Sabina Minardi L’Espresso, 25/04/2002, 25 aprile 2002
Parco mistico per tre Santi, L’Espresso, 25 aprile 2002 Nell’anno del Giubileo, il sindaco-onorevole di Calatafimi Segesta fu folgorato da un’idea
Parco mistico per tre Santi, L’Espresso, 25 aprile 2002 Nell’anno del Giubileo, il sindaco-onorevole di Calatafimi Segesta fu folgorato da un’idea. E, nella penombra di un tramonto che deformava agavi giganti, il pensiero si trasformò in disegno: padre Pio, madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II. Ecco cosa mancava a quello scenario, col teatro incassato nella roccia e un tempio dorico che tace ancora sui misteri degli Elimi: tre volti santi, di una ventina di metri ciascuno, ben visibili anche da lontano, da ancorare sui costoni sopra il santuario di Mango, a fare da quinta scenografia al parco archeologico. Una strada di un paio di chilometri, nel suggestivo Vallone della Fossa, seguendo il percorso del fiume Kaggera, per collegare la zona spirituale a un terminal per auto e pullman. E per gli anziani una scalinata ecologica di larghe rampe intervallate da pianerottoli di sosta. Da quel momento, per il sindaco Nicola Cristaldi, deputato di An ed ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, l’idea è diventata una priorità, inserita nel piano triennale delle opere pubbliche con una previsione di finanziamento di 5 milioni di euro. La giunta comunale ha dato incarico a due professionisti per la redazione del progetto esecutivo. Ma quando i dettagli hanno cominciato a circolare è scoppiato il caos: giù le mani da Segesta. No al parco mistico. «Un progetto del genere in una zona con quei valori paesaggistici, archeologici e ambientali è una follia», taglia secco Giuseppe Arnone della segreteria nazionale di Legambiente. «Ammettiamo pure che la Sicilia e noi siciliani abbiamo grandi colpe: abbiamo avvelenato la terra, cementificato le coste, depredato i siti archeologici. Ma anche il parco mistico ci meritiamo?», si domanda Giuseppe Gilberti, presidente del consiglio regionale di Italia nostra. «Il sindaco vuole collocare queste tre statue, in resina plastica in modo da assomigliare alla pietra, all’interno di un’area del parco archeologico dove sorge un santuario arcaico: una zona assolutamente integra, sinora non visitabile perché gli scavi non sono ancora stati completati. Noi temiamo che questo progetto sia solo l’inizio di un’urbanizzazione del territorio che darà il via alla costruzione di strade e alberghi». Segesta, che secondo le cifre della redazione Beni culturali della regione siciliana, è stata visitata nel 2001 da 326 mila turisti, potrebbe attirare con il Parco mistico, nelle previsioni del sindaco Cristaldi, almeno un milione di visitatori. La relazione tecnica del progetto sottolinea che il parco diventerebbe uno dei pezzi principali del mosaico in programma per valorizzare le risorse del territorio: «E’ intenzione dell’amministrazione comunale creare condizioni tali che il turista sia invogliato a fermarsi più giorni, e quindi creare le condizioni per invogliare imprenditori locali, e non, a investire in tutte quelle attività correlate al turismo e indispensabili per la creazione di nuovi posti di lavoro». Ma il sindaco Cristaldi stigmatizza la possibilità che queste attività siano realizzate dentro l’area archeologica. Non intendiamo edificare nessun albergo o parcheggio. L’unica cosa che vogliamo fare è una terrazza in terra battuta per accedere, a piedi o con mezzi trainati da animali, al parco. In seguito, discuteremo con gli esperti sull’opportunità di ubicare tre statue di volti santi, non visibili dal cono ottico del teatro, in materiale plastico leggero e colorato, la cui realizzazione sarà affidata a scultori di fama internazionale». «Le statue sarebbero sicuramente visibili anche dal teatro. E non c’è motivo per creare una strada nuova, visto che ce n’è già una interna al parco. Sono previsti addirittura tre ponti per attraversare il fiume», obietta Paolo Arena, portavoce del coordinamento che, contro l’iniziativa, raccoglie firme all’ingresso del teatro di Segesta. «Ci sembra una manovra poco religiosa e molto mercantile, con l’aggravante di stravolgere l’ambiente naturale. Perché, invece, non investire i soldi facendo riprendere gli scavi interrotti?». Il sindaco Cristaldi si dice sconcertato dalle critiche: «Il progetto incide su un’area di circa 500 mila metri quadrati attualmente non vincolata, e solo in parte confinante con il parco archeologico. Noi intendiamo vincolare questa zona per avere la certezza che resti intatta. Io amo Segesta, e la mia idea nasce dal tentativo di preservarla. Perciò non accetto lezioni, specie da chi parla senza avere visto il progetto». Ad accrescere la già tanta confusione, c’è anche il fatto che il documento ufficiale non è ancora arrivato alla Soprintendenza di Trapani, che dovrà dare il suo parere, ed eventualmente chiedere l’intervento del Consiglio regionale dei beni culturali. «Quello che sappiamo al momento, ci preoccupa molto», anticipa la soprintendente Carmela Angela Di Stefano. «Ci sembra azzardato pensare di collocare queste figure enormi in un ambiente così delicato e strutturalmente collegato al parco archeologico. Già un anno fa, quando un funzionario comunale mi accennò in modo informale all’iniziativa, la giudicai una pessima idea». «Ho visto una ricostruzione al computer di come dovrebbe diventare l’area e dico no», aggiunge Sebastiano Tusa, direttore della sezione Beni archeologici della Soprintendenza. «Non ritengo queste statue compatibili con il territorio, perché verrebbero ad essere collocate in fronte ad una struttura templare databile tra il settimo e il quarto secolo a. C. non ancora del tutto emersa. E poi queste figure sono totalmente estranee alla natura stessa della religiosità siciliana, che si esprime con piccole edicole votive, le cosiddette ”fiuredde”. Il sindaco-onorevole che legge Konrad Lorenz studia architettura, sospira: «Che mettano le statue dove vogliono. Ma è la chiesa che ci chiede di lasciare segni concreti nel paesaggio. E io intendo ribadire la centralità del cristianesimo nel Mediterraneo». Sabina Minardi