Alberto Pinna Corriere della Sera, 30/04/2002, 30 aprile 2002
Lula ha rotto l’incantesimo, Corriere della Sera, martedì 30 aprile 2002 Lula (Nuoro). Si dice Lula e si pensa subito alle bombe, ad amministratori pubblici terrorizzati e costretti ad abbandonare; a un paese cupo, chiuso in se stesso, a gente che passa rapida per le strade e guarda con diffidenza il forestiero
Lula ha rotto l’incantesimo, Corriere della Sera, martedì 30 aprile 2002 Lula (Nuoro). Si dice Lula e si pensa subito alle bombe, ad amministratori pubblici terrorizzati e costretti ad abbandonare; a un paese cupo, chiuso in se stesso, a gente che passa rapida per le strade e guarda con diffidenza il forestiero. Invece, sarà per la clamorosa giornata di sole che rende uno spettacolo il Monte Albo con i suoi graniti e i lampi di giallo delle ginestre, sarà perché la presentazione della lista (dopo 10 anni senza sindaco, ora è scesa in campo Maddalena Calìa, 44 anni) sembra come aver rotto un malefico incantesimo, ecco una Lula tutta diversa, ”positiva”: giovani con una gran voglia di fare, disoccupazione ben sotto la media sarda (che è oltre il 20 per cento), tanto volontariato, in ognuna delle 600 famiglie (gli abitanti sono 1.900) c’è un volontario della Croce Verde e la sezione Avis è quella che in Italia ha più donatori di sangue in rapporto alla popolazione, 300 prelievi l’anno. Ma anche altre idee e iniziative: cooperative ambiente/turismo, una stilista che vende i suoi abiti a soggetto sardo anche in Arabia, il Gruppo Corse Ayrton Senna che organizza cronoscalate, l’ultima una settimana fa, 54 piloti da tutta Italia. E quasi mai c’è il concorso pubblico; i soldi li caccia il paese, questue e collette. La ”primavera” di Lula ha dissolto il partito del no; o, se c’è, non si vede. Nessuno che dica: «Il 26 maggio non andrò a votare». I ”se” e i ”ma” non osano oltre un: «Sarebbe stato meglio se ci fossero state due liste invece che una sola». Oppure: «Se una sola lista doveva essere, avremmo preferito che fosse unitaria, espressione di tutte le tendenze e non solo il centrodestra». Ma poi è un coro: «Meglio democrazia incompleta che niente democrazia». è mezzogiorno, a piazzale Loreto, crocevia del paese, una carovana di cicloamatori tedeschi si ristora all’ombra, würstel e birra. Due bottiglie passano di mano a un gruppetto di pastori che discute; Angelo Piras, Pietro Monni, Arturo Calìa e altri: «Perché nasconderlo? Il problema sono i pascoli: finora motivo di litigi, domani possono essere la nostra ricchezza. Più di cento famiglie vivono di pastorizia, ci sono i mille ettari della Regione, i 2 mila comunali e tanti altri privati. Chi l’ha detto che pastori e forestali non possono andare d’accordo? Si può rimboschire mantenendo i pascoli, e, se la Regione compra i terreni e amplia il cantiere forestale, saranno altri 50 assunti, in pratica a Lula non ci sarà più un disoccupato». Sempre la Regione - sempre soldi pubblici - «E no, anche quelli ci vogliono, per le strade, l’elettrificazione rurale; ma qui abbiamo anche dimostrato di saper fare da soli. Io ho 400 pecore - dice Angelo Piras - sono diplomato in agraria e come me altri pastori giovani. Ho un centro di raccolta latte, lo conferisco alla Galbani. Ho due cavalli. A Lula c’è la cooperativa ”Il muflone”, fa escursioni sul monte Albo. Giovani come me. Gli ho detto: ”Se vi servono i cavalli, prendeteli”. Il paese aiuta chi ha coraggio. Lui, per esempio - e indica uno del gruppo - ha scoperto che una legge aiuta chi alleva asini, una specie in estinzione. E ne ha sette. Qui non aspettiamo, il posto di lavoro ce lo creiamo. Se poi lo Stato aggiunge del suo tanto meglio, non importa il nome: si chiami D’Alema, Rutelli o Berlusconi». C’è chi ha aperto cave di scisto («Con la nostra pietra hanno fatto bella la Costa Smeralda»), chi da muratore ha messo su piccole imprese edili, e artigiani: ziu Livio, da 40 anni emigrato in Germania, è ritornato e ora fa abiti di velluto. Si fa la fila, per averne, un mese di attesa. In una villetta di periferia ha il suo atelier Rosanna Cabua, marito consigliere comunale e padre vicesindaco nell’ultima giunta; nel 1992 un commando di 6 figuri circondò la casa, fucilate. Il padre rispose al fuoco con una pistola, riuscì a metterli in fuga. «Ecco le mie creazioni - mostra Rosanna, 32 anni, diploma di stilista a Milano - abiti da sposa, costumi sardi tradizionali. Ho una linea di abiti da sera si chiama ”Indossare la Sardegna con stile”. Un abito si ispira al muflone, uno al pane carasau; quello al mirto è stato acquistato da uno sceicco». «La politica non fa per me - conclude - ma che qualcosa si sia mosso in uno stagno fermo da 10 anni mi sta bene». Alla politica non pensa neanche Pietro Chessa. Gli studenti delle scuole medie 4 anni fa lo elessero sindaco dei ragazzi. «Volevamo dare un esempio, presi 5 voti più dell’altra candidata, Nicolina. Il nostro ”consiglio comunale” si riunì per un anno; ora tocca ai ”grandi” e mi dispiace che non posso votare. Non ho ancora l’età, farò 18 anni a novembre». Nella ”primavera” di Lula parlare di bombe e di Matteo Boe, il rapitore di Farouk Kassam, non è più tabù. Gli argomenti però sono quelli di sempre: «Ogni luogo ha la sua forma di delinquenza - obiettano Angelo e gli amici pastori -, in Sicilia c’è la mafia, a Napoli, Roma e Milano scippi, furti e rapine. Le bombe le mettono dappertutto, anche (ma non soltanto) in Sardegna. Qui a Lula si può lasciare l’auto incustodita e aperta, nessuno tocca niente e l’ospite è sacro. Matteo Boe? è soprattutto un mito creato da giornali e tv. Lui ha rispettato il paese, non ha colpito nessuno di qui. E il paese lo ha rispettato». Alberto Pinna