Varie, 14 marzo 2006
ESPOSITO
ESPOSITO Vincenzo Caserta 1 marzo 1969. Ex giocatore di basket • «[...] è stato il primo italiano a sbarcare nell’Nba, esperienza fugace [...] Nel ”95-’96 giocò in Canada, ai Toronto Raptors, matricola dell’Nba. ”Firmai nello stesso anno di Stefano Rusconi - racconta lo scugnizzo casertano -, solo che lui se ne andò a casa dopo appena un mese. Fummo i primi italiani in America, in quell’unica annata mi sono tolto alcune soddisfazioni”. Esposito è stato il talento più puro del nostro basket nell’ultimo quarto di secolo, in nazionale però ha giocato poco, non è mai stato popolare quanto avrebbe meritato. ”Mi paragonerei a Roberto Baggio, sono una persona che difficilmente accetta compromessi. Per 10-11 anni ho segnato 30-40 punti, soprattutto sfruttando il mio talento, al di fuori di schemi e regole. La diversità dà problemi, questo è il motivo principale del mio scarso feeling con la nazionale. Ho vinto poco come squadra, tantissimo nelle graduatorie individuali: sono stato capocannoniere in tutte le categorie, due volte in serie A1, inclusi gli stranieri. Poi in Spagna, in LegAdue, non ho alcun rimpianto. Ho giocato a pallacanestro unicamente come piaceva a me”. Vincenzino non amava difendere, come tutti i grandi cannonieri. Anzi, non aveva neppure il fisico per farlo. ”Dividerei la mia carriera in due fasi, prima e dopo l’infortunio nella finale scudetto con Caserta, nel ”91, a soli 22 anni. Mi saltò il ginocchio destro, in un salto, contro Milano. Dopo ovviamente ho dovuto modificare il modo di stare sul parquet, non avevo più la reattività, l’elasticità precedente, ero più potente: il talento è rimasto intatto, come la mano e la visione di gioco, i 4 legamenti saltati mi imposero uno stop di sei mesi e di cambiare modo di difendere”. Esposito era una guardia tiratrice micidiale, specialista nel tiro dalla distanza ma abile pure nel portare palla. Con l’Italia solo una trentina di presenze: debuttò a 19 anni, con Sandro Gamba. ”A quell’età non si fa neppure riscaldamento con la prima squadra. A 15 ero in A1, con Caserta”. stato vittima di un basket imperante nel nostro paese: primo non prenderle, la difesa, un talento come il suo era emarginato. Dopo Gamba, tutti hanno avuto idee diverse dal nostro, che con Ettore Messina è stato protagonista agli Europei del ”95, chiuso con il 5° posto, prima di tentare l’avventura negli States. Il quintetto dei sogni era Gentile, Esposito, Boni, Magnifico, Rusconi, con dietro Niccolai, Morandotti, Abbio. Gli allenatori della nazionale preferivano i tignosi Dell’Agnello, Bosa, Costa, che in campo internazionale in attacco erano nulli. In pratica si giocavano le azioni offensive con uno di meno. [...] ”La Juve al 70% era fatta in casa, con gente del settore giovanile. Dell’Agnello era arrivato da Livorno a 19 anni. Adesso il basket è dei mercenari, quell’esperienza è irripetibile”. Il lustro con Franco Marcelletti portò scudetto e altre due finali, la Coppa Italia e una finale e una finale di Coppa delle Coppe. Con Boscia Tanjevic una Korac persa contro Roma. Enzino per i casertani rappresentava quanto Maradona per Napoli [...]» (Vanni Zagnoli, ”l’Unità” 28/8/2009).