Jacopo Iacoboni La Stampa, 25/04/2002, 25 aprile 2002
La romanitas di Vaccarella, La Stampa, giovedì 25 aprile 2002 Un raffinato civilista, ma dall’eloquio fin troppo romanaccio per non risultare un vezzo
La romanitas di Vaccarella, La Stampa, giovedì 25 aprile 2002 Un raffinato civilista, ma dall’eloquio fin troppo romanaccio per non risultare un vezzo. Uno che «conosco Previti, ma non faccio parte del suo studio». Uno che veste cappello sherlockiano e loden da intellettuale di sinistra, epperò se deve spaventare uno studente a un esame - ovviamente per scherzo, con l’inconfondibile ironia dei nati e vissuti nella Capitale - gli dice: «Attento ché te manno da er Maiolica», ti mando dal ”Maiolica”. ’Er Maiolica” sarebbe poi un ricercatore dell’Università di Tor Vergata, ”Maiolica” per via dei pochi capelli e temuto perché, pare, cattivissimo. Il romanaccio-alias-professore in abiti old England, che aveva ”er Maiolica” come assistente nella prima metà degli Anni Novanta, è Romano Vaccarella, nuovo giudice costituzionale proposto dalla Casa delle libertà, sebbene lui tenga a dire che sì, ha difeso la Fininvest, «ma anche il Pds». Accadde all’epoca della contesa con Rifondazione per il simbolo. A quei tempi, parlando nel suo entourage universitario, avrebbe detto «tranquilli, glie famo i bozzi». La metafora stava a indicare l’assoluta certezza di sconfiggere il team legale dei rifondatori, bertinottiani e, allora, cossuttiani. Quella volta finì con una conciliazione: e conciliazione vorrebbe essere quella che porta Vaccarella alla Consulta. In attesa di verificarlo, una cosa è certa: dopo una sfilza di fumate nere sta per avvolgere la Corte il fumo della pipa, di preferenza scozzese, di questo avvocato e giurista. Lo si può raccontare con gli occhi degli ex studenti, perché se è vero che nessun grand’uomo lo è per il suo cameriere, pure è innegabile che l’aula universitaria offre una prospettiva irripetibile per capire qualcosa della cattedra. Per dire: il sessantenne docente di procedura civile a Tor Vergata ha uno studio impegnatissimo, con lo stipendio della Corte e la sospensione dall’albo rischia di rimetterci parecchio, economicamente. un maniaco del lavoro. Puntualissimo alle lezioni. Disponibile con gli studenti e, quel che sbalordisce, chiaro nell’esposizione. ”Le sue spiegazioni erano inconfondibili”, il tono monocorde illuminato da improvvise battute (attestate alcune espressioni che avrebbero fatto la felicità di Fabrizi, tipo «intruppà ’na machina», oppure «ogni volta che te vedo è ’na frascata n’fronte»). In realtà, la romanitas di Vaccarella è ciceroniana, prima che popolare. «Ha una tecnica unica. Torna tre volte sullo stesso concetto: prima lo introduce, criptico. Via via lo dipana. Alla fine si illumina tutto». Questa romanitas, certo, significa anche milieu romano; conoscenze tra avvocati, per esempio con Previti, anche se Vaccarella smentisce Mancuso («non faccio parte del suo studio, né lui del mio»); o con Taormina, collega in Facoltà. Eppure, molti che lo hanno conosciuto prima che fosse candidato alla Consulta dal Polo avrebbero scommesso fosse ”un compagno”. Lui si fa un vanto di aver difeso Berlusconi, «ma anche tanti poveracci». Una volta, per spiegare agli studenti quello che un avvocato non dovrebbe fare, Vaccarella disse: «So’ tutte primedonne; voiono fa’ le ballerine». Si parlava dei penalisti. Jacopo Iacoboni