossia la capacità del sistema nervoso centrale di ricreare continuamente nuove connessioni tra cellule nervose: le spine dendritriche, piccoli prolungamenti che uniscono migliaia di cellule. Se siamo innamorati di qualcuno (ma anche di un nuovo hobby o un lavoro) si crea il cosiddetto stress positivo, e aumentano le spine dendridiche: più le cellule nervose sono ben connesse tra loro, più migliora la ”psicoplasticità”, che è un requisito principe dell’intelligenza. Le neurotrofine migliorano cioè la capacità del cervello di essere creativo, brillante, innovativo e più giovane rispetto all’età anagrafica. In questo senso le neurotrofine sono gli accordatori dell’orchestra sesso: non solo creano l’ ”hardware” ma lo mettono costantemente a punto!